“La meccanica del cuore” – di Mathias Malzieu

Recensione di Lisa Molaro.

Mathias Malzieu

“La meccanica del cuore” di Mathias Malzieu (famoso musicista francese e apprezzato scrittore) è un libro, non fresco di stampa, pubblicato dalla Feltrinelli nel 2012.

Appena i miei occhi si sono appoggiati sulla copertina, la mia pelle ha avvertito un piacevole brivido… un nome, immediatamente, ha spazzato via i pensieri: Benjamin Lacombe!

Solo Lui può aver fatto questa copertina!

Il suo stile inconfondibile, la sua abilità nel rendere i soggetti che disegna, puro sentimento.

Quelle sfumature… quegli occhi sempre così spalancati al mondo invisibile, irreale, nascosto o palesato.

Tipico caso in cui mi basta una bella cover per iniziare a leggere un libro di cui non ho mai sentito parlare, con la certezza di esserne rapita.

Centosessanta pagine iniziano a volarmi via sotto gli occhi grazie alla leggiadria di uno stile narrativo poetico eppur tangibile.

Mathias Malzieu prima di essere uno scrittore, è un musicista affermato e questo romanzo, in effetti, sembra composto da parole appoggiate in bilico sopra uno spartito “accordato”.

Cosa ho appena terminato di leggere? Una favola? Una Metafora? Un libro steampunk (narrativa fantastica fantascientifica)? Un romanzo gotico?

Una cosa è certa: l’ultimo dubbio è da escludersi giacché Malzieu non mi catapulta nel settecento e non mi fa abitare in castelli o borghi medievali.

Eppure…

16 aprile 1874, Edimburgo vive la sua notte più fredda del mondo.

Fiocchi di neve, più leggeri dell’aria, scendono dal cielo.

Un’esplosione bianca, persino il silenzio pare ghiacciarsi!

“(…) la brina produce meraviglie ricoprendo di paillette il corpo dei gatti. Gli alberi somigliano a grandi fate in camicia da notte, che distendono le braccia, sbadigliano alla luna. E’ talmente freddo che gli uccelli si congelano in volo prima di schiantarsi al suolo. (…)”

Se siete come me, adesso ne avete sentito il tonfo.

Fin dall’inizio, sono entrata nella scena magicamente descrittami dall’autore.

Subito ho anche sentito un vagito provenire dalla vecchia casa in bilico sulla cima della collina. Quella casa in cui abita la strega che ripara le cose. Quella  con il camino a forma di coltello da macellaio…

il camino che punta alle stelle.

Proprio in quella notte gelida, ho sentito la prima voglia di ossigeno di Little Jack, il piccolo protagonista che mi ha reso partecipe dei battiti del suo cuore… a venire!

La razionalità? La dovete lasciare fuori da questa lettura!

Dovete lasciar scorrere, immersi nel flusso narrativo, gli anacronismi in cui incapperete. Lo so, ce n’è più di uno ma io, però, non ne sono stata inficiata.

Mi sono lasciata avviluppare da questo romanzo dolcemente triste.

Mi sono lasciata intrappolare dentro la ragnatela di fil di zucchero filato.

Un filo sfilato, tinto di sangue.

Grande protagonista è il cuore.

L’Amore guardato attraverso occhi quasi ciechi e altre volte, invece, respirato grazie ad un cuore rafforzato.

Nella notte più fredda al mondo, la giovane mamma di Jack risaliva la collina piangendo e le sue lacrime ghiacciate rimbalzavano al suolo come perle di una collana spezzata.

Stava andando a partorire a casa di Madeleine, la strega che mette al mondo i figli delle prostitute, delle donne abbandonate; la vecchia ma graziosa pazza che ripara le persone, al bisogno anche usando protesi musicali.

Jack è nato grazie alle sue mani, ma il suo cuore è ghiacciato, gelido.

Allora Madeleine ha cercato tra le sue cose finché ha visto ciò che faceva al caso suo: il vecchio orologio a cucù.

Struttura di legno, roba buona, roba solida!

Il piccolo orologio viene infilato sottopelle e gli ingranaggi vengono collegati con le arterie del cuore.

“Tic tac… tic tac…”

Jack e il suo nuovo cuore iniziano a vivere.

Attraverso di lui, dietro un punto vista bambino, leggeremo parole di uomo.

Cosa posso svelarvi, senza rovinarvi la trama?

