“Vite sospese” di David Seltzer
Recensione film di Carolina Colombi
“A che cosa serve la guerra se non a tenerci strette le persone che amiamo?”
Il film Vite sospese è tratto dal best-seller Shining Through di Susan Isaac.
Nel 1992 esce il film diretto dal regista David Seltzer.
Il pubblico viene deliziato con una pellicola dall’alto contenuto sentimentale.
Anche se è riduttivo catalogare il film come un semplice filmetto d’amore.
Perché in esso si possono rintracciare elementi che lo rendono un film di grande impatto emotivo.
Il periodo storico innanzitutto.
E’ la quinta che fa da sfondo a tutta la pellicola e accompagna le vicende nelle quali i protagonisti sono coinvolti.
Ambientato durante il secondo conflitto bellico, prima che gli Stati Uniti partecipino come protagonisti alla guerra.
In quel periodo l’America tiene sotto osservazione quel che accade in Europa, e in Germania.
Linda Voss (Melanie Griffith), segretaria del Queens, è affascinata dal suo misterioso capo, Ed Leland (Michael Douglas) di cui non sa nulla, se non che ne è innamorata perdutamente.
E con lui intreccerà una bella storia d’amore.
Quando l’America entra in guerra, nel 1941, per i due le cose si fanno complicate.
In quanto Ed, colonnello dei servizi segreti, è impegnato a smascherare le spie che si annidano negli Stati Uniti, fornendo informazioni importanti, ai fini bellici, alla Germania nazista.
E sarà la Germania nazista a diventare, geograficamente, il luogo dove proseguono le vicende.
Dopo un rapido addestramento, Linda si recherà a Berlino, in sostituzione di un agente ucciso, con l’intento di carpire informazioni importanti e contribuire a smantellare l’apparato nazista.
Per mezzo di una fitta rete strategica arriverà a prestare servizio nella casa di un alto ufficiale tedesco (Liam Neeson), dando prova di inaudito coraggio.
Vite sospese è costruito e raccontato con occhio attento e puntiglioso.
David Seltzer ha tratteggiato fedelmente il drammatico periodo, tristemente drammatico, presentando una Germania e la sua popolazione collocata in un contesto duro e terribile come quello del Nazismo.
Intrigante, inoltre, per i colpi di scena, dovuti anche alle molteplici e complesse disavventure della protagonista, che per amore si improvvisa agente segreto.
Sostenuto da un ritmo tranquillo, nonostante gli elementi scenografici tengano lo spettatore incollato allo schermo dalla prima all’ultima scena del film.
Infine, i personaggi, che pur nella drammaticità che i ruoli hanno imposto loro, sono stati plasmati con leggerezza.
Messi a fuoco con dovizia di particolari, interpretati con superbia da due grandi attori, hanno dato vita a un’intensa storia d’amore aderente alla realtà.
Immagini visive e sensoriali quindi, quelle che scaturiscono da Vite sospese, tali da renderlo un film eccellente.
Lo spettatore, immedesimandosi nella loro storia, non può far altro che provare un’enorme empatia.
L’atmosfera è sospesa, edulcorata dall’aspetto romantico di cui sono pregne quasi tutte le scene.
Il film lo si può definire un capolavoro della cinematografia americana degli ultimi vent’anni.
Su di esso però verranno espressi anche giudizi negativi.
A me non piace allinearmi né con i sostenitori e neppure con i detrattori: desidero esprimere una mia libera opinione.
Per quello che può valere, ovviamente.
“Dimmi… come si fa a smettere di amare… voglio saperlo!”