“La luce sugli oceani” di M. L. Stedman

recensione di Emma Fenu

 

La luce sugli oceani

Ciò che è giusto, ciò che è etico, ciò che è indiscutibile certezza pare come una luce che si proietta, per squarciare le tenebre del dubbio, come un faro che segnala la posizione e che salva dalle tempeste furiose, in cui si perde, angosciati, la rotta da seguire.

Eppure c’è un istante di buio, in cui non brilla neppure il rassicurante chiarore di una stella. C’è un limbo in cui colpa, menzogna e amore sono entità che si sfiorano, per poi compenetrarsi. Un limbo a cui segue un inferno di rimorsi, per aver compiuto o meno, determinate scelte, e per non poter più tornare sui propri passi.

Nell’attimo in cui il faro si è spento, quale direzione prendere è onere del navigante, e non gli è concesso fare, successivamente, inversione, pena schiantarsi sulla scogliera.

Ci sono, forse, regole inviolabili, allora? Ci si può arrogare il diritto di sovvertirle, per seguire la legge del cuore, in nome dell’amore? Può l’istinto materno generare mostri?

Si può uccidere qualcuno a forza di regole, Tom lo sapeva. Tuttavia, a volte le regole rappresentano il baluardo fra l’umanità e la barbarie, fra un uomo e un mostro”.

Isabel e Tom, protagonisti di “La luce sugli oceani” vivono nell’isola di Janus Rock, nell’Australia occidentale, circondata solo da masse di acqua salata, nel punto in cui l’oceano Indiano si fonde con quello Australe.

Sono gli anni immediatamente seguenti alla prima guerra mondiale: Tom, dopo essere stato soldato, lavora come guardiano del faro.

I due sposi si amano intensamente, credono nelle parole vergate nella Bibbia e sognano una famiglia, nonostante il dolore della crudezza della morte li avvolga come in una morsa, penetrandone i ricordi, il cervello, il ventre.

Una mattina, lungo la scogliera, Isabel sente il vagito di una neonata, che rimbomba nel silenzio dell’alba e risveglia il fluire del latte che scorre di nuovo nei suoi seni, dopo il recente aborto.

La piccola è sopravvissuta ad un naufragio: viene rinvenuto il relitto dell’imbarcazione e un uomo, deceduto, all’interno. Della madre, invece, nessuna traccia.

La moglie spinge il marito a mentire, non denunciando l’accaduto e facendo credere che la bambina, la quale, non a caso, chiameranno Lucy, ossia luce, sia la loro figlia naturale.

Ma la vita è un intreccio complesso, gli eventi sono ballerine impazzite sul palcoscenico della Storia. Da qui la trama di “La luce sugli oceani” prende avvio.

La nostra stella privata! Insieme al sole e all’oceano, come se il mondo fosse stato fatto solo per noi. E noi due siamo tutti l’uno per l’altra”.

Anche il toponimo Janus, terra che si affaccia su due mari che vanno in direzioni opposte, verso il polo Sud e verso l’equatore, trae origine da Giano, il latino dio bifronte, che scruta, con il suo duplice sguardo, il passato e il futuro, ed è protettore di tutto ciò che ha ingresso e uscita, interno ed esterno, inizio e fine … fin dove c’è la luce sugli oceani.

E sa che l’uomo che li percorrerà è stato plasmato da ogni giornata e da ogni persona del suo cammino. […]

Fra non molti giorni si chiuderanno le loro vite, l’erba crescerà sulle loro tombe.[…]

Guarda l’oceano che si arrende alla notte, sapendo che la vita risorgerà”.

Sinossi

Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti.

E adora le mattine radiose, con l’alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo.

Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini.

Lì, sull’isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura.

Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare.

Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba.

Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto.

Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto.

È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua.

Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla.

Decidono di chiamarla Lucy.

Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d’attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre.

E quell’ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro.

Titolo: “La luce sugli oceani”
Autore: M. L. Stedman
Edizione: Garzanti, 2012
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