“Tempesta” di Lilli Gruber
Recensione di Carolina Colombi
“Berlino, il cuore del Terzo Reich. Hella, un po’ sgomitando, è riuscita ad arrivare in prima fila. Wastl le è accanto, nella sua uniforme delle Waffe-SS l’ha aiutata a fendere la folla. Dietro di loro il pubblico spinge e suda…”
È un viaggio nella memoria quello che la giornalista Lilli Gruber compie in Tempesta, il suo ultimo libro.
Un viaggio a ritroso in un tempo appartenuto sia alla sua famiglia d’origine sia alle vicende che hanno partecipato alla storia del Novecento.
Tempesta è un saggio, ma per il suo sviluppo narrativo lo si può ascrivere al genere del romanzo storico.
A dare tale connotazione al testo sono gli inserimenti, qua e là, di personaggi fittizi.
Ad assumere il ruolo di protagonista, invece, è persona reale: Hella Rizzolli, prozia dell’autrice.
Donna forte e volitiva di cui già si è raccontato in Eredità, precedente libro della Gruber; da considerarsi anticipazione di Tempesta.
È da un punto di vista personale che l’autrice fa partecipe il lettore delle vicende private dei suoi predecessori.
Attraverso ricordi di amici e parenti, tramite lettere, diari e documenti di archivio ricostruisce la cornice storica in cui i fatti sono accaduti.
Hella Rizzolli è una fanatica seguace del Fuhrer e crede, almeno in un primo momento, nel sogno di Hitler: una grande Germania dominatrice su tutto. Aspettativa che però va delusa, a causa del fallimento del Terzo Reich.
“Noi siamo fortunati, pensa Hella. A casa non manca nulla. È il vantaggio di vivere in campagna, in mezzo a vigne e giardini, frutteti e ricchi pascoli. Qui le cose sono ben diverse.”
Dopo aver trascorso a Berlino alcuni giorni, dopo aver lasciato il suo fidanzato in partenza per il fronte, Hella prende il treno per tornare a Bolzano.
Occasione in cui incontra Karl, un giovane tedesco, dall’impronta ideologica contrapposta alla sua. Karl si dichiara comunista, e nel corso della narrazione cercherà con tutte le sue forze di opporsi al nazismo.
Le vite dei due s’intrecceranno ancora, ma entrambi, travolti dalla tempesta della Seconda guerra mondiale, non potranno prevedere un futuro che vada oltre la guerra.
Attraverso la vita di Hella, la Gruber fa una disanima attenta e quanto mai drammatica, ma obbligata, delle vicende del conflitto.
Nel particolare, si sofferma sul dramma vissuto dal Sudtirolo, luogo di nascita della giornalista.
Dramma iniziato alla fine della Prima guerra mondiale quando l’Alto Adige entra a far parte dell’Italia. Nonostante i numerosi abitanti di lingua tedesca.
E da qui, ecco nascere un problema d’identità, che si infila tra le pieghe della storia.
Problema di cui non si è tenuto conto nel tracciare la sorte di quelle genti; che però si fa sentire con prepotenza nei residenti, i quali si sentono tutt’altro che italiani.
Sebbene costretti a sottostare alle leggi italiane, avvertono un forte senso identitario austriaco, non riconoscendosi in un destino geopolitico che non gli appartiene.
Situazione questa, esasperata dal sopraggiungere del fascismo, che vieta l’insegnamento del tedesco ai più piccoli.
Prima di essere risucchiata nel vortice della guerra anche Hella subisce la persecuzione fascista, a causa del suo coinvolgimento nelle lezioni clandestine del tedesco.
Aspetto questo che caratterizza la protagonista in modo diverso, rispetto alle pagine inziali, in cui Hella viene presentata come persona volta a sostenere le mostruosità del nazismo.
Il lettore conosce adesso una persona tutta protesa ad ascoltare i moti del proprio cuore.
Gli abitanti del Sudtirolo, quasi sicuramente, non sapevano dell’accordo stipulato fra Hitler e Mussolini nel loro patto d’acciaio del 1941.
Accordo che prevedeva di offrire agli abitanti del Sudtirolo l’opportunità di trasferirsi nella Germania in costruzione. O meglio, nei territori occupati da Hitler.
Secondo le promesse, sarebbero stati ricompensati con poderi e bestiame, gli stessi posseduti nella loro Heimat.
