“Abbi il coraggio di conoscere” di Rita Levi Montalcini
Recensione di Carolina Colombi
Scienziata, mente fra le più brillanti del Novecento, Rita Levi Montalcini è icona del libero pensiero.
Pensiero che ha trasposto in tutte le sue pubblicazioni.
È il 2004 quando la Montalcini dà alle stampe un testo dal titolo suggestivo: Abbi il coraggio di conoscere.
Suddiviso in tre sezioni, i temi trattati nel saggio sono molti e ben esplicitati.
Quaranta i capitoli, e quaranta le argomentazioni sviluppate dalla studiosa.
Tutte di assoluta attualità e di interesse collettivo.
Molto diverse fra loro, ma legate da un unico filo comune: quello della conoscenza, dell’amore per il sapere.
E il focus del libro sta proprio nell’apprendimento, quale mezzo per sollevare le sorti dell’umanità da una possibile autodistruzione.
Partendo dal “Sapere aude” di kantiana memoria, da esprimersi con “Abbi il coraggio di servirti del tuo intelletto”, la scienziata offre una panoramica delle problematiche che accompagnano l’esistenza dell’uomo del terzo millennio.
Al fine di fare buon uso dell’intelligenza posseduta da ogni individuo; controllare e indirizzare, in modo opportuno, le proprie azioni.
La conoscenza è un bene, per definizione. Un bene immenso.
Così sostiene la Montalcini nel prologo del libro.
Senza di esso, altrimenti, non sarebbe stato possibile stabilire la scala di valori che regolano l’esistenza degli esseri umani.
“Così come i geni sono responsabili della programmazione delle strutture cerebrali dalle quali dipende la nostra capacità di comunicare e trasmettere le nostre conoscenze, la cultura ha esercitato ed esercita un ruolo preminente nella evoluzione della specie.”
Nella prima parte del libro, che tratta dell’Universo cerebrale, l’autrice si concentra su riflessioni riguardanti il sistema nervoso.
Soprattutto in riferimento alle funzioni del cervello e alla sua evoluzione fin dai tempi più remoti.
Valutandone le infinite potenzialità, mai sfruttate in tutta la loro interezza.
Sono quindici i capitoli dedicati a questa complessa tematica; capitoli brevi ma esplicativi.
Fra le molte, è una la domanda che la Montalcini pone al lettore, a mo’ di provocazione.
Solo per affiancarlo nella lettura di questa sezione del libro, non propriamente facile per i non addetti ai lavori.
Qual è l’origine del sistema nervoso, un tempo considerato dono di provenienza divina, e perciò imperscrutabile?
Come si è plasmato nel corso di milioni di anni il sistema limbico, parte del cervello sede delle emozioni e di istinti animali primitivi?
Per rispondere adeguatamente al quesito, la scienziata prende a prestito opinioni di autorevoli studiosi che l’aiutano nell’esposizione di questi concetti e fa un passo indietro.
Sul finire dell’Ottocento il desiderio di penetrare nel mistero cervello-mente era oggetto di speculazioni filosofiche, e altre possibili interpretazioni parevano lontane.
Superato il secondo millennio, grazie alla ricerca, la possibilità di penetrare nei recessi dell’organo cerebrale si è ampliata.
Oggi, le nozioni sulla struttura del cervello e sulle sue funzioni sono più ampie rispetto al passato, e in grado di fornire all’uomo le necessarie istruzioni per usare in modo sinergico le potenzialità sia emotive che cognitive.
Emozioni e raziocinio, quindi.
Ma le facoltà cognitive sono andate, nel corso di milioni di anni, di pari passo con le capacità emotive?
È questo il confronto su cui si sofferma l’autrice.
Decretando infine che l’evoluzione dell’uomo si è sviluppata soprattutto da un punto di vista razionale.
La capacità raziocinante ha dato all’uomo un enorme potere di controllo sul mondo, mentre le seconde sono rimaste invece a livello preistorico.
Pertanto, per ciò che riguarda l’aspetto emozionale, il percorso da compiere è ancora lontano dall’essere realizzato.
La studiosa afferma poi, che spetta al raziocinio il compito di assumere il comando delle azioni individuali, con un occhio sempre rivolto al futuro bene comune.
Ed ecco da qui, nascere un divario tra facoltà cognitive ed emotive, quanto mai difficile da colmare.
