“Ombra di luna” di Maria Cristina Sferra
Recensione di Emma Fenu
Ombra di luna è l’ultima silloge poetica di Maria Cristina Sferra, contenente quarantadue componimenti in verso libero.
Possono le parole in prosa rendere la suggestione magica della poesia? Può una recensione sfiorare il cielo infinito della letteratura?
No.
Le mie parole saranno ombre proiettate nella grotta di platonica memoria.
Le mie parole saranno copie dell’originale.
Ma voi sfiderete la prigionia e seguirete la direzione verso cui punta il mio dito: raggiungerete la luna.
Le poesie di Maria Cristina Sferra si concentrano sul lato nero, ombroso e ombratile dell’essere donna.
In esse c’è dolore, abbandono, perdita, amarezza, nostalgia.
In esse c’è l’eclissi di streghe, sibille e dee pronte a morire per risorgere.
Versi di madri negate, con l’utero contratto nello spasmo di cullare un feto fantasma; versi di figlie che ricuciscono, con le mani insanguinate, ferite e mutilazioni; versi di donne che diventano esse stesse parola, poesia e cordone ombelicale.
Versi che rendono tutte sorelle, eredi della stessa Dea Luna una e trina.
Afrodite sotto terra; Diana in cordoglio; Ecate voce solista del coro.
Maria assunta in cielo; Eva scacciata dall’Eden; Maddalena ai piedi di mille croci.
Sono Versi di noi.
Noi, diverse ma unite nel verso, che si fa racconto e, nel racconto, si fa promessa di futuro.
Verso che si fa figlio, per venire alla luce, dall’ombra.
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Sinossi
Il lato oscuro dell’universo femminile contempla istinti d’amore e di rabbia, visioni arcane e passioni nascoste, silenzi e dolori, segreti preziosi custoditi nel profondo, tutto ciò che per pudore o timore quasi sempre viene taciuto.
Una raccolta di quarantadue poesie che indagano, raccolgono moti, esplorano anime, per dare forma e voce alla misteriosa zona d’ombra delle donne.
Sempre convincente. Brava
Brava e affascinante nelle tue descrizioni…