Ma, coloro che partono, i cosiddetti Optanten, vanno a popolare territori stopposi e impervi.
Dove non trovano alcuna corrispondenza di ciò che è stato loro garantito, al fine di avere un futuro migliore.
In seguito, nel 1944, Bolzano e dintorni passano sotto il controllo dell’esercito tedesco.
A questo punto, coloro che hanno scelto di restare vengono considerati traditori. Perciò discriminati, a volte anche all’interno della famiglia stessa.
“La mano di Karl si blocca. È la prima volta che un gerarca nazista ammette la disfatta di Stalingrado, dove il 31 gennaio Paulus si è arreso alle forze sovietiche. Nel giro di tre giorni il poco che restava del suo esercito ha gettato le armi.”
Raccontato con stile asciutto, proprio della scrittura giornalistica, seppur con un minuzioso resoconto storico, Tempesta è libro che partecipa il lettore alle vicende della Seconda guerra mondiale.
E del Terzo Reich, nella fattispecie.
Ed è con registro fluido che vengono esplicitati aspetti del conflitto di cui il lettore non sempre è a conoscenza; si tratti anche di un lettore informato e diligente.
Attraverso la lettura di Tempesta, la scrittrice coniuga squarci di storia, per nulla edificanti, con una tessitura delle frasi che coinvolge a pieno il lettore, senza volontà di stupirlo.
Anche la scelta delle descrizioni è efficace, tanto da offrire personaggi plasmati dalla realtà storica che ha annichilito l’Europa, distruggendola.
Una distruzione che, a causa delle scelte avventate di pochi, spinti da un malsano istinto di onnipotenza, ha provocato la morte di oltre 60 milioni di essere umani.
In tempesta, l’occhio della scrittrice è più analitico rispetto al libro precedente, tanto da consegnare al testo un tratto distintivo ben preciso: Tempesta è un saggio esaustivo.
Che si evidenzia anche nelle parti palesemente più “romanzate”. Perché l’autrice non si fa prendere la mano, menzionando la storia personale della propria famiglia.
Racconta, senza emettere giudizi sulla tragedia di un pezzo di storia che ha determinato le sorti del mondo.
Non cede in sentimentalismi, e il dramma personale rimane occultato da parole e frasi.
Tempesta è quindi un libro da leggere.
Anche per la scorrevolezza delle parole, che si imprimono sulla carta e nella mente del lettore, pur lasciandolo con l’amaro in bocca.
Perché, nonostante i 70 anni trascorsi dalla conclusione della guerra, le vicende, già conosciute, lasciano ancora stupefatti.
Sinossi
In questo nuovo episodio della storia della sua Heimat e della sua famiglia, cominciata con Eredità, Lilli Gruber riprende le fila della vita di Hella, la sua prozia, per seguirla attraverso gli anni cruciali della Seconda guerra mondiale: dall’apertura del fronte orientale alla lunga campagna italiana degli Alleati.
Tempesta-scheda libro
Titolo: Tempesta
Autrice: Lilli Gruber
Genere: Saggio-romanzo storico
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2016
Numero di pagine: 360
Il libro della Gruber é molto interessante e davvero coinvolgente e come ha scritto Carolina Colombi non lascia spazio a sentimentalismi la narrazione degli eventi raccontata con gli occhi dei due protagonisti la prozia di Lilly Gruber e un personaggio del quale non si é capito se fosse esistito o creato dalla stessa autrice. In tutto ciò, malgrado la trama potrebbe prestarsi anche ad un film é senz’altro realistica. Falsari come Karl Muller costretti a servire il Nazismo sotto il ricatto di uccidere i famigliari é una prassi che a quel tempo era tutt’altro che fantasiosa.non dimentichiamoci che anche ai giorni nostri in molti paesi specialmente del medio oriente il terrorismo islamico in molti casi per assoldare chi si presta al loro gioco usano proprio l’arma del ricatto sui famigliari.Ma il libro va oltre questo fatto e analizza le vicende di una regione quella dell’Alto Adige che a partire dalla grande guerra fino al secondo conflitto mondiale ha conosciuto un periodo molto travagliato. Un popolo che a giusta ragione, benché possieda già uno statuto di regione autonoma con il Trentino, avrebbe forse voluto proseguire negli anni del dopoguerra con la totlae autonomia, un opzione chiaramente forse non condivisa da tutti, ma senz’altro attuabile.