“La scienza degli elaboratori elettronici e della loro programmazione ha affascinato le nuove generazioni…”
Grazie ai progressi della matematica, della fisica e dell’informatica si è arrivati a visualizzare le immagini del cervello, al fine di esplorare le funzioni cerebrali in condizioni sia normali che patologiche. Simulando le interazioni fra loro.
A questo punto entrano in gioco le neuroscienze, le scienze cognitive, e l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale contrapposta a quella naturale.
Le motivazioni espresse in Abbi il coraggio di conoscere affermano che l’intelligenza naturale sia superiore a quella creata in laboratorio.
Perché dotata di creatività, proprietà di andare oltre, di estrarre principi generali e affrontare problemi imprevisti.
Tutto ciò, per ora. Per il futuro non è possibile fare previsioni.
Il binomio scienza e arte. Che dire di due discipline fondamentali per la crescita umana?
Innanzitutto, l’autrice afferma che rispondono a due esigenze primordiali.
La prima è quella di approfondire la conoscenza del mondo circostante, oltre che di se stessi.
La seconda è quella di evadere dal mondo reale, rifugiandosi in una realtà che risponde alle aspirazioni del singolo. Libertà questa, non accessibile allo scienziato.
Nella seconda parte di Abbi il coraggio di conoscere, la Montalcini discute del normale invecchiamento delle cellule in genere, e dei neuroni nel particolare, cellule perenni e prive della capacità di riprodursi.
Ma il numero dei neuroni eliminati non è così rilevante, in quanto il cervello è formato da un considerevole numero di cellule nervose.
E quelle rimosse non sono in quantità tale da provocare un repentino declino delle capacità cognitive e creative.
Il sistema sociale esalta l’efficienza, motivo per cui gli anziani, non produttivi, sono considerati inutili.
Esiste però un rimedio al grave ostacolo: essere consapevoli delle capacità cerebrali e farne un buon uso.
“Non esiste la razza, esistono i razzisti.”
Così un noto studioso ha denunciato il paradosso circa il concetto di razza.
Sociologi e pensatori sono arrivati alla conclusione che non è possibile quantificare il numero di razze presenti sul pianeta, in quanto numerose.
Si è pensato quindi, fosse un bene abolire il termine razza, a causa dell’arbitrarietà dei criteri su cui era fondato tale concetto.
L’ideologia razzista stabilisce l’esistenza di razze superiori e inferiori, dove le prime hanno il diritto di sopprimere le seconde, ai fini di purificare la specie umana.
Purtroppo tale ideologia, o meglio aberrazione, non è scomparsa dalla scena sociale.
Come scrisse Primo Levi, “il ventre che partorì questo mostro è tuttora fecondo.”
In tale ragionamento entra a pieno titolo il concetto di dignità, insita in ogni individuo.
Ed è proprio il principio di dignità a essere scavalcato dai regimi che sostengono i vari razzismi.
Oltre a venire posto in essere nei conflitti, presenti in molte zone del globo.
Le donne. Altro argomento spinoso di cui la scienziata si occupa in Abbi il coraggio di conoscere.
All’alba del terzo millennio, la situazione nei paesi più progrediti è certamente migliorata rispetto ai secoli scorsi.
Lo stesso non si può dire dei paesi in cui la donna è tuttora oggetto di oppressioni fisico-psichiche.
In grado di conciliare attività importanti, come può essere dedicarsi alla ricerca, con il ruolo di madre, a sancire il destino di milioni di donne, indipendentemente dalla naturale inclinazione, è soltanto un cromosoma, differente da quello dell’uomo: il cromosoma X.
Cioè quello che definisce la diversità di genere.
“Particolarmente grave è l’esclusione delle donne, oggi come in passato, dalle alte sfere governative, che detengono il potere decisionale a livello nazionale e internazionale.”
Che dire poi delle disparità che separano il Nord dal Sud del mondo? Sono sempre più evidenti, sostiene la Montalcini.
Fenomeno dovuto alle economie forti, che non hanno abbandonato le strategie coloniali del passato, indebolendo la civiltà e il progresso dei paesi in via di sviluppo.
Le crisi che travagliano la società moderna, il modo di vivere e pensare, di produrre, di consumare e di sprecare non sono più compatibili con i diritti degli abitanti della Terra.
