Appena una manciata di ore. E poi si sarebbe cimentata a dipingere un sogno colorato, respirandone parvenze di possibilità. Avrebbe flesso l’indice della mano destra autorizzando Ludovico, a riempire di melodia il suo disabitato cuore. Avrebbe poi versato il sapore bollicinato che preferiva, nel calice. Brindando a lui. Nonostante la sua discontinua metamorfosi, restava -per lei- l’unica assenza presente, nel suo soliloquio.
Roberta Manzin