“Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez
recensione di Serena Pontoriero
Cent’anni di solitudine è il capolavoro assoluto di Gabriel Garcia Marquez.
Attraverso il racconto di una saga familiare, Marquez esplora temi quali la costruzione dell’identità, il significato del tempo e della realtà
intrecciandoli con tanta grazia e raffinatezza da dar vita a uno dei più bei romanzi del ventesimo secolo.
Una storia appassionante che fa vivere in parallelo, per il lettore che voglia cimentarsi a scovarli, un’infinità di saggi filosofici su innumerevoli aspetti della nostra vita.
Il romanzo racconta le vicissitudini della famiglia Buendia sulla quale un pesantissimo destino incombe.
I capostipiti della famiglia sono José Arcadio Buendia e Ursula, sua moglie. Tuttavia i due sono cugini e i loro genitori si oppongono a quest’unione predicendo che essa darà vita a un mostro, come era già avvenuto in passato:
“ … nato e cresciuto con una coda cartilaginosa a forma di cavatappi che terminava con uno scopino di peli sulla punta.
Una coda di maiale che non gli permise mai di vedere nessuna donna, e che gli costò la vita quando il macellaio gli fece il favore di tagliargliela con una mannaia.”
Tuttavia, con la leggerezza della loro giovane età, i due decidono di sposarsi e, a seguito di un evento tragico causato proprio dal loro matrimonio, di fuggire con qualche amico dalla città in cui vivono e fondano Macondo.
La vita sembra riprendere il suo corso normale ma, la sorte cui la loro unione li ha predestinati incomberà sull’intera stirpe dei Buendia.
Cent’anni di solitudine narra, quindi, le vicende di tutte le persone appartenenti alla famiglia fino al compimento del loro destino,
ma lo fa emozionandoci, intrecciando eventi tragici e comici, realtà e magia.
Gli uomini della famiglia hanno quasi tutto lo stesso nome come a sottolineare l’importanza che ha, nella costruzione dell’individuo, il senso di appartenenza a una cerchia famigliare, a una storia pregressa.
Tutte le singolarità di cui si compongono gli individui, che sono poi altrettante incomunicabilità e, quindi, solitudini, convergono, grazie all’uso dello stesso nome, verso un’unica storia.
Singolarità irriducibili le une alle altre, esse compongono un tutto a sua volta inscindibile.
Altro elemento fondamentale per comprendere il testo è la maniera in cui sono trattati lo spazio e il tempo, che permettono al racconto di avere un’atmosfera onirica.
I luoghi, infatti, godono di un’importanza capitale.
Il caldo e l’umidità, le paludi, la giungla, il mare, sono molto più che lo sfondo in cui si svolge l’azione.
Diventano personaggi a sé, senza i quali il racconto non avrebbe senso.
Del tempo, invece, se ne hanno tre visioni complementari ma che articolano il racconto in un perfetto equilibrio dialettico.
Marquez accenna al tempo storico, quando racconta delle guerre in Colombia;
c’è il tempo vissuto dai personaggi, estremamente dilatato rispetto al tempo storico eppure a volte eventi e situazioni si ripetono;
e, infine, il romanzo termina in un tempo ciclico in cui l’enigma dell’inizio, grazie alle numerose vicissitudini, viene infine risolto, lasciando intravedere un nuovo inizio.
Magistrale l’introduzione di elementi magici in una realtà semplice e quotidiana.
Marquez riesce così a inserire anche nella vita del lettore la magia, se non ce n’è, o gli ricorda che essa esiste.
Inoltre, grazie al fatto di aver introdotto alcune immagini che gli permettono di comunicare con il lettore al di là del razionale,
riesce a rivolgersi al suo inconscio, instaurando un dialogo molto più fine, silente e fantastico.
L’unico aspetto che può risultare ostico è il fatto che, come prima citato, quasi tutti gli uomini della famiglia hanno lo stesso nome.
Verso la seconda parte del romanzo diventa difficile distinguere i personaggi e ci si sente perduti nelle viscere della famiglia Buendia.
Tuttavia, Marquez ha voluto creare apposta questo sentimento di straniamento, di perdita, di solitudine.
Ha voluto creare nel lettore gli stessi sentimenti che prova Aureliano, l’ultimo discendente.
Marquez ci chiede di dargli fiducia, la stessa fiducia che Aureliano deve avere nel testo che analizza e nel suo autore, se vuole liberare la famiglia da questo destino ineluttabile.
L’enigma della storia famigliare così come l’enigma del libro saranno risolti solo se si crede alla parola dell’autore.
Marquez crea così un parallelismo fra personaggio e lettore, imponendogli di vivere la stessa situazione che sarà risolvibile solo con il più grande regalo che un lettore possa fare a un autore, che un uomo possa fare ad un altro: offrirgli la sua fiducia.
Sinossi
Da José Arcadio ad Aureliano, dalla scoperta del ghiaccio alla decifrazione delle pergamene di Melquíades: sette generazioni di Buendía inseguono un destino ineluttabile.
Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da un linguaggio portentoso e da una prodigiosa fantasia, Gabriel García Márquez ha saputo rifondare la realtà e, attraverso Macondo, creare un vero e proprio paradigma dell’esistenza umana.
Un universo di solitudini incrociate, impenetrabili ed eterne, in cui galleggia una moltitudine di eroi.
Titolo: Cent’anni di solitudine
Autore: Gabriel Garcia Marquez
Edizione: Mondadori, 2017 – Edizione del cinquantenario (1967-2017).
Traduttore: Ilide Carmignani
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