“Una cena molto originale”, Fernando Pessoa
Recensione di Elisabetta Corti
Herr Prosit, Presidente della società di gastronomia di Berlino, si trova a presidiare la quindicesima sessione annuale in un periodo in cui la gastronomia sembra essere in declino.
Al fine di riabilitare la società, propone ai presenti una cena molto originale, che si terrà da lì a pochi giorni ed a cui tutti sono invitati.
Il suo invito, come lui stesso annuncia, è al tempo stesso una sfida. L’originalità della cena, infatti, non sarà comprensibile da subito, e probabilmente molti non se ne accorgeranno nemmeno alla fine della cena stessa.
In cosa consisterà dunque questa cena molto originale?
In questo racconto, Fernando Pessoa fa un esercizio di stile ispirandosi ad uno dei suoi autori preferiti: Edgar Allan Poe.
Lo stila in inglese, e sin da principio è presente un elemento di mistero.
Herr Prosit, il personaggio principale, viene descritto come un uomo allegro ed affabile, addirittura un “uragano”. Al contempo, però, l’autore riesce a costruire attorno a lui un alone che mette in dubbio la sua vera natura.
In più occasioni, Pessoa non manca di rimarcare la stranezza del personaggio, ripetendosi anche nella descrizione dello stesso.
Non fornisce alcun elemento per anticipare quale sarà l’originalità della cena, ma nel momento in cui la cena comincia, aleggia qualcosa nell’aria, qualcosa che disturba il lettore pur non essendo chiaro cosa sia.
È sicuramente un esercizio da maestri. Di nuovo, entrano in scena molte ripetizioni. In particolare, Pessoa ribadisce in più occasioni come alcuni dettagli della cena non siano rilevanti per la scoperta dell’originalità, ma allo stesso tempo sembra ritornare ripetutamente su questi stessi dettagli.
La risoluzione può essere più o meno facile, a seconda della capacità del lettore di spingersi nel pensiero dell’autore.
Com’è facilmente comprensibile, vista la nostra disposizione d’animo, ogni possibile elemento, ogni spunto vagamente probabile, ogni ipotesi ragionevolmente improbabile o addirittura impossibile, rappresentava un motivo di sospetto, di perplessità, di smarrimento.
Il finale lascia a bocca aperta a prescindere da quanto velocemente si sia giunti alla sua soluzione.
I risvolti della natura umana, a volte terribile, si palesano sia nel protagonista del racconto, sia negli invitati nel momento in cui si rendono conto di quale sia l’originalità della scena.
La conclusione è brusca tanto quanto la sorpresa della cena.
Al lettore rimane la possibilità di riflettere su questo racconto tanto breve quanto imprevedibile.
Puoi acquistare il racconto qui.