“Lettere a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke
Recensione di Serena Pontoriero
“Lettere a un giovane poeta” raccoglie la corrispondenza che Rilke intrattenne con un giovane poeta, appunto, Kappus, agli inizi del XXesimo secolo.
Benché non si tratti né di un romanzo né di un trattato, questa raccolta è di una profondità disarmante. Disarmante perché ci mette a nudo: Rilke analizza l’essere umano e la vita in modo preciso, ci parla dei nostri problemi come se ci conoscesse da sempre. Le pagine scorrono veloci e se da una parte ci si vergogna della propria nudità, dall’altra ci si entusiasma poiché in esse si trovano tutte le domande e fors’anche le risposte.
Molto più che un semplice epistolario, “Lettere al giovane poeta” è un corto e intenso saggio di estetica e di morale.
Infatti le lettere trattano di estetica, di creatività e di poesia:
[…] la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, esistenze piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura.
[…] verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte
Ma la raccolta è anche un breviario sulla vita, sull’essere al mondo:
Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri
[…] la vita ha ragione, in ogni caso
[…] è questo in fondo l’unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere
E ci si chiede se alla fine creazione e vita non coincidano, se Rilke non ci sproni a fare delle nostre vite delle opere d’arte.
Con un linguaggio semplice che rende il testo perfettamente comprensibile anche a chi non abbia studiato filosofia, Rilke ci dà dei consigli pratici per guarire dal male della nostra epoca. Occupati a calcolare, contare, guadagnare, ci irrigidiamo e stagniamo in angusti schemi mentali che ci rendono tristi e avvizziti. Per uscire da queste gabbie mentali, si deve ritornare alla natura, si deve reimparare la solitudine, l’attesa, ci si deve guardare dentro, si devono provare sentimenti, anche quelli sgradevoli.
Poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.
Non cerchi ora le risposte che non possono esserle date perché non le potrebbe vivere. Mentre si tratta appunto di vivere tutto. Ora viva le domande.
Rilke ci insegna la morale della serenità e della spensieratezza:
Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto.
Per questa e per mille altre ragioni consiglio la lettura di questo capolavoro a tutti ed in particolare, ai giovani, indecisi e insicuri sul loro avvenire, e a tutti coloro che attraversano un momento difficile e che hanno bisogno di rimettere in ordine le idee.
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Sinossi
Tra gli scritti più belli di Rilke, le dieci lettere indirizzate all’aspirante poeta Franz Xavier Kappus regalano insegnamenti validi ancora oggi, che invitano a intraprendere un percorso interiore di conoscenza e di consapevolezza di sé e del mondo. Tra inno alla solitudine e segreto della creazione poetica, la preziosità delle dieci lettere è racchiusa nell’originalità del motivo che le ispira: il peso e la grandezza dell’essere artista.
Titolo: Lettere a un giovane poeta
Autore: Rainer Maria Rilke
Edizione: Mondadori