“Il messaggio sul balcone”
di Maria Luisa Malerba
È passato un anno da quando mi ripetevi “Ventisette maggio. In questo giorno si sposa la mia Maria Luisa. Ventisette maggio. Ventisette maggio. Ventisette maggio.”
Negli ultimi tempi ripetevi sempre le stesse frasi, proprio tu che eri così originale con le parole.
Forse cercavi di non dimenticarti la data visto che i tuoi neuroni ti abbandonavano ogni giorno di più.
O forse provavi a riempire con poche parole i silenzi che la tua mente stanca non riusciva più a colmare perché le tue riserve di vita si stavano esaurendo.
Panta rei.
In questi giorni, sul balcone di casa tua hanno affisso uno striscione con un messaggio.
È quella stessa casa dove hai cresciuto mia madre e mia zia; dove mia madre ha conosciuto mio padre; dove sono stata concepita; dove, a tre anni, mi addormentai poche ore dopo la nascita di quell’intrusa di mia sorella; dove a volte venivo a fare i compiti e tu mi preparavi la merenda; dove vedevamo insieme i film romantici e leggevamo i rotocalchi; dove ci facevi ridere tanto, e dove, molto vanitose e eleganti, ci siamo fatte scattare tante foto dal fotografo il giorno delle nozze.
È quella stessa casa dove, due mesi dopo, ti ho salutato per l’ultima volta.
Panta rei.
Quello che mi hanno fatto vedere stamattina non è uno striscione con la scritta “vendesi” o “affittasi”.
Non è nemmeno un manifesto di protesta contro la classe politica e non contiene parolacce.
È un messaggio d’amore e di vita, un po’ nostalgico per noi, forse, ma che, senza dubbio, trasmette felicità.
Secondo me saresti stata contenta di vederlo, nonna.
È scritto in maiuscolo con caratteri leggermente tondeggianti e femminili, in lettere scarlatte su sfondo bianco contornato da tanti cuoricini colorati. Il messaggio riporta:
“Prossima apertura. 8 maggio 2018. Fra e Mary sposi. Convinti loro!”
Un anno fa ci stavamo facendo le foto di nozze a casa tua e oggi, un anno dopo, questo stesso posto vivrà una “prossima apertura”.
Una giovane coppia si sposa e ha costruito il suo nido d’amore lì da te.
Sono giovani, belli e con un viso pulito e fresco. Sono belle persone, nonna.
Lo sposo ha fatto un ottimo lavoro. Lui fa il muratore e l’ha trasformata in una casa attuale, cambiando le tubature e i pavimenti.
La sposa ha scelto i mobili.
Ora hanno un frigorifero di ultima generazione e una camera da letto bianca e moderna come quella di casa mia.
I mobili anni ’50 di casa tua per un po’ sono stati esposti in un museo. Poi sono stati dati via, un po’ qua e un po’ là.
È rimasto il cucinino anni ’50 dove il nonno metteva la bilancia con i pesi con cui giocavo da piccola negli anni ’80-‘90. Il cucinino è rimasto intatto perché è l’angolo antico della casa e dà un tocco vintage a tutto.
Ovviamente è fuori uso perché hanno una cucina moderna.
Panta rei.
Io ho conosciuto i futuri sposi quando sono entrata in casa tua, qualche mese fa. Lui stava ristrutturando la camera da letto. Il resto della casa era un cantiere in costruzione.
Sembrava un diamante allo stato grezzo in fase di pulitura.
Il lavoro finale è stato sublime, l’ho visto in foto, bravo il ragazzo.
Ho preso qualche vecchio ricordo, qualche sottoveste impregnata ancora del tuo odore, un paio di foto, una tovaglietta rosa e un fazzoletto che ti avevo ricamato quando ero piccola.
Me li sono portati a Barcellona, a casa mia.
La tovaglietta rosa, che forse avevi ricamato con mia zia negli anni ’70, ora si trova nella cucina del mio ufficio. La uso durante la pausa pranzo.
Ho indossato anche la tua sottana di seta bianca, mi va un po’ grande ma non importa.
Anche gli oggetti più insignificanti hanno storie interessanti, per questo meritano di vivere anche dopo la morte di una persona cara. Non possono limitarsi a diventare pezzi da museo.
Panta rei.
Tante altre cose sono state buttate, è stato come immergersi in un mare di ricordi.
C’erano vecchie carte del nonno, di quando lavorava alle imposte dirette, alcune addirittura degli anni ’50. Poi c’era un’agenda con tutti i tuoi numeri di telefono. Ho riconosciuto la mia scrittura assieme alla tua e ho ricordato quel pomeriggio di alcuni anni fa, quando ci siamo messe a compilare l’agendina insieme.
Ero indecisa se portare anche questo con me, ma dovevo fare una cernita perché, ogni volta che torno in Spagna, lo faccio con un piccolo bagaglio a mano stracolmo di cose. Ora sarà in qualche discarica.
Panta rei.
Poi, prima di lasciare casa tua, ho parlato con lo sposo.
Gli ho detto che ogni ambiente emana un’energia particolare e che questa energia si può percepire. Lui sta ponendo le basi del suo futuro matrimonio in una casa che era stata abitata precedentemente da una famiglia felice, che si amava molto.
I futuri sposi saranno circondati da vibrazioni positive!
Mio cognato, che era lì, ci ha fatti ridere tutti con la battuta “è arrivata la strega” ma io credo che lo sposo abbia afferrato il concetto.
Sono stata in Toscana qualche mese fa, nonna. Ci sono andata con mia sorella e ho
visto tua sorella. Era molto anziana, non ricordava quasi niente e era a letto.
Ti assomiglia tanto!
Le ho dato tanti baci, anche da parte tua. Le ho detto che vivo in Spagna e le ho fatto vedere qualche passo di flamenco.
Mi ha detto “sei bellina!”. Le piaceva il ballo! Eravate uguali, piene di vita. Sapevo che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista e che sarebbe stato un addio.
È spirata qualche giorno fa. Vi sarete ricongiunte?
Nella nostra famiglia c’è un bambino in arrivo, tra pochi giorni divento zia di un bimbo, credo che sarà biondo come mia sorella da piccola. Vediamo se ce ne saranno altri.
Panta rei.
Ci manchi tanto, nonna.