“La gente per bene” – Marchesa Colombi
Recensione Lisa Molaro
“La Gente per bene” è un insieme di leggi di convivenza sociale, un piccolo galateo, scritto dalla Marchesa Colombi (pseudonimo di Maria Antonietta Torriani Torelli Viollier) e pubblicato la prima volta nel 1877, a Torino.
Non è il primo libro dell’Autrice che leggo, già ne conoscevo lo stile e, di per certo, presto ne leggerò altri.
Avevo già scritto del suo libro:
“Cara Speranza” di Marchesa Colombi
Non mi aspettavo, quindi, un asettico insieme di regole e diktat bensì, esattamente, ciò che vi ho trovato: normative di buona educazione e beltà di civile vivere quotidiano, narrate attraverso humor e aneddoti.
La Marchesa, si sa, ha sempre fatto dell’emancipazione femminile un punto fermo e, anche in questo suo scritto, ciò trapela in modo evidente.
Il libro è suddiviso in sei parti, corrispondenti, sostanzialmente, al ciclo della vita della donna; si va dalla bambina alla “vecchia”, passando per la la signorina, la signora, la mamma o la “zitellona”.
Cari maschi non crediate di esserne, però, esonerati! Più di un capitoletto è dedicato pure a voi.
La Marchesa Colombi ha un periodare asciutto e ironico; leggendola è, spesso, impossibile trattenere un sorriso.
Ma qual è la gente per bene e perché la Marchesa ha deciso di redigere questo galateo?
«(…) Il Galateo di Monsignor Della Casa è completo, ragionato, tanto da elevarsi quasi all”altezza d’un trattato di morale.
Io sono certa, e rassegnata a priori, di non poter fare un lavoro, non dirò migliore, sarebbe una pretesa ridicola, ma neppure che s’avvicini al merito di quello.
E tuttavia lo faccio. Perchè?
Perchè vi sono certe cose speciali ai nostri tempi, ai nostri costumi, che io posso dire, perchè in questi costumi ed in questi tempi ci vivo, e che in nessun galateo antico si trovano, oppure vi si trovano differenti da quelle che pratichiamo tra noi.
Cadono le città, cadono i regni, e cadono le costumanze adottate fra la gente civile.Ai tempi di Monsignor Della Casa erano considerate inciviltà parecchie cose che ora sono ammesse.
Invece non si troverà nulla nei galatei antichi sullo scambio delle carte di visita, sulle partecipazioni di matrimoni, nascite, morti, guarigioni; sulle strette di mano; sul contegno da tenere in viaggio, e tante altre cose che appartengono alle nostre usanze moderne.
È per questo soltanto non per fare meglio di nessuno, ma per fare tutt’altro che imprendo a scrivere il mio galateo moderno. (…)».
Di certo leggerò anche il Galateo scritto dal Monsignor Della casa.
Questo lo farò non per far miei gli insegnamenti; i consigli son sempre ben accetti ma sarebbero anacronistici, bensì perché calarsi in tutta questa società di bon ton, al di là del portafoglio più o meno gonfio e degli orologi a catena, più o meno spessi, respirare tutta quell’eleganza di stile, insomma, è appagante.
La Marchesa Colombi, quindi, ci prende metaforicamente per mano e seguendo le varie fasi di crescita, non ci fa sconto alcuno di regole e buone maniere.
Anzi, a onor del vero, una categoria si salva: i neonati!
“Finchè l’uomo fruisce non fruisce dell’intelligenza e della parola, i due grandi e fatali privilegi dell’umanità, il mondo non domanda nulla a lui.”
Ma da lì in poi, badate, è tutto un gioco di società, attenzione ai passi falsi, alle noncuranze e alla mala educazione.
L’incertezza, la stretta di mano, il saluto fugace, il posto sbagliato a tavola… beh, posson cambiarvi la sorte!
Bellissimi i capitoli sui regali nuziali, sulla dote e sui corredi.
