“Il rogo di Campo dei Fiori” di Sabrina Granotti

recensione di Emma Fenu

Il rogo di Campo dei Fiori

C’erano margherite e papaveri e non ti scordar di me.

C’era il profumo del Tevere, dio di acqua, che chiedeva solo petali in sacrificio.

C’erano fiamme e ceneri di libri e brandelli di carne umana.

C’era l’odore acre della pira, demone del fuoco, che si cibava di pensiero e libertà.

C’era l’eco delle urla che chiedono giustizia.

C’è una statua di Giordano Bruno, al centro della piazza di Campo dei Fiori, oggi.

Nel punto dove il filosofo perì in un rogo, nel febbraio del Seicento, senza nemmeno l’offerta di una rosa.

“Il rogo di Campo dei Fiori” di Sabrina Granotti è un breve romanzo strutturato con sapienza: l’erudizione filosofica e storica si coniuga con la fantasia, facendo del racconto una lettura avvincente e dal valore sociale.

Sabina, la protagonista, è una bambina dai capelli fulvi e dalla mente acuta: ha tutte le caratteristiche per essere marchiata come strega e dover subire la stessa sorte del suo Maestro, Giordano Bruno.

Durante l’atroce spettacolo offerto dal rogo del Nolano, la morte cede il passo alla vita, in un’eterna danza per cui la parola fine si stempera e si ricompone: Sabina sanguina per il menarca.

È un rosso che promette rinascita e scolora il nero del lutto.

Denominata La Fanciulla, la ragazzina viene accolta da piccola una comunità che vive nei boschi, “I seguaci della Natura”, i quali si nascondono dalle grinfie dell’Inquisizione per poter disquisire di teorie ritenute blasfeme e demoniache.

Tempi duri, quelli della Controriforma.

E, difatti, la Fanciulla, cresciuta a pane e panteismo, riconosce Dio solo nella Natura, quale forza immanente ad essa, in eterna evoluzione e, quindi, imperitura, come lo è la materia che mai si distrugge.

Ella si sente sposa del Tevere, in totale fusione con le acque che lo attraversano, come Dafne, la ninfa che divenne albero.

Eppure c’è una forza che è motore del mondo, come la divinità per Aristotele: è l’amore.

L’amore che salva o che degenera in odio.

L’odio che brucia la ragione fra le fiamme della passione.

L’odio che si deforma in desiderio di possesso, che non accetta il rifiuto, che rende assassini.

C’è l’odore acre della pira, demone del fuoco, che si cibava di pensiero e libertà.

Ci sono margherite e papaveri e non ti scordar di me, offerte di lacrime nel luogo dove Lei perse la vita.

C’è l’eco delle urla che chiedono giustizia.

Lei fu bruciata, stuprata, uccisa.

Troppo libera, troppo risoluta, troppo intelligente. Troppo strega.

No, non mi riferisco a Sabina, ma alle mille Sabina di ogni giorno: fanciulle immolate a riempire giornali di cronaca.

Il rogo di Campo dei fiori non è solo un ricordo lontano, purtroppo.

“Eretico non è colui che brucia nel rogo, eretico è colui che lo accende”.
(William Shakespeare)

Sinossi

Romanzo storico.

Durante l’Età della Controriforma, una bambina, venduta dalla famiglia alla Curia sotto le mentite spoglie di un ragazzino, viene destinata a servire nelle carceri pontificie.

Ivi incontra Giordano Bruno, il quale ne intuisce le sorprendenti capacità intellettive, facendone la propria ultima, straordinaria allieva.

Dopo l’esecuzione del filosofo, ella intraprenderà un proprio cammino sulla via della Libera Ricerca…

Titolo: “Il rogo di Campo dei Fiori”

Autore: Sabrina Granotti

Edizione: self publishing, 2016

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