“La Santa piccola” di Vincenzo Restivo

recensione di Emma Fenu

Santa

Questa vicenda si svolge nella periferia di Napoli, a Forcella, un macrocosmo avulso dalla storia che sarà un, giorno, narrata sui tomi, eppur immerso in una modernità tecnologica sfrontata e sfacciata, che si fa largo a gomitate fra passato e presente, ritagliandosi il ruolo di diva, sotto le luci di riflettori usurati.

I protagonisti, Lilo, Assia e Mario, pur svezzati alla miseria morale come Oliver Twist, come quest’ultimo non perdono purezza, ingenuità, capacità di amare.

Sono crisalidi dalle ali già spezzate, forse il volo non lo conosceranno mai, eppure lo sognano.

Cresciuti a latte e fiele, a caffè con sempre troppo poco zucchero e con il retrogusto amaro delle pasticche di droga in bocca, cercano il sapore di vaniglia e zucchero nei baci, goffamente esprimendo nella sessualità il desiderio di una vita tutta dolce, da scartare come una caramella.

L’autore, Vincenzo Restivo, attraverso una narrazione corale e colloquiale, di grande impatto realistico, mette in luce in modo definito, pur nella brevità dello scritto, le caratteristiche peculiari dei personaggi: Lilo, un principe che di azzurro ha solo gli occhi, ma la storia ha per lui panni da drago; Assia, principessa senza fiaba che ha la saggezza di credere nei miracoli, comprendendone, in modo del tutto istintivo, il significativo sociologico; Mario, filosofo e mago, capace di trasformarsi fino a celare la propria vera natura.

Particolare sensibilità si manifesta nella descrizione dell’amore, etero o omo, che coinvolge i ragazzi e li protegge come una bolla dalla depravazione dei sentimenti, in cui tutto è merce, anche l’essere umano, anche il figlio del proprio grembo.

E poi c’è lei: la Santa piccola, la bambina di dieci anni presso cui tutti accorrono, perché vede la Madonna. Ma non è una Santa, è una martire, anch’essa prostituita, venduta, violata, usata.

I temi affrontati sono forti e vengono presentati senza eufemismi che ne edulcorino l’impatto, eppure la narrazione, dal taglio cinematografico, è fresca, coinvolgente, impattante.

Del resto tutta la nostra società, che subisce in svariati modi l’essere liminare, ossia zona di confine di un centro intoccabile e corrotto, è in attesa di un miracolo.

Non ci crede nessuno, ma aiuta a sorridere al domani.

Finché si è vivi.

Sinossi

Mario, Lino e Assia. Diciassette anni.

Tre realtà all’interno dello stesso stabile: una palazzina popolare di Forcella dove le case vecchie hanno l’odore del metano a causa delle tubature usurate e dove l’omertà e la superstizione hanno più valore delle buone azioni.

Per le precarie condizioni economiche, Lino e Mario sono costretti a prostituirsi. Un’adolescenza contagiata da un mondo di adulti fin troppo sporco, carnefice della loro innocenza.

La violenza diventa, allora, l’unica alternativa di sopravvivenza.

E in tutta questa violenza, violento diventa anche l’amore, perché non ricambiato.

Poi c’è Annaluce, nove anni, che tutti chiamano La Santa piccola perché a un certo punto dice di avere le stimmate e di vedere la madonna.

Forcella diventa così teatro di un prodigio, invasa da una folla di fedeli in attesa di un miracolo.

E anche Mario, Lino e Assia chiedono il loro miracolo, la loro richiesta d’aiuto, il loro bisogno d’amore in un mondo che li vede fin troppo randagi.

Titolo: La Santa piccola
Autore: Vincenzo Restivo
Edizione: Milena, 2017
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