“Joseph Pulitzer, oltre il giornalismo”
di Carolina Colombi

Pulitzer immagine web
Giornalista per definizione, Joseph Pulitzer è emblema di un giornalismo libero da alcun tipo di vincolo.
Naturalizzato americano, a 17 anni, nel 1864, arriva negli Stati Uniti, paese in cui vedrà concretizzarsi la propria aspirazione.
Ovvero diventare giornalista lasciando un’impronta importante anche nel mondo dell’editoria.
Dopo aver partecipato alla guerra di Secessione, intraprende la professione di cronista presso un quotidiano di lingua tedesca.
Se ne allontana però, qualche tempo dopo, per dedicarsi alla politica.
È presente nelle liste del partito repubblicano, candidandosi nello stato del Missouri.
Per passare poi nelle fila del partito democratico di cui diventa deputato.
Politico sui generis, il suo obiettivo è fermare la corruzione pubblica e privata, anche con mezzi poco ortodossi.
Si racconta infatti, che arrivasse a minacciare personaggi, non propriamente limpidi, affinchè desistessero dal mettere in atto spregevoli comportamenti.
Durante il suo mandato elettorale si fa portavoce delle esigenze dei cittadini e della democrazia, denunciando le trame di corruzione all’interno del sistema governativo.
Nonostante la guerra spietata che politici e giornalisti gli fanno, muovendogli gravi accuse, inflessibile, Pulitzer continua a spendersi per la causa di moralizzazione.
Il suo impegno politico non lo porta però ad abbandonare la professione di giornalista.
Anzi, diventa editore acquistando quotidiani e giornali.
Sostenitore dei lavoratori, ostacola il monopolio in politica.
Oltre a battersi per dare alla professione di redattore dei connotati ben precisi.
“Un modo onesto per guadagnarsi da vivere.”
Sarà questa la sua concezione etica della professione di giornalista, cui Joseph Pulitzer ha scelto di essere baluardo.
Uomo pragmatico mette in pratica le idee in cui crede, comprando giornali in cattive acque e sollevandone le loro sorti.
Nel 1883 si sposta a New York, e anche qui si adopera per trasformare, sia per stile che per qualità, il quotidiano New York World.
In breve tempo il giornale, con un’ampia diffusione, è una delle più influenti e ricche testate del suo tempo.
Si fa propugnatore di un’informazione libera da ogni interesse politico, ed anche aggressiva, al fine di inseguire la verità dei fatti.
È del 1892 la sua idea, in fase embrionale già da tempo, di proporre al preside della Columbia University una scuola di giornalismo, offrendosi di finanziarne i corsi.
Che prenderà vita nell’anno 1903, diventando la prima scuola di giornalismo al mondo.
La premiazione, per la prima assegnazione del premio Pulitzer, avviene nel 1917.
Ma a tale progetto, cui ha dedicato parte della sua vita, egli non può partecipare: il grande fautore del libero pensiero è morto a Charleston nel 1911.
Il suo testamento, frutto di un cospicuo patrimonio, prevede un lascito di svariati milioni di dollari destinato alla Columbia University, al fine di permettere l’assegnazione di 12 premi ogni anno.
Sia per il giornalismo che per altre discipline.
Oggi, il comitato che presiede all’assegnazione di tali premi è noto come PULITZER PRIZE BOARD.
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano nella segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è sufficiente, ma è il solo mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.”