“Nero rosso di donna.
L’ambiguità della femminilità”
di Emma Fenu
recensione di
Maria Antonietta Macciocu
Chi è Maria Maddalena?
La peccatrice redenta, anello di congiunzione tra la rovinosa Eva e l’immacolata Maria, o un ibrido di tutte e tre?
L’affermarsi della natura umana femminile portata a dignità da Cristo, che la libera dall’obbrobrio della disubbidienza di Eva?
L’enigma dell’ambiguità femminile, donna di piacere e santa, sintesi tra il sacro e il profano, su cui gli uomini indagano da sempre?
Controeroina in un mondo di prevaricazione maschile, o essere che si libera dalla materialità della femminilità per diventare spirito, assimilandosi al maschio?
“Nero rosso di donna”, il bel saggio di Emma Fenu edito da Milena nel 2018, pur nella ricchezza di documentazione teologica, filosofica, iconografica e psicoanalitica non scioglie l’enigma, riuscendo però ad indicarne le possibili spiegazioni.
Perché diventa l’occasione per percorrere, nel tanto materiale riguardante Maria Maddalena, la storia della misoginia dei maschi attraverso i secoli, della paura della forza destabilizzante della donna se lasciata libera, del pericolo di essere risucchiati in una dimensione di istinto e di immaginazione, in un incontro col proprio doppio che gli uomini rifuggono, condannati come sono ad essere il luogo del pensiero logico, dell’azione e del potere.
La donna come pericolo che giustifica divieti, custodia, funzioni prestabilite di moglie e madre se non monaca, obbedienza e possesso e perfino, all’occasione, il femminicidio.
Un percorso profondo e antico collegato non solo con la religione e con il passato remoto, ma con le paure maschili di sempre, per la potenza del sangue mestruale portatore di vita e di morte, per la forza seduttrice del corpo morbido e dei lunghi capelli, tendenti al rosso come quelli delle streghe, per il pericolo di perdizione carnale, per la mancanza di controllo.
Un rosso che vira al nero del Kaos, dell’inizio e della fine della vita, della forza prorompente del disordine difficile da gestire e controllare, di cui tutti siamo preda e di cui le donne sono consapevoli, facendosi portatrici di evoluzione e progresso.
Emma Fenu ci offre un saggio potente che parla di noi al presente, di immaginario maschile e di ricchezza femminile, dei paradigmi che ci imbrigliano impedendo di liberarci davvero, uomini e donne, dalla soggezione e dalla paura.
Con un linguaggio colto ma mai accademico, sempre attento a cogliere gli elementi storici, umani ed inconsci di un cammino ancora lungo e difficile.
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Sinossi
Maria Maddalena è senza dubbio una figura storica ma, da due millenni, ci sfugge una sua identificazione precisa: la circonda un alone di mistero, di proibito e di ambiguo, che le conferisce un fascino inquietante e irresistibile.
La Santa è un enigma arcaico e, al contempo, sempre nuovo.
Il saggio è incentrato sull’analisi, nel lasso temporale che intercorre fra Medioevo e Rinascimento, del nascere e dello svilupparsi del mito di Maria Maddalena, del diffondersi capillare della sua devozione e del conseguente riflesso sulle arti figurative.
L’autrice si sofferma sugli attributi iconografici, la lunga chioma e la veste rossa in primis, che caratterizzano la figura della Santa: espressione delle paure inconsce degli uomini, impegnati nel tentativo di risolvere l’enigma del femminile attraverso il ricorso a stereotipi sessisti.