“Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” di Salvatore Basile

Recensione di Maria Cristina Sferra

viaggio oggetto smarrito
A volte gli oggetti si perdono. A volte vengono ritrovati.

Michele li raccoglie e li accumula, li conosce e se ne prende cura come un collezionista. È un uomo solo che ha per unica compagnia le cose che gli altri hanno smarrito sul treno e che lui, nel corso del tempo, ha ritrovato e sistemato nella sua casa: l’abitazione del capostazione.

Michele è il capostazione, ha trent’anni e vive in completa solitudine. Non si allontana mai dalla sua casa, dalla sua stazione e da quell’unico treno che parte e ritorna ogni giorno. Non si allontana mai dalla sua routine quotidiana fatta di semplici gesti ripetuti sempre uguali, fatta di domande, dubbi e silenzi.

Michele è lui stesso un oggetto smarrito,

abbandonato dalla madre, salita sul treno quando era ancora un bambino e mai più ritornata.

“È salita sul treno. Il bambino non la perde di vista, con la cartella ancora a tracolla la pedina con gli occhi e con i passi lungo la banchina dell’unico binario, mentre lei attraversa i vagoni in cerca di un posto a sedere.”

La vita di Michele scorre lentissima, meticolosamente uguale a se stessa, fino al giorno in cui ritrova l’oggetto smarrito più importante: il diario rosso dell’infanzia, quello che sua mamma aveva portato via con sé, andandosene.

All’improvviso la solitudine dell’uomo si incrina e si apre una piccola fessura nella sua corazza. Con un effetto dirompente, da lì entrerà la luce vibrante, intensa, multicolore di Elena.

La giovane donna riuscirà a scardinare la litania di abitudini di Michele, spingendolo a liberarsi dal bozzolo per permettergli di uscire dall’isolamento, dandogli la forza di ritornare alla vita.

“La differenza è che le ferite inferte ai bambini sono visibili, a occhio nudo, per tutta la vita. Perché i bambini sono com’era quell’ulivo molti anni fa: teneri, indifesi. Se ci pianti un’unghia, rimane l’impronta… e cresce insieme a loro.”

Il romanzo ha un ritmo piuttosto lento nella prima parte, ma subisce una forte accelerazione nella seconda. Il contrasto è spiazzante, ma funzionale alla narrazione.

Michele passa dalla condizione di un vecchio a quella di un giovane e, sebbene in ritardo, come un ragazzo si troverà ad assaggiare la vita tutta insieme, facendo un’indigestione di esperienze le più varie, in un caleidoscopio di incontri e situazioni al limite del surreale.

“Precipitare è un fatto che confina con la vita e rispetta la frontiera. Dove inizia l’uno, si sospende l’altra. E mentre pensi, precipitando, a come mai sia potuto accadere e a cosa mai accadrà, la vita discute col destino per decidere di te. Nel frattempo, tu non respiri. E solo all’ultimo istante ti penti di non averlo fatto.”

Il percorso che l’uomo intraprende è quello della ricerca dell’unico oggetto smarrito che può ridare senso alla sua esistenza: il motivo per cui la madre lo ha abbandonato quando era solo un bambino.

Con uno stile fresco e fluido, la storia incalza e si srotola veloce verso l’epilogo.

Riuscirà Michele a trovare ciò che cerca?

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Sinossi

Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto a casa dopo la scuola, ma quando apre la porta della sua casa nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che vengono trovati ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario. Non sa come sia possibile, ma Michele sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. E c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito. Salvatore Basile ci regala una favola piena di magia, emozione e speranza. Una nuova voce italiana indimenticabile, che disegna un sorriso sul nostro cuore.

Titolo: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Autore: Salvatore Basile
Editore: Garzanti