Pungenti le critiche, nemmeno velate, che la Marchesa rivolge alle Signorine che hanno fretta di abbandonare il tetto genitoriale rincorrendo doti.
Ironica la sfuggente bellezza, a detta sua, della luna di miele.
Determinato il suo suggerire alle signorine di pretender voce in capitolo, quando si ha cognizione di causa.
“Quale è dunque la ragione per cui una signorina non potrebbe prender parte alla conversazione? Proprio non la vedo. Conosco molte signorine che discorrono, con moderazione, soltanto delle cose di cui sanno di poter parlare (d’arte, di letteratura, di balli, di nuove delle città) senza mai scendere a pettegolezzi né darsi arie dottorali, colla schiettezza e la giocondità che sono proprie della giovinezza, colla sua fede ed i suoi entusiasmi”
Ecco, al giorno odierno, noi qualche diritto in più lo abbiamo conquistato e gli argomenti su cui disquisire potrebbero essere senza limiti. Oggi è la paura di portar rispetto a se stessi a mancare o la voglia di farsi ascoltare, ma questo è un altro discorso.
Tutti parlano e tutti vogliono la propria voce più alta delle altre, senza capire che parlare insieme si può e si deve, anche e specialmente, quando i punti di vista sono divergenti.
E qui scatterebbe il vero messaggio di questo Galateo: l’educazione e il rispetto.
Sì, perché la Marchesa Colombi sfiorando, evidenziando, analizzando, sviscerando, puntigliando e tutti gli altri “…ando” che ci volete mettere, tra un errore da evitare e l’altro, non dimentica mai di sottolineare che:
Tutto è possibile sotto il sole.
Errare humanum est.
Error non è frode.
Il giusto cade sette volte.
“E mille altri proverbi, che non ripeto (perchè dirne parecchi è una inciviltà condannata dai vecchi galatei)”
l’importante è l’autenticità e la coerenza verso se stessi, ricordando che
c’è sempre un modo di dire con garbo anche le cose più disdicevoli.
Da quando è stato pubblicato questo Galateo, sono trascorsi ben 141 anni. Molte cose, per fortuna, sono cambiate… ma non crediate sian poi troppe!
Cambiati sono, sicuramente, la forma, il contesto sociale e il mezzo… ma l’importanza di un “Grazie” di un “Permesso” di un saluto sincero e di una vera stretta di mano; di un presentarsi eleganti come forma di rispetto e non come mera pavonaggine, ecco, queste e molte altre cose non hanno perso d’importanza.
Ancora fanno la differenza; il denaro non è ciò che rende una persona elegante… la classe è ben altra cosa.
Consiglio questo libro a chi vuol sorridere oppure è, semplicemente, mosso da curiosità.
Purtroppo, temo io come temeva la Marchesa, chi ne avrebbe maggiormente bisogno nemmeno sarà andato oltre l’incipit di questo mio articolo… figuriamoci leggere tutto il suo Galateo di Bon ton!
Dipinto a olio, “Baciamano di un cavaliere” di Giuseppe Mazza (1817 – 1884)
Ho finito.
vi ringrazio per l’attenzione e il tempo dedicatomi e vi porgo cordiali saluti con l’auspicio che possiate, sempre, essere voi stessi, con stile.
Lisa.
Io ho letto il libro del Progetto Manuzio, su concessione della casa editrice Interlinea; il libro però è facilmente reperibile in tutti gli store e librerie fisiche, da Amazon a Ibs, ne trovate tante edizioni.
Sinossi:
Gente per bene è uno dei più celebri galateo scritti storici, scritto nel 1877 ma straordinariamente moderno.
Lungi dal limitarsi a dettare regole su come apparire, il volume promuove il ruolo della donna, polemizza con ironia con regole e atteggiamenti imposti dall’uso, individua una scala di valori che privilegia la sostanza rispetto alla forma.
Il volume è il reprint di una edizione di fine ’800.
L’edizione di cui allego il link l’ho scelta per la bellezza della copertina che, personalmente, trovo molto raffinata.