“Un Buddha in giardino” di Franco Roselli
recensione di Giulia La Face
Franco Roselli è un autore che dona. Che commuove, che coinvolge, che emoziona. “Allievo” di Truffaut e di Fassbinder, delle cui lezioni dirette ed influenze fa tesoro, ci regala un romanzo di grandissimo respiro e di alto livello.
Una saga familiare che profuma di speranza. Che si attaglia alla nostra epoca, al nostro tempo ma ne travalica i confini attraverso la centralità restituita a concetti come la comprensione dell’ altro, l’amore, in ogni sua forma ed accezione, che consente di superare gli ostacoli, le sofferenze della vita.
È esso stesso un inno alla vita.
Ambientato negli anni 70, percorre la storia di una famiglia, che intreccia i suoi destini tra la comunità italiana e quella afroamericana, tra gli ultimi sinistri bagliori del razzismo e della difficile integrazione razziale in Connecticut e l’avanguardista, aperta, romantica Parigi.
La storia si apre con la capostipite, Selma, sposa di un italoamericano, Tony Crosby.
La bellissima Selma con la sua storia, il suo carattere combattivo e sottilmente anticonformista. La sua forte presenza nella vita darà vita stessa e insegnamenti e radici a tutti i discendenti e a coloro che la incontreranno sul suo cammino.
“Non era stata facile la vita di Selma nella Carolina del Sud, dove era nata, in una famiglia giusto sopra la povertà… La loro casa appena fuori della piccola cittadina spesso era stracolma di persone, di suoni, di colori e di profumi. Lì aveva imparato a godere dell’abbraccio protettivo della sua comunità. E tutto sembrava perfetto, mentre il mondo fuori era per lei crudele e incomprensibile nella divisione fra bianchi e neri.”
Selma è il motore che dà vita a una famiglia grande, ricca di anime potenti, che cercano la loro strada attraverso l’amore, la difficile accettazione dei propri limiti e la comprensione dei propri talenti e delle proprie anime.
Amore che si esplica in tutte le sue sfumature. Roselli ci conduce per mano, con delicatezza ma anche passionalità, attraverso la selva ricca dei rapporti umani.
L’amore di madre e di donna, Selma lo trasmette a tutti i suoi discendenti, rendendoli capaci di lungimiranza, apertura, capacità stessa di vivere la sofferenza e superarla. Ne è esempio Henry, il terzogenito.
Quando si trova a Parigi con il cuore gonfio d’amore per un altro uomo, pieno di coraggio ma anche di timore per il giudizio della madre, Selma ribadisce la sua impronta luminosa, commovente, che dà energia e forza:
“ Mio Henry… non immagini la felicità che ho provato a leggere le tue righe.
…Sono tua madre, non ho mai avuto dubbi sulla tua serietà.
…Sono tua madre, sono orgogliosa delle tue scelte
….Sono tua madre, ho pianto dalla gioia
….Sono tua madre, mi aspetto da te coraggio
…Sono tua madre, ti ho insegnato la follia e la compassione
…Sono tua madre, ogni battaglia combattuta mi ha reso più forte
…Sono tua madre, avrò braccia abbastanza grandi per abbracciarvi entrambi”
Selma accompagna la figlia Louise nella durissima esperienza matrimoniale, assicura la giusta dose di amore, ascolto.
Accoglie con gioia gli svagati amori e l’amore ultimo ben più profondo e complesso del figlio secondogenito, Tony Junior. Che incontra l’amore vero in una donna giapponese, che prega il suo Buddha cercando la sua verità.
Accanto a lei si staglia , sottile e generosa, la figuretta della nipote Linette, figlia di Louise. Essa rievoca in me la magica figura di Clara bambina ne ”La casa degli spiriti” della Allende. Linette è lo sguardo magico sul mondo, l’intuizione ineludibile del sottobosco sottile delle energie superiori che muovono e governano segretamente ogni cosa.
“Sua figlia ha un dono , Louise, un dono grande, mi creda. Lei fa ritornare il passato come se fosse un profumo perduto. “
La grande casa di Joshua Hill è il punto di ritrovo, da cui tutto ha inizio e dove ogni cosa si ricompone infine. Dove Selma vive ed attende i suoi figli, i suoi nipoti, gli amori della sua prole.
E’ il luogo dove ognuno ritrova, al ritorno, il proprio Buddha, le proprie radici, la propria casa interiore.
“Tout se tiens” è per me una delle chiavi del romanzo. Ogni personaggio, ogni storia, si intrecciano indissolubilmente. E si ricompone alla fine un quadro che sprigiona amore e la bellezza di qualcosa cui siamo poco abituati nella vita, come nella letteratura : la ricomposizione in una visione positiva, in quadro sfavillante di luci e positività, di un ampio gruppo umano di persone.
Unite dal sangue, dal destino, dalla propria cultura, dalle proprie scelte. Da energie comuni: l’accettazione, la comprensione. Ma soprattutto l’amore. Che si sprigiona e permea ogni pagina, mai banalizzato.
L’amore è l’altra chiave che muove il mondo di tutti i personaggi, nelle sfumature e nelle caratteristiche che ognuno ha scelto di sperimentare.
Mi sono profondamente emozionata nel leggere questo romanzo. Ho spesso pianto per le forti emozioni che ha suscitato in me, facendole emergere da profondità che spesso si evita di scandagliare, perchè molto vicine alla natura stessa, alla costituzione ancestrale delle emozioni.
E come Henry, leggendo questo romanzo splendido, si può toccare la disperazione, la consapevolezza ed infine il coraggio di essere, sentire, vivere.
“Amare era ciò che desiderava più di ogni altra cosa, ma non avrebbe più permesso a se stesso e anessun altro di offendere e umiliare la sua vita. Si fermò. Aprì la finestra della stanza e la pioggia lo avvolse, lavò le sue guance, le sue mani, un respiro profondo calmò il suo petto e il pianto cessò. << Io non fuggirò più. Mai più.>> “
Nome libro: Un Buddha in giardino
Autore: Franco Roselli
Genere: romanzo, saga familiare
Editore: Graphofeel
Data edizione: 2014
Pagine. 331
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