“Si sente?” di Paolo Nori

Recensione di Lina Mazzotti

Nori

Durante le manifestazioni “ Un treno per Auschwitz organizzata dalla Fondazione Fossoli.

Paolo Nori  tiene a Cracovia questi discorsi: Esattamente il contrario, nel 2009, Noi la farem vendetta, nel 2011, Birkenau nel 2013, la stesura di questi monologhi diventano il libro “Si Sente? “.

Discorsi che non ci si aspetta di sentire in un’occasione della tragedia della Shoah, c’è molto del linguaggio emiliano a tal punto che sembra di stare ad ascoltare chiacchiere tra amici sul murello della piazza del paese.

Infatti il linguaggio leggero di Nori all’inizio dei monologhi  depista ma avvicina il lettore.

“(…) una delle mondine alla fine a Cracovia, nel 2010, non subito, il giorno dopo, mi aveva detto che all’inizio pensava che io fossi un deficiente, perché le sembrava che leggessi delle stupidate in un posto dove di stupidate era meglio non dirne, dopo alla fine, mi ha detto, ho capito anche l’inizio”.

Una scrittura riflessiva, orante impreziosita da tantissime citazioni, una prosa meticolosa e di ricerca per riuscire a pensare al Giorno della Memoria liberati dalla retorica. Arricchita da deviazioni, metafore, esempi che richiamano altri episodi  come tessere di un puzzle per  incastri continui tra rimandi e incisi.

Dunque un approccio personale e non preconfezionato affrontato con ironia ma anche con la convinzione che possiamo veramente riguardare la storia con voluta ricerca e crescita personale.

Nori  è consapevole che al giorno d’oggi è naturale riconoscere i mali assoluti del passato ma ripercorrendo la  storia della biogenetica molte furono le ideologie antirazziali diffuse  e sostenute in tutto il mondo ancora prima dell’Olocausto. Questo per comprendere che l’adeguamento a modelli sociali del proprio tempo è facile perché sembra naturale, il conformismo facilita il minimizzare.

Contestualizzare i fatti non è girarsi dall’altra parte ma è un approccio per capire meglio e perché sono avvenuti.

Paolo Nori espone il dubbio che la ricorrenza del Giorno della Memoria sia la prova dell’automatismo del senso morale, senza convinzioni profonde ma solo per adeguamento alle tendenze storiche.

I tre discorsi sono talmente coesi  tra di loro anche se parlano rispettivamente: di eugenetica, di vendetta, e di Birkenau sembrano un solo testo,  una lente di ingrandimento sullo smarrimento del senso delle cose con l’assenza di senso critico, di individualità.

Il tema che solleva Nori, non è tanto l’orrore indiscusso dell’Olocausto, è riuscire a percepire un qualcosa che arriva da lontanissimo all’inizio quasi silenzioso e poi rumoroso e dopo di nuovo silenzioso e prestarne attenzione.

“è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono “Ti dà fastidio, il rumore dei treni?” ci vien da rispondere “Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?” Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui”.

Il rischio è vivere la storia non sentendo più i rumori per indifferenza ma riuscire a vedere una cosa usuale  con occhi diversi, come se la guardassimo per la prima volta, provando lo stupore dei bambini. Rimanere vivi con la voglia di maneggiare il presente senza pigrizia è l’inizio verso la conoscenza.

«No, io ho diritto, di piangere», e questa cosa gliel’ho detto per via di quella poesia lì di Rodari, perché io, devo dire, le poesie, e i romanzi, secondo me, io non pretendo che sia così per tutti, ma se devo dire, da un punto di vista individuale, per me sono quelle le cose che cambiano i miei comportamenti, non le leggi, non i regolamenti, no, le poesie e i romanzi che mi muovono da dentro di me.

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Sinossi

Per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono “Ti dà fastidio, il rumore dei treni?” ci vien da rispondere “Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?” Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui.

Titolo: Si sente?
Autore: Paolo Nori
Editore: Marcos y Marcos, 2014