Mary Wollstonecraft e l’indipendenza delle donne
Mary Wollstonecraft Godwin, nata a Londra il 27 aprile 1759, è stata filosofa e scrittrice britannica ed è conosciuta per essere la madre della più famosa Mary, moglie del poeta Percy Shelley, autrice di Frankestein.
Ebbe una vita relativamente breve e avventurosa: dopo un’adolescenza passata in una famiglia condizionata dalla povertà e dall’alcolismo del padre, si rese indipendente con il proprio lavoro e un’istruzione formata attraverso i suoi studi personali.
Il contesto familiare in cui visse non era certamente idilliaco. Il padre infatti, dopo aver trascinato la famiglia nella povertà a causa dei suoi fallimenti finanziari, causati anche dalla sua passione per il gioco, era anche, a causa dell’inclinazione per l’alcool, brutale nei confronti della moglie, tanto che l’adolescente Mary dovette a volte intervenire per difendere la madre. La madre sembra essere stata una tradizionale donna di casa – del resto, i sette figli da crescere e le poche possibilità economiche non le davano alternative – sottomessa al marito e con un debole per il primo figlio maschio.

No2 Highgate, la casa d’infanzia di Mary Wollstonecraft
Mary Wollstonecraft – le prospettive di una donna
Stando alla sua posizione sociale, le prospettive di Mary apparivano limitate: al più avrebbe potuto diventare governante o maestra di scuola. Infatti, fu poi lei stessa, con le sue sorelle ed un’amica, ad aprire una scuola, nel 1768, per guadagnarsi da vivere; in seguito andò pure come governante in Irlanda. Ma va ricordato che era una critica acuta e buona traduttrice e queste due competenze le fecero conoscere pensatori come Leibniz e Kant. Tradusse molti libri e ogni volta apparivano come suoi, sia perché concordava con gli autori, sia perché in sostanza li ri-scriveva. La sua formazione, un po’ accidentata, non fu affatto carente. I suoi scritti mostrano padronanza della Bibbia, conoscenza dei classici, di Shakespeare e di Milton.
Nel 1787 cominciò a collaborare con la rivista “Analitical Review” e a frequentare il circolo di intellettuali dell’editore Joseph Johnson, che comprendeva William Blake, Thomas Paine, Joseph Priestley e il pittore Heinrich Füssli. A quell’anno risale il suo primo scritto: si tratta di Thoughts on the education of daughters: with reflections on female conduct, in the more important duties of life (Pensieri sull’educazione delle figlie: con riflessioni sul comportamento delle donne, nei doveri più importanti della vita), pubblicato dall’amico editore Johnson. È un manuale di comportamento che dà consigli sull’educazione femminile, indirizzati in particolare all’emergente classe media. Benché prevalgano questioni di moralità e galateo, contiene istruzioni di base per l’educazione delle bambine, fino alle cure da riservare ai neonati. L’autrice aveva osservato attentamente le allieve della sua scuola e voleva fornire le proprie idee sull’educazione delle donne che, a suo avviso, non avevano inferiori qualità di apprendimento rispetto agli uomini.
Un suo celebre aforisma dice: “Chi ha reso l’uomo il giudice esclusivo, se la donna condivide con lui il dono della ragione?”.
Pensava che tutto cominciasse con l’educazione, che la ragione dell’assoggettamento delle donne fosse da ricercare nell’ignoranza e nella condizione di esclusione dalla vita pubblica.
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Mary Wollstonecraft Original Stories from Real Life
Mary Wollstonecraft a Parigi
Mary Wollstonecraft sbarcò a Parigi nel 1792, in una Parigi sommersa nel caos e nella quale Luigi XVI stava per essere ghigliottinato. In questo periodo scrive la Rivendicazione dei diritti della donna, mentre, sul piano personale si innamora perdutamente di Gilbert Imlay, con il quale ha una figlia. La relazione con Imlay risultò però un fallimento: la Wollstonecraft finì per scrivergli lettere disperate a causa della depressione in cui era sprofondata. La sua reputazione nel frattempo era completamente distrutta e l’essere rimasta sola con una figlia concepita fuori dal matrimonio le valse l’appellativo di “P” di prostituta.

