“Se Arianna: Storia vera di una famiglia diversamente normale” – di Anna Visciani
Recensione di Lisa Molaro
Se Arianna.
La barra spaziatrice lampeggia sul foglio bianco… come inizio questa recensione?
Dall’inizio alla fine, questo libro, mémoire di una famiglia che ruota attorno ad Arianna, ha richiesto un carico emotivo intenso.
Se Arianna camminasse, se parlasse, se fosse in grado di dire cosa gradisce e cosa, invece, no… ? Se sorridesse, ricambiasse una carezza, riuscisse a dire “grazie” o se potesse bere un bicchiere di acqua senza paura di soffocare… ?
SE…
Ho iniziato a leggere, con delicatezza, timore e reverenza.
In copertina una libellula, quasi filigranata e pressoché inconsistente al tatto, ha le ali tenute ferme da del nastro adesivo. Che cosa accadrebbe se quello scotch fosse rimosso?
La prima cosa che mi è venuta in mente era che, attraverso le parole scritte da Anna Visciani, io stessi per conoscere un equilibrio frangibile e prezioso.
Sapevo di entrare in un microcosmo diversissimo dal mio, e di doverlo fare con estrema delicatezza.
Così è stato ma, ora, a lettura terminata, mi chiedo chi rappresentasse quella libellula. Arianna? Anna, sua madre?
La fragilità di una famiglia diversamente funzionante?
Oppure simboleggia, invece, il simbolo della crescita spirituale? Propendo per l’ultima ipotesi.
Quando tutto va bene, far trascorrere i giorni partorendo sogni di belle carriere gratificanti, amori pienamente soddisfacenti magari coronati da pargoli che gattonano spericolati in giro per casa, è facile e concesso.
Delle volte, però, i sogni si trasformano in realtà e altre in chimere.
Questa è la storia di Anna, di Davide, di Alice e di Daniele, una famiglia in cui esiste anche Arianna – la primogenita – che, però, non è in grado di raccontarci il suo punto di vista perché è una ragazza cerebrolesa grave.
Fin dalle primissime righe, il registro con cui la madre, Anna, ha deciso di raccogliere i punti di vista di tutti i componenti della famiglia, appare chiaro: niente edulcorazioni, ipocrisie o vittimismi.
Niente ricerca di nuvole rosa o fiori finti, sempre perfetti. Solo realtà – solo? – nuda e cruda, diretta, schietta e tangibile.
Nel bene e nel male: realtà.
La normalità se non c’è non c’è… ipocrita descriverla.
Sarebbe da chiedersi cosa significhi, del resto, normale…
“Io sono fortunata, ho due figli diversamente abili. Sono un maschio e una femmina, e non si assomigliano per niente. (…) Entrambi sono cresciuti nella stessa famiglia, hanno frequentato la stessa scuola e hanno ricevuto la stessa educazione. Uno è destrimane, l’altra è mancina. Questi sono i miei due figli diversamente abili, dotati cioè di abilità specifiche che li caratterizzano e li rendono unici (…). E poi ho un’altra figlia, che dicono “diversamente abile” ma che in realtà non ha alcuna abilità. È una ragazzina cerebrolesa con una tetraparesi grave. (…)”
Arianna è handicappata ed è la madre stessa a pretendere l’utilizzo di questa definizione. Quando si ha un figlio partito totalmente svantaggiato allo starter, i sinonimi più teneri non servono a nulla.
All’inizio deglutivo spesso, lo ammetto.
I capitoli si susseguono in modo ciclico, variando l’io narrante: Anna – la madre; Alice – la secondogenita; Daniele – il terzogenito e, infine, Davide – il padre.
Attraverso le loro parole (raccolte per catarsi dall’Autrice) ci ritroviamo a vivere una quotidianità in cui nulla è scontato e facile e tutto è tremendamente reale e intimo.
Ogni riga è pregna di amore incondizionato.
Pagina dopo pagina, si arriva alla fine del libro infilando scarpe di piedi diversi che muovono passi su sentieri scoscesi, in salita.
Si cammina, mentre i sassolini scivolano e il suolo si sgretola sotto il proprio peso.
Non sempre comunicare udendo sillabe è possibile, delle volte ci si deve affidare solo all’eco del cuore e codificarne i ritmi può essere durissimo.
Ogni membro della famiglia ha il proprio battito ma il sentiero che percorre è lo stesso e, con consapevolezza, si fermano alla stessa finestra per guardare un orizzonte che accomuna i loro sguardi.
Questo libro non chiede, ripeto, pietà o compatimento ma veicola una richiesta chiara: rispetto e dignità garantita, per nascita!
Arianna esiste.
«L’accettazione arriva forse nel momento in cui si smette di pensare a come sarebbe stata e si comincia a volerle bene così come è, quando cioè il rapporto diventa tra due “persone”. E Arianna è una persona»
Un libro in cui l’ironia è capace di infilarsi dentro parole di dolore.
Anna Visciani ci apre le porte di casa sua, concedendoci un angolo da cui poter “respirare” aria intrisa di lacrime ma anche pregna di amore corale.
Amore potente, resiliente.
immagine presa dal web
Titolo: Se Arianna. Storia vera di una famiglia diversamente normale.
Autore: Anna Visciani
Editore: Giunti (10 settembre 2014)
Sinossi:
Arianna è una ragazzina cerebrolesa grave.
La sua vita è nelle mani di una mamma, un papà e due fratelli che raccontano la quotidianità di una famiglia normale, nella sua diversità.
Intorno ad Arianna, portatrice di un handicap gravissimo, ruota la vita della sua famiglia: padre e madre neurologi, una sorella e un fratello venuti dopo di lei.
Quattro voci che raccontano i drammi e la felicità di una vita “diversamente normale”, ciascuna da un punto di vista molto diverso, e si accordano armoniosamente grazie ad Arianna e all’amore che ognuno, a suo modo, prova per lei.
Da una gravidanza serena che si ribalta nell’incubo di una patologia senza speranze di guarigione o di miglioramenti, Arianna vive nelle storie di Anna, Davide, Alice e Daniele, sconcertanti per la loro lucidità, tenerezza, crudezza, forza.
Una forza che si sprigiona anche nella scrittura e che cattura il lettore, coinvolgendolo sin dall’inizio in una situazione ricca di umanità e dignità.
Riflessioni profonde, emozioni forti e drammatiche, situazioni comiche e grottesche, sentimenti sinceri e naturali raccontati senza la censura del “politicamente corretto”, in un ritmo incalzante che tiene incollati alla pagina.
E che ci fa interrogare, inevitabilmente, sulla vita. Anna Visciani, mamma e moglie, vive con la sua famiglia a Milano. Questo è il suo primo libro.
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