Star Trek: Discovery 3
Vissero felici e contenti, forse troppo.
Articolo di Altea Alaryssa Gardini
Star Trek: Discovery 3 si è conclusa lo scorso 8 Gennaio 2021. La serie CBS è disponibile sulla piattaforma Netflix ed è composta da 13 puntate.
La serie, come suggerito dal titolo, fa parte del franchise di Star Trek ed è la prima ad essere ambientata nell’universo fantascientifico per tecnologia, non per umanità, di Star Trek dopo la conclusione nel 2005 di Star Trek: Enterprise.
La serie è ideata da Bryan Fuller e Alex Kutzman per CBS All Access.
Chi ha già seguito i primi due capitoli di Star Trek: Discovery sa già che si viaggia a bordo della USS Discovery, la nave stellare che è demandata a compiere ricerche ed esplorazioni attraverso lo spazio.
Lo spettatore conosce già la particolarità della Discovery (su cui non approfondisco perché esiste anche chi la serie non ha ancora avuto modo di vederla) e non c’è bisogno di dire che solo la suddetta è probabile fonte di ispirazione per gli showrunner (conosciuti anche come sceneggiatori) Gretchen J. Berg e Aaron Harberts con l’aiuto di Akiva Goldsman.
La USS Discovery ha anche altre particolarità: su questa nave, essendo una nave di scoperta scientifica, nessuno segue alla lettera i protocolli.
Mi aspetto che lo spettatore contesti questa mia affermazione. Effettivamente in nessuno dei vascelli che conosciamo l’equipaggio è sempre ligio alle regole, anzi per alcuni la prima direttiva della Federazione diventa più un suggerimento che una vera imposizione.
Ma la USS Discovery ha avuto più di un più di un capitano e, ve lo anticipo, visto il tenore che la terza serie Star Trek ha preso, quasi ho sentito la mancanza del capitano Lorca (Jason Isaac).
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In Star Trek: Discovery la nave e il suo equipaggio, seguendo il piano di Michael Burnham (Sonequa Martin-Green) si avventura nel futuro, circa a 900 anni, dal loro tempo per sfuggire a Controllo che intende appropriarsi della Sfera che contiene tutto lo scibile universale.
La USS Discovery avrebbe dovuto immaginarlo: la madre di Burnham aveva tentano non una ma ben 800 volte circa di cambiare il futuro.
C’è sempre qualcuno che controlla l’utilizzo dello spazio-tempo e nella terza serie finalmente ne incontriamo uno. Il prezzo va pagato, sempre.
Quando la USS Discovery approda nel nuovo tempo si trova davanti una Federazione distrutta e un Universo che deve affrontare la più grande ecatombe registrata: Il Grande Fuoco.
Star Trek: Discovery è incentrato sulla risoluzione del grande enigma del grande fuoco e sulla risoluzione dei problemi creati ma soprattutto sulla ricostruzione degli ideali di perfezione imperfetta su cui la Federazione si fondava.
Mentre le prime due serie hanno avuto un tenore di suspence molto alto mentre questa terza serie di Star Trek: Discovery mi ha fatto rimpiangere i Klingon e non solo loro.
Il picco della storia è costituito da Philippa Georgiou (Michelle Yeoh), come c’era da aspettarsi dall’imperatore della Terra.
La Georgiou, come lo spettatore sa, viene da un tempo e uno spazio parallelo. In conseguenza con il salto di 900 anni inizia a “infrangersi” e/o “disperdersi”.
È così che conosciamo i Q di questa serie, peccato che non si sia considerato di continuare a chiamarli con il loro nome. Il guardiano del portale, Q per l’appunto, svela il motivo per cui non è possibile sfuggire alle regole dell’universo: non si può scappare né da se stessi né dal tempo che ci appartiene.
Il personaggio del Georgiou arriva al compimento della sua storia.
Il miglior momento di tutta la trama, perché il resto è una favola per bambini.
Esiste un C’era una volta, esiste uno svolgimento fra varie peripezie (suscitando l’emozione che susciterebbe un gattino su internet), esistono le traversie (eccezion fatta per la Georgiou) di un adolescente alla prima cotta usando il pathos della scoperta del dolce nel forno e si giunge al Vissero felici e contenti.
Troppo felici e troppo contenti.
La sensazionalità di Star Trek: Discovery stava nella crudezza della verità, quando un fatto era un fatto e non una medicina da indorare a tutti i costi e lo smalto delle prime due serie sembra essersi dissolto nel wormhole temporale in cui la nave si è lanciata alla ricerca della speranza.
Con questo non affermo che la serie è da disprezzare, anzi mi è piaciuta perché i personaggi sono il vero motore della serie e il pubblico si è affezionato e vive sperando per loro, ma non mi ha tenuta incollata allo schermo ed è un peccato.
È un peccato, soprattutto, che io non sia l’unica a pensarlo.
Star Trek: Discovery è stata rinnovata per una quarta serie che dovrebbe andare in onda, emergenza sanitaria permettendo, ad Ottobre 2021.
Vuoi vedere la serie? La trovi su Netflix