“Seni e uova” di Mieko Kawakami
Recensione di Chiara Minutillo
Dopotutto nella ricerca della bellezza non c’è bisogno di un’anima ragione. La bellezza è sinonimo di bontà. È la bontà è il tramite per la felicità.La bellezza è sinonimo di bontà. E la bontà è il tramite per la felicità. La felicità non è una sola, esistono varie definizioni di felicità, ma tutte le persone la inseguono, che ne siano con sapevoli o meno. Persino coloro che vogliono morire cercano la felicità nella morte, attraverso l’annientamento del proprio sé terreno. La felicità non è qualcosa che si può scomporre e discernere con estrema razionalità. La felicità è la felicità e basta. Tutti desiderano essere felici, e non serve una ragione per farlo, perché la ricerca della felicità è al contempo la più piccola e la più grande aspirazione dell’essere umano… Eppure continuavo a non capire. Forse nel caso di Makiko era diverso. Forse lei aveva una ragione precisa e concreta per puntare alla felicità.
Seni e uova. Banalmente, ciò che compone Makiko, Midoriko e Natsuo. Tre donne legate dal sangue. E non solo.
Makiko è alla soglia dei quarant’anni.
Divorziata e con una figlia da crescere, teme di cadere negli stessi errori commessi dal padre anni prima. Gli spettri dell’alcolismo e della povertà sono perennemente presenti nella sua vita. Come se non bastasse, la gravidanza ha modificato il suo corpo. Per questo, Makiko ha deciso di recarsi a Tokyo. Per cercare una clinica che le consenta di mettere delle protesi al seno a poco prezzo.
Poco importa che la figlia Midoriko non sia d’accordo.
Che da sei mesi non le rivolga la parola. Che non faccia altro che scrivere pagine e pagine di quaderni. Un diario segreto a cui la madre non pone sguardo e in cui Midoriko riversa le proprie perplessità sul corpo che sta cambiando a causa dell’infanzia che la sta abbandonando per far posto all’adolescenza. Su quel meccanismo che si innesca con la pubertà e sconvolge la sua intera esistenza.
Natsu non comprende la sorella Makiko.
Cerca di far uscire Midoriko dal proprio guscio. Tuttavia, dieci anni dopo, è lei stessa a attraversare una crisi profonda, nel corpo e nell’anima. È abbastanza vedere i figli degli altri per accorgersi che la maternità è un suo desiderio. Ma Natsu è sola. Non ha un uomo accanto a sé. E una donna sola, per le leggi giapponesi, non ha nessuna speranza di diventare madre.
“Seni e uova” è un romanzo della scrittrice giapponese Mieko Kawakami.
Pubblicato in Italia nel 2020 dalla casa editrice E/O, “Seni e uova” è assieme un romanzo di formazione e una saga familiare. Chi legge libri di origine nipponica sa molto bene che una caratteristica tipica della letteratura giapponese è la narrazione realistica sì, ma delicata, eterea, come sospesa tra sogno e veglia. Lo stile di Mieko Kawakami non è da meno. Eppure, le tematiche profonde non si scontrano con tanta delicatezza.
La dolcezza dello stile e delle parole è ciò che fa grande “Seni e uova”.
Ciò che gli permette di non cadere mai nel banale. Tanto meno nel volgare. Maternità, pubertà, adolescenza, femminilità, fecondazione assistita e chirurgia estetica. Argomenti di grande attualità si fondono a ciò che esiste da che esiste la razza umana. È impossibile non riflettere mentre si fanno scorrere le pagine su pensieri e dialoghi così profondi da sembrare, a volte, insondabili. Persino a se stessi.
Cosa significa essere una donna? Cosa significa vedere il proprio corpo cambiare radicalmente, da un giorno all’altro, sentirsi spaventate e non poter fare nulla per invertire il processo che ci fa diventare grandi? Cosa significa volere un figlio, incontrarlo, diventare madre?
Tre donne. Infinite storie. Questo è “Seni e uova”. Un romanzo in cui si intrecciano non solo le storie di Makiko, Midoriko e Natsu, ma anche quelle di altre donne. Ognuna alle prese con le proprie tragedie e le proprie problematiche.
Ognuna disposta a cadere, pur di avere la possibilità di rialzarsi.
L’aria serale di inizio estate era estremamente piacevole e contribuiva a incrementare il mio ottimismo. Di colpo ho sentito un’energia sconosciuta sgorgare dalle profondità del mio essere e salire su fino alla bocca, come un palloncino che si gonfiava e mi faceva librare sempre più in alto, libera e leggera. Al contempo mi è venuta in mente una scena di un romanzo di Gabriel García Márquez. Un certo “patriarca”, o non ricordo bene chi, aveva un violento attacco di gotta e cominciava ad avvertire un dolore lancinante al piede, sempre più forte, terribile, finché dal piede gottoso si sentiva provenire un canto, un’aria soave e potente che s’innalzava nel cielo e attraversava tutto il mar dei Caraibi. Ecco come mi sentivo in quel momento. Solo che nel mio caso non si trattava di gotta o dolore in generale, bensì di un sentimento molto forte e intenso simile a pura gioia. Anch’io posso farcela, niente è impossibile e non importa chi sia l’altro; se sarò io a partorirlo, quel bambino sarà solo mio: ecco il canto soave che risuonava nella mia mente, un magico balsamo che curava l’anima.
Sinossi
“Seni e uova” dipinge un ritratto unico della femminilità nel Giappone contemporaneo. Mieko Kawakami racconta i viaggi intimi di tre donne mentre affrontano costumi oppressivi e incertezze sulla strada da intraprendere per scegliere liberamente il proprio futuro e realizzare il proprio benessere interiore. Le tre protagoniste hanno un legame familiare: la protagonista trentenne Natsu, sua sorella maggiore Makiko, e la figlia di Makiko, Midoriko. Nel libro primo Makiko va a Tokyo alla ricerca di una clinica in cui possa mettere delle protesi al seno a prezzi accessibili. È accompagnata da Midoriko, che non parla con la madre da sei mesi, incapace di accettare i cambiamenti del suo corpo di adolescente e sconvolta dal desiderio della madre di modificare il proprio seno volontariamente. Il suo silenzio si rivela fondamentale per permettere alle due donne di affrontare paure e frustrazioni. Nel libro secondo, ambientato dieci anni dopo, in un’altra calda giornata estiva, Natsu, diventata ormai una scrittrice affermata, ritorna nella sua Osaka. È ossessionata dall’idea di invecchiare da sola e inizia il percorso per diventare madre, in una clinica specializzata, scontrandosi con i pregiudizi della società giapponese e i problemi legali e fisici legati alla fecondazione assistita.