“Generare Dio”
di Massimo Cacciari
recensione di Emma Fenu
Generare Dio è un saggio incentrato sulla figura della madre di Dio scritto da Massimo Cacciari, professore di Filosofia presso l’Università San Raffaele di Milano e autore di numerosi testi, e edito da Il Mulino nel 2017.
Maria di Nazareth è una donna, la Donna.
Colei che ha generato senza conoscere uomo, colei che ha accettato, accolto, atteso, meditato.
Colei che ha trovato, perso e, infine, ritrovato il frutto misterioso del proprio ventre.
Con coraggio.
Davanti all’arcangelo Gabriele, stupita e coraggiosa.
Lungo le sale del Tempio, spaventata e coraggiosa.
Ai piedi della croce, afflitta e coraggiosa.
Perseguitata dal drago, impietosa e coraggiosa.
Dalla Genesi all’Apocalisse, con particolare attenzione nei Vangeli, la madre di Dio cammina a piedi scalzi su deserti, fiumi di sangue e teste di rettili.
A darle un nome, Maria, è Matteo, nella genealogia, ma prima Lei c’è.
Lei c’è dietro la fuga di Eva, Lei c’è con il suo sì, Lei c’è fin dagli esordi del tempo.
Il saggio di Massimo Cacciari, pur essendo un testo di spessore, ricco di approfondimenti letterari, artistici, filosofici, teologici e di riferimenti etimologici al greco antico, riesce a catturare l’attenzione del lettore “medio”, regalando immagini e spunti di approfondimento.
Il punto focale attorno al quale si irradia, per centri concentrici, tutta la dissertazione è il concetto di ombra, quella che l’Altissimo ha steso su Maria durante l’annunciazione (Luca 1,35).
Siamo abituati a concepire l’ombra come qualcosa di oscuro, connesso alla morte, eppure esiste un’ombra Altra, che copre illuminando e che dà vita.
Secondo il mito platonico, infatti, l’ombra è l’immagine falsata dell’idea, ma, dal punto di vista teologico, essa è l’immagine conoscibile e concreta dell’idea che si concretizza in simbolo, ossia in elargitore di significato.
Da questo assunto nasce l’esigenza di creare icone del divino, perché la luce si manifesti nell’ombra e la fede divenga reale testimonianza di un Dio che si è rivelato nel grembo di Donna.
Fermiamoci ad osservare l’immagine di copertina, volutamente sfocata.
Eppure, nonostante la luce si fonda con l’ombra, riconosciamo la Vergine con il Figlio, ancora infante.
I più esperti riconosceranno subito l’opera di Andrea Mantegna, nota come Madonna Poldi Pezzoli; i meno esperti dovranno voltare il libro e tenere fra le mani e davanti agli occhi la soluzione.
Maria appare sofferente nell’atto di schiudere la bocca del bambino per dargli ossigeno, mentre il piccolo cede al sonno, con il corpo stretto da candide fasce: è chiaro che in quest’opera si presagisce la crocifissione e la deposizione di Cristo che per tre giorni riposerà nel sepolcro, avvolto nel sudario.
Maria è lì, coraggiosa, consapevole, presaga eppur immensamente Donna, immensamente Dea, immensamente Madre.
E noi, figli di cielo di terra, seguiamo l’ombra per arrivare alla luce lungo un percorso evolutivo che ci porta ad accogliere e generare il Logos e il divino nella finitezza.
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Sinossi
La figura della Vergine col suo bambino ha svolto un ruolo straordinario nella civiltà europea.
Attraverso questa immagine, che assume forme diversissime, che è chiamata e invocata con nomi anche contrastanti, questa civiltà non ha pensato soltanto il proprio rapporto col divino, la relazione di Dio con la storia umana, ma l’essenza stessa di Dio.
Perché Dio è generato da una donna? Pensare quella Donna costituisce una via necessaria per cogliere quell’essenza.
E le grandi icone di quella Donna, come la Madonna Poldi Pezzoli del Mantegna, non sono illustrazioni di idee già in sé definite, bensì tracce del nostro procedere verso il problema che la sua presenza incarna.
Titolo: Generare Dio
Autore: Massimo Cacciari
Edizione: Il Mulino, 2017