Star Trek: Picard

La nuova avventura di Jean Luc Picard

di Altea Alaryssa Gardini

Star Trek: Picard

La serie televisiva Star Trek: Picard è una serie televisiva che in negli Stati Uniti è stata distribuita dalla CBS mentre in Italia è stata distribuita da Amazon Prime.

Gli ideatori della serie sono Akiva Goldsman, Michael Chabon, Kirsten Beyer, Alex Kurtzman mentre il soggetto è quello, che tutti gli amanti di Star Trek conoscono, di Gene Roddenberry.

Star Trek: Picard è la settima serie live action nata da Star Trek: The Next Generation.

Patrick Stewart interpreta, in questa serie è anche uno dei produttori, un ammiraglio Picard ormai anziano.

Ci troviamo nel 2399, Picard è in una sorta di prigionia forzata e autoimposta. Perché?

Nonostante la sua non sembri una prigione, a nessuno uno chateau nella campagna francese ricorderebbe Sing Sing, Picard si illude di potersi accontentare di una vita tranquilla in cui è la natura che detta i suoi ritmi di vita e su cui non ha nessun potere.

Non avere il potere di essere fautore del proprio destino a Picard non è mai piaciuto.

“Conosci Picard! È composto per metà di ego e per l’altra metà di super ego.”

Lui è il guardiano della galassia, l’ammiraglio ineguagliato dell’Enterprise e l’uomo che, nelle diverse epoche della sua vita, è stato il mago che ha fatto il bello e il cattivo tempo di ogni operazione della Flotta Stellare.

A smuovere le ceneri dell’ardore di Picard arriva una ragazza di nome Dahj.

Qui, la coscienza mai sopita dell’ammiraglio e venti anni di sensi di colpa per la morte del suo caro amico Data.

E non solo.

Picard ha lasciato la Flotta Stellare per una questione alquanto spinosa e niente affatto chiara.

Le forme di vita sintetiche di Marte si sono ribellate, i Romulani sono stati costretti a fuggire e c’è stata un’esplosione.

La Flotta ha fatto finta di non vedere. Ha calcolato la perdita di molte vite e ha pensato di indire un bando. Una forma di sterminio preventivo: le forme di vita sintetiche sono bandite.

I Romulani, come stanno tutti gli amanti della serie, non sono inclini a dimenticare gli affronti.

Non avevano bisogno di un’antica profezia per indire una crociata, sono paranoici di natura e portati a credere sempre che ci siano complotti ovunque.

Lo sapete perché lo credono?

Perché, nella maggior parte dei casi, sono loro a male interpretare le loro favole tradizionali e sono sempre loro ad ordire piani che sono complotti contro di loro.

Lo so, è contorto.

Mi dispiace, i Romulani possono essere anche peggio di così.

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In Star Trek: Picard ci sono molti temi e molti rimandi ad opere famose.

Non c’è bisogno che io vi ricordi l’amore di Picard per le opere di Shakespeare.

Tutta questa serie è un rimando continuo a La Tempesta.

Non è un rifacimento, è un gioco di specchi e luci; vedrete diverse tempeste e non a caso tutta la nuova missione di Picard parte da un dipinto in cui la tempesta sta per scatenarsi.

Ognuno dei personaggi sta per affrontare la propria messa in scena di questa famosa tragedia e non tutti, in questa prima serie, troveranno le loro risposte.

Ognuno di loro è Prospero.
Ognuno di loro è Miranda.

Tutti abbiamo un regno che è cambiato, ci ha espulso e lottiamo per riconquistare per poi capire che il mondo è andato avanti e le nostre vite con esso.

La narrazione parte dalla stessa sigla.

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Siamo tutti castelli di vetro e specchi, in ogni stanza ci sono frantumi acuminati che lottiamo per nascondere ma che rischiano di distruggerci in ogni momento della nostra vita.

È la paura che ci tiene in piedi.

È la menzogna che ci tiene interi.

È la speranza che rimetterà insieme tutti i pezzi.

È l’amore che permetterà di vivere il futuro.

Molti sono i temi di questa serie e ci vorrebbe molto più spazio per parlarne.

Mi è piaciuta immensamente, anche se so che ci sono molti pareri discordanti ma gli amanti delle serie originali non saranno mai contenti del tutto. Vivono come Picard in Francia, illudendosi che un giorno quei vecchi tempi riappariranno.

Il futuro non sarà mai il passato e bisogna andare avanti per poterlo vivere.

Data, in merito alla vita e alla responsabilità di viverla al meglio, inclinerebbe la testa e direbbe di non essere in grado di processare le emozioni umane, ma lui era il più umano di tutti noi pure essendo un androide, anche se non era cosciente di esserlo.

Ogni vita ha un significato e a sancirlo è la possibilità che la storia di ognuno finisca.

Io voglio vivere, seppure brevemente, sapendo che la mia vita ha una fine. La mortalità dà valore alla vita umana, capitano”