I meccanismi perversi del modello di sviluppo dei paesi ricchi, a scapito di quelli poveri, ne provocano l’impoverimento, oltre che il depredamento degli ecosistemi.
Quale suggerimento per frenare tale deriva?
Adottare provvedimenti per eliminare le diversità, creando un tipo di economia che privilegi la vita dei popoli meno favoriti, non tenendo conto dei profitti.
Inoltre, quali strategie adottare per evitare le catastrofi di dimensioni mondiali che oggi incombono sul futuro dell’umanità?
Tre sono le componenti per salvare il pianeta, risponde l’autrice di Abbi il coraggio di conoscere.
Modificare l’educazione, dare spazio agli adolescenti, rendere partecipe delle decisioni il genere femminile.
Inoltre, cambiare la società a livello strutturale, mettere in atto una conversione personale e culturale. Ad esempio.
E ancora, modificare la mentalità, lo stile di vita, scoprendo valori che diano l’impulso per costruire una storia nuova, sia individuale che globale.
Anche in questo caso, la Montalcini ribadisce: l’istruzione, a partire dall’infanzia, è la chiave dello sviluppo.
Il tutto per sconfiggere la povertà e le condizioni di vita delle popolazioni dei paesi emergenti.
Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, l’autrice fa riferimento alla rivoluzione industriale, fenomeno nato alla fine del 1800.
Evento che ha cambiato la società trasformando la plebe in proletariato.
A questa rivoluzione è seguita quella scientifica e tecnologica, oltre a quella operaia.
Tutte connesse le une con le altre.
L’ultima rivoluzione, quella tuttora in atto, si basa sull’utilizzo dell’informatica.
Ed è un processo di trasformazione che ha investito tutto il mondo: la cosiddetta globalizzazione.
Inoltre, il connubio tra scienza e tecnica.
Va consolidato, ma spetta alla scienza l’apporto di un migliore utilizzo della conoscenza.
Un esempio fra tutti: lo sviluppo della telemedicina, in regioni dove in molti vivono lontano dai centri urbani e non hanno accesso alle prestazioni ospedaliere.
La Montalcini prende poi in considerazione l’aggressività, la vivisezione, al fine di sperimentare farmaci per il bene dell’umanità intera.
L’acqua.
Altra grave e vitale questione con cui gli uomini dovranno confrontarsi.
Il mancato accesso all’acqua è una delle principali cause che inducono migrazioni di massa di intere popolazioni.
L’urgenza di risolvere tale problematica nasce da fatti ben precisi.
Non poter accedere alle sorgenti pulite, la protezione delle falde idriche nelle zone in via di sviluppo.
Carenze queste che provocano malattie batteriche e parassitarie.
Sarebbe compito dei paesi ad alto livello culturale e tecnologico provvedere a trasferire tecnologie innovative e personale competente, sia per la ricerca di falde che per la costruzione di pozzi.
Altresì bisognerebbe evitare il monopolio di pochi, e impegnarsi per scongiurare guerriglie locali, causate anche dalla carenza d’acqua.
E poi, gestire i grandi fiumi, quale risorsa naturale in un quadro di cooperazione e sviluppo.
In tale difficile questione le donne africane hanno dimostrato una grande capacità: si sono impegnate a educare e istruire alla cultura dell’acqua.
Perché senza acqua e istruzione non vi è possibilità di sviluppo, in quanto i danni che ne conseguono sono la povertà e la fame.
Ferita nella coscienza umana, la povertà non è soltanto un problema morale: il benessere di ciascuno dipende dalla garanzia di un minimo livello di benessere per tutti.
Strettamente connessa all’acqua e alla povertà è la fame: flagello da debellare.
La malnutrizione provoca conseguenze irreversibili durante le prime fasi della vita, soprattutto a livello intellettuale e psichico.
Il divario fra le condizioni di vita dei popoli ad alto livello culturale e i popoli in via di sviluppo impone un intervento di tipo nuovo: microprogetti, per esempio, promossi dalla Fao.
Oltre a programmi culturali e di formazione lavorativa volti alle attività agricole; in modo da produrre reddito e beni materiali.
Le cause dell’estrema povertà sono da cercarsi nella desertificazione, nelle scarse risorse idriche e sfruttamento improprio delle aree coltivabili.
Infine, la terza parte del libro. Fin da subito la Montalcini si concentra sul percorso delle neuroscienze. Ovvero di una scienza che si occupi dei molteplici aspetti del sistema nervoso.
