“Volevo solo essere adorata” di Marcella Andreini

recensione di Domizia Moramarco

 

adorata

“Che cosa guarda una persona che ha indagato a lungo dentro di sé, tanto in profondità da non uscirne più?”

I luoghi dell’anima sono momenti in cui lo spirito, estraniato dal mondo, sprofonda e, inesorabilmente, si abbandona al flusso continuo dei pensieri.

Basta uno sguardo, a volte lanciato a un passante per strada in attesa, una goccia di pioggia sugli stivali colorati, una nuvola che passa lenta nel cielo, e l’attenzione viene completamente rapita verso una dimensione tutta interiore.

Ve ne è uno di questi luoghi, in particolare, più impervio da esplorare, ed è quello in cui la luce non arriva più in maniera prorompente come accade, forse, come sembra lecito pensare, durante l’infanzia, ma va affievolendosi nel momento in cui gli interrogativi prendono il sopravvento sull’azione spontanea.

E allora ci si guarda allo specchio, sdoppiandosi, attraverso gli occhi di un’altra persona, per scoprire cosa c’è oltre, dentro noi stessi.

L’adolescenza è l’unico momento della vita che vale la pena di vivere, ti poni dei problemi che in futuro non avrai più tempo di analizzare, cominci a intravedere come nasce la tua mente, hai i primi sintomi di come affronterai quest’influenza chiamata vita”.

In “Volevo solo essere adorata”, Marcella Andreini riporta i propri pensieri e turbamenti toccando con delicatezza le corde dell’anima del lettore, talvolta confondendolo, ma poi salvandolo da questo abbacinato delirio interiore, prendendolo discretamente per mano e conducendolo in quei posti in cui non ha forse ancora mai osato addentrarsi.

Così, ricorrendo al topos del doppio, l’autrice solleva complesse questioni esistenziali, quali la solitudine, l’alienazione e l’incomunicabilità, e lo fa raccontando una storia che non vive di una propria trama, ma si sviluppa in un alternarsi di infinite riflessioni che appartengono ora alla narratrice misteriosa, che si rivela sin da bambina un’anima sensibile, ora a Emilia, personalità creativa ed estremamente introspettiva, sua amica studentessa giunta a Firenze, città in cui si svolge la vicenda, attratta dalle “rovine umane”.

Emilia dipinge, ma lo fa imbrattando le sue tele, nel tentativo di ritrarre il volo del gabbiano, ad esempio, quando si sente in gabbia. Emilia è diversa da chi sa già dove andare e cosa la sua vita deve diventare, come la sorella che sta per sposarsi; Emilia la sua esistenza la costruisce come si fa con un’opera d’arte, seguendo il flusso.

Volevo solo essere adorata” è un libro che tratta di laceranti dicotomie che tante volte sconvolgono e immobilizzano, come quella fra intelligenza e passione. La prima limita perché viviseziona quanto coglie, la passione invece costruisce, è il moto dell’anima che impara ad esprimere se stessa.

Emilia, interrogandosi incessantemente, nella sua spasmodica esigenza di definizioni e spiegazioni, svela l’ambìto tentativo di imparare a stare in equilibrio sul filo della vita, quel filo che tante volte i bambini, tenendo stretto fra le mani un palloncino, per sfida provano a lasciare andare, con l’intento di riafferrarlo subito dopo.

E dove vanno a finire allora i palloncini? Arriva un momento nella vita in cui si deve allentare la presa e guardare il palloncino intraprendere il suo viaggio verso l’ignoto.

Non è il cielo blu, immenso, che deve far paura, ma quella voglia di tenere a bada ciò che può andare da sé, come un uccello libero di volare, come una vita libera di decidere anche il suo triste epilogo.

Il libro che scrive Marcella Andreini sembra non avere la presuntuosa pretesa di colpire il suo pubblico, se non con la genuinità dei suoi pensieri.

Si tratta di una confessione spontanea, un viaggio interiore, di un’anima alla ricerca di se stessa, che si ritrova dopo aver imparato a stare sola con se stessa, dopo aver guardato in faccia il suo dolore.

Come Socrate, la protagonista conversa con il suo dàimon, quella voce interiore che ora esorta, ora dissuade, in un perpetuo incalzare di interrogativi, considerazioni e prese di coscienza.

Con acutezza, l’autrice raggiunge allora momenti di intensa scrittura mettendo nero su bianco le azioni-pensieri dell’Anima che si di-strugge e si reinventa dinanzi a quell’incomprensibile, ma attraente spettacolo, che è la vita, e che si deve recitare interpretando il ruolo da protagonisti, autentici e consapevoli se stessi, anche dinanzi a un pubblico che spesso, a un passo da noi, appare estraneo e indifferente.

Titolo: “Volevo solo essere adorata”
Autore: Marcella Andreini
Edizione: Youcanprint, 2015
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