La Scatola – di Maria Luisa Seconnino
Sarah stava lavorando al computer, editando le foto scattate il giorno prima; era seduta alla scrivania davanti la finestra, aveva i lunghi capelli castani raccolti sulla nuca con un fermaglio a forma di farfalla, che le aveva regalato sua sorella a Natale scorso; la fronte era imperlata dal sudore e stava cercando refrigerio, in quella afosa giornata newyorkese, usando un mini ventilatore portatile.
Il condizionatore si era rotto proprio quella mattina e dalla finestra non passava un filo d’aria.
Sarah non vedeva l’ora di finire quel lavoro, così sarebbe stata libera di farsi una lunga doccia: Adam sarebbe ritornato in serata da un viaggio di lavoro, e lei voleva farsi bella per lui.
Ad un tratto, purtroppo, il piccolo ventilatore smise di funzionare.
“Oh no, si saranno scaricate le pile!”; pensò Sarah; aveva assolutamente bisogno di un po’ d’aria
per restare concentrata sul lavoro, così iniziò a frugare nei cassetti della scrivania per trovare le batterie di ricambio, ma non c’erano.
Pensò allora di cercarle in soffitta, che era il luogo dove Adam conservava tutte le sue cose, un posto dove Sarah non ci andava mai perché, per accedervi, bisognava salire su una lunga scala stretta e ripida, ma lei soffriva di vertigini anche solo a stare ad un’altezza di cinquanta centimetri da terra.
Ciononostante, avendo disperatamente bisogno di quelle batterie, Sarah si fece coraggio ed iniziò a
salire i gradini che l’avrebbero portata alla soffitta.
“Uno, due, tre, non guardare giù, quattro, cinque, va tutto bene, sei,sette … “.
Così facendo, riuscì ad arrivare al piano superiore ed ebbe accesso al mondo privato di Adam, dove tutto era disposto in scatole, dalla più grande alla più piccola, con ordine inaspettatamente maniacale.
“Meglio così, sarà più semplice trovare le batterie!”, pensò Sarah, quasi a volersi rassicurare in quel
luogo che le sembrava freddamente impersonale.
Nel aprire qualche scatola, ne trovò una che la colpì particolarmente per il contenuto bizzarro, in essa c’erano degli oggetti femminili: una spilla fatta con piccoli strass, dalla forma di mezza luna; un girocollo di perle; un foulard in seta Chanel; una borsetta di vernice nera, vuota; un bracciale con un piccolo ciondolo a forma di coccinella; uno specchietto rosso e dorato; un paio d’ occhiali da sole, con lenti grandi e sfumate; un cappellino con la velina nera, di quelli che vengono indossati in occasioni speciali; un paio di guanti di raso, color rosa carne.
In tutto erano nove oggetti, più un quaderno dalla copertina in cuoio color borgogna.
Sarah fu terribilmente incuriosita da questa scatola, così decise di portarla al piano di sotto per esaminarla meglio.
Affrontò di nuovo quella maledetta scala e con fatica scese giù.
Si sedette alla scrivania tenendo la scatola tra le mani, la ricerca delle batterie per il ventilatore adesso non aveva più importanza!
Sparse freneticamente il contenuto della scatola sul tavolo ed iniziò a leggere il quaderno.
La calligrafia era minuta e ben definita.
New York , 8 Luglio 2009
Cara mamma, oggi per il tuo compleanno ti ho portato un bracciale che ha un piccolo ciondolo, ricordo che le coccinelle ti erano sempre piaciute!
È un anno che non ci sei più.
Mi sento solo e disperato senza di te. Mi mancano i tuoi abbracci, i tuoi baci, le tue carezze.
Sarò sempre il tuo ometto del cuore?
Tu sarai sempre la mia Regina.
Adam
New York, 8 Luglio 2010
Cara mamma, sono già passati due anni dall’ultimo compleanno festeggiato insieme, vorrei che non fosse mai accaduto quel brutto incidente che ti ha portato via da me, per farmi perdonare oggi ti ho portato un girocollo di perle.
Mi manchi come l’aria, tuo per sempre.
Adam
New York, 8 Luglio 2011
Cara mamma, oggi è il terzo anno che non ci sei più, mi manchi come l’aria e mi maledico dal giorno
in cui ti ho spinto giù, ma eri così insistente, ho dovuto farlo, perdonami!
Oggi, mia dolce mamma, ti ho portato un foulard di seta, spero ti piaccia. Con amore.
Adam
Pagina dopo pagina, Sarah era sempre più sconvolta nel leggere questi messaggi scritti dal suo compagno alla madre che, come le aveva sempre raccontato lui, era morta una decina di anni fa in
un incidente domestico.
Le lettere coprivano un arco temporale di nove anni, e diventavano a mano a mano sempre più ricche di dettagli svelando una vita di abusi sessuali che Adam aveva subito dalla madre sin dall’adolescenza, a cui aveva messo fine uccidendola.
Sarah sfiorò con mani tremanti gli oggetti sparsi sul tavolo: da dove provenivano? Sembravano scelti
con molta cura, di sicuro erano oggetti costosi, che significato avevano per lui?
Improvvisamente, Sarah sentì aprire la porta di casa, il fiato le si spezzò in gola: Adam era tornato, il
tempo era volato ed era già sera.
Lei nel vederlo impallidì, lui la guardò sorridente,ma poi vide la scatola aperta sulla scrivania e la sua
espressione mutò, diventando di pietra.
New York, 8 Luglio 2019
Cara mamma, sono passati dieci anni dalla tua scomparsa e mi manchi in ogni attimo della mia
vita. Oggi per il tuo compleanno ti ho portato ben due regali: un anello in corallo ed un bellissimo
fermaglio a forma di farfalla.
Ti amo, solo tuo, per sempre.
Adam