“Piove” di Simona Ferruggia

Piove. Sento l’acqua scorrere sulle finestre, i rami degli alberi sbattere piano sui vetri, come piccoli moniti, come leggeri battitti di cuori.
Non riescono a coprire il rumore della sofferenza, le urla delle mie compagne di vita, l’elettricità che corre veloce tra i capelli, dritta nelle sinapsi. Eppure nessuno vede, nessuno sa. Indossano maschere in questo inferno di folli, si nascondono nella loro normalità, con sorrisi beffardi e smorfie di disgusto.
Sono un fantasma, e come tale sono condannata ad essere invisibile. E soffro, soffro tanto, ma il mio è un malessere implosivo, non esplosivo. Nessuno sa.
“Stare male non è una colpa” continuano a ripetermi, ma rispondo in silenzio: “Il malessere fisico forse, ma non quello mentale.”
Non posso abbandonare l’idea che la mia testa sia un brutto posto.
L’amore poi, quello forte e immaturo, quello che trascina ogni emozione in un baratro di passione, di silenzio, di mugolii, di graffi ed urla.
Ho il seno gonfio di latte, mi duole mentre nessuno cerca il capezzolo per crescere, mentre la mia bambina vive una vita lontana da me, dalla mia mente disturbata, dalle mie poesie scritte velocemente, dalle parole che vorrei sussurrarle.
E forse lo merito, merito di mettere al mondo creature che non potrò coccolare, che non potrò amare, che non potrò aiutare: quella perenne ed asfissiante sensazione di non meritare la felicità.
E’ sempre una continua dualità la mia anima: siamo in molti qui dentro.
Bambina, ragazza, donna, amante, madre… pazza.
Qualcosa per distruggermi la troverò sempre, è la mia specialità.
Ma rinasco sempre, quando scrivo, come fiore di ciliegio, come vita che dona vita.
Mi chiamo Alda, e sono nata il ventuno a primavera.