La farò franca –

di Ilaria Notarantonio

Indosso ancora il costume, fatico sempre a liberarmene dopo un evento così.

Accendo la lampada sul comodino e mi guardo allo specchio: ho messo tantissimo cerone sul volto per apparire bianca e rosea.

Quella di Cappuccetto Rosso è sempre stata la mia fiaba preferita ed è bello poterla raccontare ai bambini, mentre si chiedono incuriositi se sia davvero io la protagonista del racconto.
Del resto, mi sono travestita davvero bene.

È proprio vero che lavorare con i bambini non è lavoro.

È per questo che, a parte i miei impegni di attrice professionista, accetto sempre volentieri di partecipare a eventi con loro. Quando poi sono organizzati in ospedale, il piacere è ancor maggiore.

Anche perché l’ospedale è un luogo a me molto familiare.

Prendo il cotton fiock, ci vorrà molto struccante.

Appoggio l’ovatta sulle labbra, tolgo il rossetto rosso.
Rosso come il sangue.
Ripenso a tutte le volte che seguivo mio padre in clinica e lo ascoltavo raccontare la fiaba di Cappuccetto Rosso ai suoi piccoli pazienti, indossando il suo camice bianco.

Solo anni dopo, ho scoperto che la fiaba raccontava originariamente della prima mestruazione della protagonista.
Io alla mia prima mestruazione ero terrorizzata come Cappuccetto, ma allo stesso tempo felice perché mi avevano spiegato che quel rosso rendeva me una futura madre e non c’era niente che desiderassi di più.

Purtroppo il lupo deve avermi sentito, decidendo di interferire nella mia vita sotto forma di un tumore, che ha ostacolato il mio desiderio di maternità.

Ma io guarirò. Questo mio lupo infatti non sa che anche io, come Cappuccetto, la farò franca.

Tocca togliere il vestito, peccato che questi eventi durino sempre così poco.

Sfilo il cerchietto rosso e ripenso alla bambina che ne indossava uno identico al mio, solo che lei non aveva capelli, come me sotto la parrucca.

Via i vestiti, restano solo le scarpe rosse.

Non sono più Cappuccetto, ma Francesca nella sua più totale fragilità.