Fino alla metà del Novecento la scienza neurobiologica era pressochè alienata dal mondo scientifico.
Un contributo fondamentale lo ha dato la scoperta della doppia elica del DNA.
“Per l’uomo non esiste ricerca scientifica più importante di quella che ha per oggetto il suo cervello. La nostra visione dell’universo è strettamente legata ad essa.”
Secondo la scienziata, la conoscenza del nostro cervello non soltanto è la chiave di comprensione dell’Universo, ma è l’unica speranza che rimane all’uomo.
Al fine di capire se stesso ed evitare che le sue tendenze distruttive minaccino la sopravvivenza della specie umana.
Per avviarsi alla conclusione la Montalcini dibatte sul libero arbitrio: problema filosofico e teologico per eccellenza.
Ovvero, la capacità delle facoltà mentali di prendere decisioni in base alla propria volontà.
Presupposto questo che regola ogni atto della vita.
Infine, in Abbi il coraggio di conoscere, l’autrice considera la procreazione assistita, la clonazione, il rapporto tra scienza ed etica, tutte problematiche di assoluta importanza per il futuro del pianeta.
Ritiene, che per arrestare il dilagare del movimento antiscientifico, il quale denuncia la scienza come agente disumanizzante, la conoscenza sia l’unica via d’uscita per gli appartenenti alla specie umana.
Il registro sviluppato dalla scienziata in Abbi il coraggio di conoscere è fluido e coinvolgente.
Tale da permettere al lettore un approccio alla lettura dei diversi capitoli in maniera indipendente l’uno dall’altro.
Si può spaziare fra le diverse parti, senza essere guidato da alcun ordine, se non dai propri interessi personali.
Sebbene il saggio sia un testo dichiaratamente divulgativo, dall’indiscutibile fascino che scaturisce dalle parole, mutuate in concetti, l’approccio alla lettura non è propriamente semplice.
E ciò in riferimento soprattutto alla prima parte.
Le difficoltà che può trovare un non addetto ai lavori, la si può giustificare in virtù della grandezza della Montalcini.
Non soltanto di pensiero ma anche di espressione narrativa.
Motivo per il quale, parere personalissimo questo, a causa della sua forma mentis, non le è stato possibile scendere al di sotto di una certa soglia, al fine di comunicare concetti di elevata portata intellettuale.
Figura di alto profilo, protagonista della scena scientifica, Rita Levi Montalcini è stata una donna controcorrente che ha attraversato il XX secolo guardando sempre avanti.
Il suo impegno è stato un atto di fede nell’intelletto, come nell’uomo.
È stata insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986, per la scoperta del Nerve growth factor, fattore di crescita delle cellule nervose.
Scoperta che ha aperto la strada alla possibilità di nuove cure per malattie fra i quali la sindrome di Alzheimer.
Esempio di vita e principi umani cui guardare, la scienziata era solita affermare.
“Il mio solo merito è l’impegno.”
Soprattutto è una l’idea di fondo che più di altre riflette il suo modo di concepire l’esistenza.
Immergersi nella conoscenza, come modo per differenziarsi dagli animali e sollevarsi dalla mediocrità, nemica della vita.
Ed è la preziosa eredità del suo pensiero a renderla immortale.

Rita Levi Montalcini viene nominata senatrice a vita. Immagine del web.
Sinossi
Raccogliendo l’esortazione kantiana al “sapere aude”, a utilizzare con coraggio e determinazione le proprie facoltà intellettuali, Rita Levi Montalcini si confronta con i grandi interrogativi del nostro tempo, riflettendo sulle scelte che gli uomini del nuovo millennio saranno chiamati a compiere. Ne risulta un discorso articolato ma universale che, passando in rassegna temi cruciali quali la salvaguardia dell’ambiente e la sperimentazione sugli embrioni, la cura del cancro e la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, sottolinea il legame indissolubile e necessario tra ricerca e dimensione etica, tra innovazione scientifica e difesa dell’individuo. Una riflessione appassionata, animata dalla serena fiducia nell’uomo e nella sua capacità di comprendere e gestire le sfide della contemporaneità.
Scheda libro-Abbi il coraggio di conoscere
Titolo: Abbi il coraggio di conoscere
Autrice: Rita Levi Montalcini
Genere: Saggistica
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2004