Mary Wollstonecraft (Mrs William Godwin) c.1790-1 John Opie 1761-1807 Purchased 1884 http://www.tate.org.uk/art/work/N01167
Il ritorno in patria
Era il XVIII secolo, erano i tempi della rivoluzione e la Wollstonecraft era sola con una figlia. Al suo ritorno nel Regno Unito, tentò il suicidio. Paradossalmente, questa donna dall’animo rivendicativo che tanto difendeva i suoi diritti e la sua indipendenza si trovava in un profondo stato di depressione a causa di una delusione d’amore.
Per Mary Wollstonecraft fu difficilissimo superare la delusione amorosa, tant’è che scriveva all’amato innumerevoli lettere e tentò il suicidio per la seconda volta.
Nel 1796, pubblicò un’opera in cui raccontava uno dei suoi viaggi: Lettere scritte durante un breve soggiorno in Svezia, Norvegia e Danimarca. Intraprese questo viaggio con l’intenzione di riconquistare Imlay, per poi scoprire che era tutto perduto. In quest’opera, riflette su diverse questioni sociali e perfino sulla propria identità e sulla relazione dell’Io con il mondo. Rivendica nuovamente la libertà e l’istruzione delle donne e, infine, accetta che la sua storia con Imlay è finita.
Al suo ritorno a Londra conobbe finalmente William Godwin, filosofo e scrittore, precursore del pensiero anarchico. I due si sposarono e stabilirono una regola per rispettare la loro indipendenza: vivere in case separate, ma attigue.
A partire da quel momento, la Wollstonecraft si immerse nuovamente nel suo lavoro di scrittrice. Purtroppo, la felicità svanì rapidamente e Mary morì poco dopo aver partorito la sua seconda figlia, Mary Shelley, all’età di 38 anni. Le sue figlie rimasero con Godwin, il quale, in seguito, si risposò.
Mary Wollstonecraft – un destino infelice
La figura di Mary Wollstonecraft, purtroppo, fu avvolta dalle polemiche, venne aspramente criticata e contestata dai suoi contemporanei. Morì poco dopo aver messo al mondo sua figlia, Mary Shelley, per un’infezione dovuta al parto.
Dopo la sua morte, il marito, anche lui scrittore e filosofo, William Godwin, volle renderle omaggio pubblicando le sue memorie. Ma, nonostante la buona volontà di Godwin, la Wollstonecraft sarebbe stata ricordata solo per le sue polemiche, venendo, di conseguenza, rifiutata dagli intellettuali dell’epoca.
La sua storia e le sue opere furono messe a tacere, mantenute segrete, affinché nessuno osasse, come aveva fatto Mary, pensare, rivendicare i diritti della donna. Bisognerà aspettare un bel po’ di tempo prima che la nuova ondata di femminismo degli inizi del XX secolo rispolveri i suoi testi e li riporti alla luce.

Mary Wollstonecraft
A proposito di Mary
Virginia Woolf e altre femministe dell’epoca si impegnarono a riportare in vita Mary Wollstonecraft, una donna incompresa e, senz’altro, avanti rispetto ai suoi tempi.
Nel suo libro, A Vindication of the Rights of Woman, afferma con audacia e andando contro la prevalente opinione del tempo, che le donne non sono inferiori per natura agli uomini, anche se la diversa educazione a loro riservata nella società le pone, per colpa degli uomini, in una condizione di inferiorità e di subordinazione. Mary Wollstonecraft prendeva così apertamente posizione contro il tradizionale sistema educativo maschilista che voleva la donna qualcosa simile a un soprammobile, una compagnia docile per l’uomo, allevata solo per il matrimonio.
Se le donne non sono uno sciame di frivole efemere, perché tenerle in un’ignoranza camuffata da innocenza? Gli uomini si lamentano, a buon diritto, delle follie e dei capricci del gentil sesso, e fanno dei nostri vizi abietti e delle nostre passioni ostinate oggetto di satira pungente. Osservate, rispondo io, la naturale conseguenza dell’ignoranza! L’intelletto che può fondare le sue basi solo sui pregiudizi sarà sempre instabile, e la corrente procederà con furia distruttiva se non vi sono barriere a frenarne la forza». Chiara l’importanza civile e politica dell’istruzione come diritto primario ed essenziale: al punto di contestare duramente anche Rousseau.
Indirettamente esprime la sua concezione “proto-femminista” nei due romanzi intitolati Mary e Maria: entrambi criticano il matrimonio, considerato un’istituzione patriarcale che ha deleteri effetti sulle donne.
In Mary: A Fiction la scrittrice dà il suo nome alla protagonista del suo romanzo, una giovane donna che paga lo scotto di un’educazione familiare sbagliata e piena di pregiudizi, condotta al matrimonio sulla base di un ricatto morale esercitato sulla sua natura emotiva e legata per sempre e suo malgrado a un uomo che non conosce e non ama.
Tale è la natura umana, le cui leggi non possono certamente essere invertite per compiacere la nostra eroina, e arrestare lo svolgimento dei suoi pensieri: la felicità fiorisce soltanto in paradiso, non possiamo goderne nella vita.
La vita di Mary Wollstonecraft fu breve ma intensa e la protagonista la rispecchia nella sua generosità di slanci ma anche nel suo essere volitiva cogliendone al contempo quegli aspetti di ingenuità iniziali che qui sono portati a esempio e ammonimento educativo per le inesperte esponenti del cd. sesso debole.
Rendiamo le donne delle creature razionali e delle cittadine libere, e subito diventeranno buone mogli e madri, ovvero, se gli uomini non trascureranno i doveri di marito e di padre.

la tomba di Mary e di William Goodwin