Beh, posso riportarvi il monito di Madeleine che, grazie a Little Jack, poi, ha potuto sentirsi finalmente mamma e che, al pari di ogni genitrice, si preoccupa per l’integrità del cuore del proprio figlio:

“Uno, non toccare le lancette.

Due, domina la rabbia.

Tre, non innamorarti, mai e poi mai.

Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore, la grande lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle, le tue ossa si frantumeranno, e la tua meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi”

È verità? È bugia? Chissà…

Di certo questo libro parte con i toni dolci di una favola per adulti e poi, via via si dipinge con il colore della notte più nera.

Un libro sulla crescita emotiva di un piccolo bambino che nessuno vuole, se non la sua nuova famiglia sgangherata, fatta da “diversi”.

Un libro simbolico in cui, attraverso metafore e descrizioni evocative, numerosi spunti di riflessione s’insinuano nella mente del lettore.

Un piccione vola, portandosi appresso missive edulcorate.

Inseguire un sogno, rincorrere l’amore, affrontare la verità come uno scoglio sfida l’onda arrabbiata del mare in burrasca.

La tenacia e la certezza che una vita senza emozioni non sia un’esistenza degna d’esser vissuta.

Nonostante l’autore sbricioli scaglie di luna per coprire di paillette le palpebre di Miss Acacia, il suo stile mai risulta stucchevole e banale.

Ci si dimentica, persino, di star leggendo una storia surreale.

A cosa potrei paragonare questo romanzo?

Allo schiudersi di una peonia color rosso passione, visibile “ad occhi chiusi”.

È un libro triste dall’inizio alla fine.

Allo stesso tempo sia dolce che amaro eppure capace, grazie al lessico di Mathias Malzieu,  di far vibrare il nostro cuore in mezzo a nuvole di speranza.

Un romanzo sulla paura del diverso, sulla freddezza e sul rancore.

Una storia d’amore tra “madre” e “figlio”, tra sgangherato e sgangherata, tra sorelle adottate dalle circostanze e rivali distorti da sentimenti che, dentro loro bruciano.

Una gonna a ruota piena di mille colori, quasi circense, svolazza al vento.

Il suo sguardo infiamma ciò su cui si posa, lei è scintilla… e la sua voce è simile a quella di un usignolo incantatore.

Qualcuno, sotto la camicia, ha un cuore di legno non ignifugo.

cuore

Come difendersi dall’amore? Che poi, difendersi, è il verbo più auspicabile?

Mi sono ritrovata, leggendo questo libro, con il cuore in mano… metaforicamente? Per osmosi?

A ognuno il suo cuore. A ciascuno le proprie meccaniche!

Buona lettura,

Lisa.

 

Sinossi:

Nella notte più fredda del mondo possono verificarsi strani fenomeni. È il 1874 e in una vecchia casa in cima alla collina più alta di Edimburgo il piccolo Jack nasce con il cuore completamente ghiacciato.

La bizzarra levatrice Madeleine, dai più considerata una strega, salverà il neonato applicando al suo cuore difettoso un orologio a cucù. La protesi è tanto ingegnosa quanto fragile e i sentimenti estremi potrebbero risultare fatali.

L’amore, innanzitutto.

Ma non si può vivere al riparo dalle emozioni e, il giorno del decimo compleanno di Jack, la voce ammaliante di una piccola cantante andalusa fa vibrare il suo cuore come non mai.

L’impavido eroe, ormai innamorato, è disposto a tutto per lei. Non lo spaventa la fuga né la violenza, nemmeno un viaggio attraverso mezza Europa fino a Granada alla ricerca dell’incantevole creatura, in compagnia dell’estroso illusionista Georges Méliès. E finalmente, due figure delicate, fuori degli schemi, si incontrano di nuovo e si amano. L’amore è dolce scoperta, ma anche tormento e dolore, e Jack lo sperimenterà ben presto. Intriso di atmosfere che ricordano il miglior cinema di Tim Burton, ritmato da avventure di sapore cavalleresco, La meccanica del cuore è al tempo stesso una coinvolgente favola e un romanzo di formazione, in cui l’autore, con scrittura lieve ed evocativa, punteggiata di ironia, traccia un’indimenticabile metafora sul sentimento amoroso, ineluttabile nella sua misteriosa complessità.

Titolo: La meccanica del cuore
Autore: Mathias Malzieu
Editore: Feltrinelli Editore
Collana: “I Narratori”,  aprile 2012
Traduzione: Cinzia Poli

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