“Another World” – di Banana Yoshimoto
Recensione di Lisa Molaro.
“Another World”, della Yoshimoto, è il capitolo conlusivo della quadrilogia “Il Regno”.
Quando gli occhi del gatto – e il nome dell’Autore – hanno incrociato il mio sguardo, non ho nemmeno letto la quarta di copertina e ascatola chiusa mi sono portata a casa il libro.
Certo, perché la Yoshimoto è una garanzia, sempre!
Forse lo avrete capito: non avevo letto i tre libro che lo precedevano.
Ho iniziato a leggere, ugualmente, le prime righe, sperando potesse essere un romanzo indipendente e così, per fortuna, è stato.
Di riga in riga, di parola in parola, di atmosfera in atmosfera, la Yoshimoto non fa libri da leggere bensì crea atmosfere da vivere!
Questa è la storia di Kataoka Noni, la figlia di Shizukuish. Noni, che ha due papà, Kaede e Kataoka.
Shizukuishi, la madre, ha un rapporto speciale con le piante, a loro parla, con le loro energie respira; padre 1 è un sensitivo e padre 2 un uomo di affari.
Padre 1 e padre 2 sono innamorati. Shizukuishi ama padre1 e, tutti e tre insieme, formano un nucleo familiare forte e labile allo stesso tempo.
Shizukuishi si sente sorella dei cactus e, con le erbe, prepara rimedi naturali che riscuotono un successo che lei non pretende e di cui non ha brama.
Una donna così poteva aver dato un nome banale alla figlia? No, infatti la piccola porterà il nome “Noni“.
Il noni è un gelso indiano. I fiori sono completi, contengono sia l’apparato maschile (polline) che femminile (ovario).
Banana Yoshimoto ci fa calare in un contesto lieve e intenso al tempo stesso; anche quando nulla va per il verso giusto il sorriso sulle labbra del lettore non si spegne… perché?
Perché leggerla è come assistere allo sbocciare di un fiore, dall’interno.
Sembra di essere dentro la bellezza, dentro la natura, dentro la vita!
Prendete un cerchiometro e poi fate tanti cerchi su un foglio bianco; non distanziateli bensì uniteli, fateli sfiorare, intersecateli…
Ecco, così è il libro di cui sto parlando!
L’energia che ci anima non conosce sesso, genere, forma.
Ogni personaggio narrato è goccia in un mare che evapora, trasformandosi in modo incessante.
Sale in cielo, si trasforma in pioggia e nutre poi, ricadendo, ciò su cui si posa.
Sulle dita rotolano pietre dure, ora preziose ora semplici.
Il frinire di cicale in estinzione compone ricordi in chi si concede il tempo dell’ascolto.
Amori mai scontati, spesso difficili, delle volte condizionati.
La Yoshimoto, come è tipico suo, annulla i confini del corpo e li espande dentro un mondo, un cerchio, che palpita e vibra in completa armonia.
La bontà, la pacatezza, l’irriverenza persino, trovano spazio nei suoi romanzi, senza invadere, prevaricare, alzare la voce.
Una lettura sussurrata, sfumata come se le parole fossero stille di colori all’acqua.
La Yoshimoto è una pittrice di parole pastello, anche quando parla di avvenimenti tristi e scogli difficili da superare.
“C’era in mia madre un flusso di vita scintillante, e ogni volta che la osservavo mi sembrava di vedere un fiume. Un fiume che scorre, che luccica e non si ferma mai.”
Divenire consapevoli del proprio passato, fatto di scelte giuste o sbagliate, ma essere capaci di toglierne l’ancora e di proseguire la navigazione ascoltando il proprio, personale, scorrere.
Talenti naturali o innaturali, amori saffici o eterosessuali, tutto si mescola in un libro che è emozione pura!
Incipit:
“Voglio andare da un’altra parte, troverò la pace?
Voglio andare in un altro mondo, questo mondo ormai è finito
Ma continuo a sognare all’infinito senza aver mai visto la luce
Voglio andare in un altro mondo, se è possibile andarci
Mi manca il mare, mi manca la neve, mi mancano le api, mi manca tutto ciò che nasce e cresce
Mi mancano gli alberi, mi manca il sole, mi mancano gli animali, mi mancate tutti
Voglio andare da un’altra parte, troverò la pace?
Voglio andare in un altro mondo, questo mondo ormai è finito E canto le canzoni più diverse: mi mancano gli uccelli, mi manca il vento che così a lungo mi ha baciato”Quando a Mykonos vidi per la prima volta Kino su una scalinata di pietra, pensai di essere vittima di uno scherzo degli dèi.
Perché tutto il tempo che avevo perduto mi veniva restituito in un istante, nella forma più evidente, e una dolce nostalgia mi riportava il sorriso sulle labbra.O magari solo per prendere in giro me e quella nostalgia che avevo provato ritrovandomi dopo tanto tempo lì a Mykonos.
La postura di Kino, il fatto che portasse occhiali da sole e un bastone, la schiena leggermente curva e il viso da ragazzino schizzinoso mi ricordarono il mio papà.
L’aria testarda, la T-shirt in cotone griffata e dai colori delicati abbinata ai chinos di buona fattura lo facevano somigliare a colui che secondo la legge era il mio papà.
Avere due papà potrà sembrare strano, ma la mia vita è sempre stata così, quindi per me è naturale.
Inoltre aveva anche qualcosa della mia mamma.
L’aria vagamente scostante di chi da un momento all’altro potrebbe dire una sciocchezza, un’assurdità, rovinando irrimediabilmente l’atmosfera.
Seduta in fondo alla scalinata mi domandai chi fosse, e allo stesso tempo capii che non dovevo lasciarmelo sfuggire.
Sinossi:
Kataoka Noni è la figlia di Shizukuishi e ha due papà, Kaede e Kataoka.
In Another World, capitolo conclusivo della quadrilogia Il Regno, il percorso di crescita di Shizukuishi è ormai compiuto, Kaede è morto e Kataoka è un padre – a modo suo – amorevole.
Ambientata tra Mykonos, Okinawa e Tokyo, la storia di Noni è la chiusura di un cerchio: torna la forza delle piante e delle pietre, l’amore della natura e quello, complesso e ingovernabile, tra gli esseri umani, il confronto con la morte e l’abbandono.