“Cuore di mamma” di Erika Usseglio

Contest Amarcord

Agosto 1978

Michela è seduta sul divano. O, per meglio dire, la sua mole invade il divano. I suoi occhi porcini seguono senza particolare interesse la figlia Rina, che si muove nervosa nell’appartamento. È sempre vestita alla moda, nota, con i pantaloni a zampa e una camicia a rombi colorati, di quel nuovo tessuto sintetico, come si chiama…
Fa uno sforzo, prova ad ascoltala.
Possibile che non riesci a fare nulla, proprio nulla? Sei a casa da tre giorni e qui è già un porcile. Poi non ho capito perché non sei rimasta da Franco e Margherita, che almeno ti stavano dietro!
Michela alza le spalle, non è la prima volta che su sente accusare di pigrizia. I paesani la criticavano già da giovane, dicevano che quel pover’uomo di suo marito si spaccava la schiena a lavorare e lei non solo era totalmente incapace di tenere la casa, ma non era neanche in grado di preparare un pasto decente. Difatti cucinava lui, ma che volevano tutti, lui non si lamentava neanche più. Poi il marito era morto giovane, troppo giovane e Michela non poteva davvero occuparsi da sola di quegli impiastri dei figli. Gildo, che era l’unico riuscito bene, l’aveva messo in collegio dai preti. In quanto agli altri, le tre femmine le aveva spedite a servizio e Franco da un pastore in montagna. Almeno poteva star tranquilla finalmente, e la gente dicesse un po’ quello che voleva.

Rina non sta ferma un attimo. Sposta, spolvera, frega e parla, parla senza sosta.
Mi ha detto Margherita che ti ha fatto perdere dieci chili in due mesi. Brava, è per questo che sei andata via? Stai già troppo bene? Vuoi di nuovo finire in coma diabetico? Possibile che non te ne rendi conto? E poi, qui dentro è sempre uno schifo. Ti piace così tanto vivere nella merda? Neanche di lavarti sei capace, me l’ha detto Margherita che per farti il bagno ti deve prendere di brutto e cerchi pure di menarla, ma si può?
Michela aggiusta la sua enorme mole sul divano. Madonna, come ha fatto a mettere al mondo una figlia così pesante? A casa sua non un oggetto fuori posto, maniaca della pulizia, noiosa fino allo sfinimento. Pensasse un po’ a suo marito che la riempie di corna, invece di rompere le scatole a lei. Quasi quasi è tentata di dirlo, ma chi la sente poi. Invece risponde con voce stridula: “A voi chi vi ha chiesto niente? Se non vi piace, a te e a quella strega di tua cognata, avete solo da stare, io non vi chiedo mica niente”.
Certo, e poi quando stai male chi ti deve accudire? Tanto tu te ne freghi… Non sei stata nemmeno capace di guardare cinque minuti, e dico cinque minuti, tua nipote. L’hanno trovata con la bocca piena di carta che non riusciva più a respirare. Credi che mio fratello non me l’abbia detto? Cos’hai nella testa?
La voce di Michela si fa lacrimosa: “Non sai quanto mi ha urlato dietro Franco, me ne ha dette di tutti i colori! E comunque, a un certo punto, non se la potevano guardare loro?
Rina la guarda scuotendo la testa, rassegnata. Non dice più nulla, tanto a cosa servirebbe?
Finisce di pulire, consapevole che entro poche ore tornerà tutto come prima. La saluta freddamente, invidiando chi ha una madre a cui vien voglia di dare un bacio.
Michela aspetta un po’, per essere sicura che la figlia non torni indietro, quindi apre l’armadietto della cucina. Tira fuori due confezioni di merendine ben nascoste da una fila di barattoli e va a sedersi.
Gli occhi diventano vitrei, dimentica la figlia, i nipoti, il suo diabete, tutto quanto, mentre mangia una merendina, e un’altra, e un’altra, e un’altra…