Cibo e letteratura: fame non solo di parole

 di Emma Fenu

cibo e letteratura

Il bacio, il gesto d’amore più intimo, ha origine nell’atto della madre di imboccare i propri piccoli con il cibo prima da lei masticato, per renderlo più tenero.

Ti bacio, quindi ti nutro.
Ti bacio, quindi ti mangio.

Ti bacio, quindi sei in me e io in te: seduti alla mensa di noi stessi, anime di carne e sangue.

Il legame fra il cibo e l’amore, non è quindi né nuovo né poco convincente, come non lo è se esso evoca magicamente ricordi del passato sciolti nel burro dell’infanzia, odorosi di marmellata e cannella, accompagnati da una carezza che lascia l’impronta della farina.

Protagoniste e protagonisti di romanzi, celebri o no, sono sovente colti con le mani in pasta, a plasmare destini di parole che formeranno storie.

In alcuni grembiuli si raccolgono macchie di sugo e sangue e aloni di acqua e lacrime: alcuni grembiuli sono sineddoche dei ventri che rivestono.

Senza sconfinare nel campo dei libri dedicati ai disturbi alimentari, spesso, quasi come ricorrendo ad un escamotage narrativo, dispense vuote e tavole disadorne indicano assenza di relazione e comunicazione e il consumo dei pasti, nella modalità, frequenza e quantità, è un dato caratterizzante di un personaggio letterario.

Quindi, il cibo è elemento dalla valenza etnografica, contribuendo alla definizione storico sociale delle vicende narrate, e elemento psicologico- emozionale, creando profili come mestoli curvilinei, da dolci di nonne, o spietati come lame di coltello, da efferati serial killer.

Non solo, il cibo permette di spostarsi nello spazio, oltre che nel tempo: spezie profumate, frutti polposi, chicchi di riso colorati, creme… gusti e aromi che si fondono con terre, mari e cieli e che sembra di poter gustare a ditate o a morsi, fra le pagine e le labbra.

Cibo e letteratura.

Dimmi come mangi, cosa mangi e con chi mangi e ti dirò chi sei, dove sei, che storia porti dentro e che vuoto vuoi saziare.

cibo e letteratura
fotografia di copertina: Simona Lasi