Wagner e il melodramma: Tristano e Isotta
a cura di Gianna Ferro
Tristano e Isotta è un melodramma di Richard Wagner rappresentanto per la prima volta a Monaco nel 1865.
Il melodramma
Il melodramma, sinonimo di opera o opera lirica, indica uno spettacolo teatrale nel quale convivono recitazione, canto, musica e ballo.
La sua nascita è legata alla Camerata de’ Bardi o Camerata Fiorentina, un gruppo di nobili che si riunivano alla fine del XVI secolo nel Palazzo del Conte Bardi a Firenze per discutere di poesia e musica della loro epoca posta in relazione con la musica greca.
All’inizio del diciannovesimo secolo l’Opera Lirica italiana si basava sul belcanto e anche quella francese, per quanto più declamatoria e solenne, aveva il suo punto di forza nello splendore vocale: con Richard Wagner il virtuosismo è sostituito dalla drammaticità, grazie anche all’importanza che assume il testo.
L’Opera diventata dramma musicale – melodramma -, porta a pari dignità testo e musica; la melodia continua, introdotta dal musicista tedesco, segna, con l’eliminazione delle fratture causate dai recitativi e dalle arie, il primato dell’orchestra sulla voce.
Richard Wagner
Richard Wagner fu la forza vivificante della musica tedesca.
Ma le sue innovazioni nella tecnica musicale, nell’orchestrazione e nell’applicazione dei Grundmotive/Leitmotiv, temi base legati ai differenti stati emotivi dei personaggi o a una singola situazione, si manifesteranno in quasi tutti i compositori dell’ultimo periodo wagneriano e quelli successivi. Concepì una forma teatrale basata su un continuum temporale, non spezzettato in singoli episodi, ma incessante nel suo costante variare; introdusse il Leitmotive, come già detto, che sarà l’elemento cementatore della struttura musicale, ricorrendo nel corso dell’opera ogni qualvolta sia fatta menzione del personaggio a cui il Leitmotiv stesso si riferisce.
In tal modo l’orchestra acquista per Wagner un’importanza di primissimo piano e diventa partecipe diretta dell’azione, alla pari della voce e talora addirittura sovrastandola per importanza e potenza espressiva.
Se l’Opera italiana come quella francese, comportava le due figure del librettista e del compositore, in Wagner queste si fondono: autore anche dei libretti, egli è un critico globale, poeta, drammaturgo e compositore.Wagner considerava l’opera teatrale come un insieme di poesia, musica e rappresentazione scenica, che dovevano quindi essere tutte concepite della stessa mente.
Nato a Lipsia nel 1813, Richard Wagner si interessò per alcuni anni di studi letterari e filosofici, dedicandosi alla musica solo più tardi. A parte qualche tentativo iniziale dicomposizioni sinfoniche e pianistiche, egli trovò la sua strada nel genere dell’opera teatrale.
Wagner viaggiò in varie parti d’Europa per cercare di farsi conoscere, ma a causa di problemi finanziari nel 1842 tornò in Germania, dove finalmente riuscì a far rappresentare due opere nuove: il Tannhause , la cui trama è ispirata ad antiche leggende tedesche, e il Lohengrin.
Infiammato dai propri ideali, egocentrico e prepotente, Wagner ebbe una vita agiata e suscitò polemiche ovunque. Si fece nemici acerrimi, ma anche accesi sostenitori, che sfruttò con la noncuranza del genio sicuro del proprio talento e dei diritti che questo gli dava.
Grazie al mecenatismo di Luigi II di Baviera, costruì a Bayreuth il Festspielhaus, il Teatro in cui vennero inaugurate molte delle sue opere. Qui l’orchestra venne disposta più in basso del palcoscenico, mentre in sala, durante le rappresentazioni, c’era buio ed era obbligatorio fare
silenzio.
Progettato dallo stesso Wagner e realizzato secondo le sue indicazioni, qui le sue opere vengono rappresentate in tutta la loro purezza: fece rappresentare la famosa tetralogia, un imponente ciclo di quattro opere intitolato L’anello del Nibelungo che comprende: L’oro del Reno, composto nel 1854, La Walkiria del 1856; Sigfrido del 1857e Il crepuscolo degli dei, portato a termine solo nel 1874.
In ogni teatro lirico del mondo le opere di Wagner continuano ad essere pezzi obbligati del repertorio e vengono riproposte ad ogni stagione operistica.
Richard Wagner morì a Venezia nel 1883.
Wagner è sempre stato considerato un rivoluzionario nel campo della musica e il vero precursore della musica del XX secolo. Quello che gli si attribuisce, con maggior frequenza, è di essere stato, con Tristano e Isotta e con le sue armonie cromatiche, l’antesignano dell’apparizione della dodecafonia (successione di 12 suoni) di Schonberg e della scuola di Vienna.
L’affermazione sembra logica, perchè all’ascolto di Tristano e Isotta, le armonie fluttuanti, con modulazioni che fanno scivolare costantemente la melodia da un accordo all’altro, producono nell’ascoltatore un effetto che tende ad annullare quello della tonalità classica, ereditata attraverso i compositori romantici.
*Secondo alcuni studiosi, il sistema tonale è conforme al modo di sentire dell’orecchio umano (basti pensare alla musica leggera destinata ad tutti gli ascoltatori, è scritta secondo questo sistema) e che il suo abbandono a favore di nuovi percorsi armonici sarebbe stata la causa della mancanza di comunicazione fra compositore e pubblico che ha caratterizzato la produzione della prima metà del XX secolo.
“L’armonia si trasforma in qualcosa di reale solo nell’orchestra […]; chiunque separi nella mia musica l’armonia dalla strumentazione sbaglia come se separasse la mia musica dal mio testo, la mia melodia dalle parole alle quali dà vita”- Wagner
Wagner, molto probabilmente, conobbe la vicenda patetica di Tristano e Isotta a Dresda, quando si dedicò agli studi della letteratura medioevale. Aveva letto il poema di Gottfried von Strassburg, un poeta della prima metà del duecento.
Tristano e Isotta
L’origine della saga di Tristano e Isotta è molto remota: secondo alcuni risalirebbe alla mitologia greca; secondo altri sarebbe nata nelle regioni celtiche del Galles e della Cornovaglia, per raggiungere successivamente la Bretagna.
Quella che fino ad allora era solo una tradizione orale, fu registrata in forma scritta.
La prima versione tedesca era incompiuta e successivamente completata da Gottfried von Strassburg, a cui fece fede Wagner.
Nella primavera del 1857 abbozzò un canovaccio per la sua nuova opera; passarono circa tre anni per completarla.
La prima rappresentazione avvenne a Monaco il 10 giugno del 1865, diretta da Hans von Bulow.
La leggenda ha radici celtiche è ambientata fra la Cornovaglia, l’Irlanda e la Bretagna.
Tristano è orfano e viene cresciuto da suo zio Marco, Re di Cornovaglia che, per questioni politiche, è tenuto a pagare un sostanzioso tributo all’Irlanda (accadeva spesso che un Paese dimostrasse la sua dipendenza da un altro pagando dei tributi in segno di sottomissione).
Tristano, ormai divenuto adulto è un valoroso guerriero, decide di liberare la Cornovaglia da questo peso e sconfigge Moroldo, il fratello del re d’Irlanda.
Tristano rimane però ferito nel duello e, moribondo lontano dalla corte mentre cerca di tornare in Cornovaglia, viene curato, creduto un uomo qualunque, dalla bellissima figlia del Re irlandese, Isotta, che non sospetta nulla riguardo all’accaduto.
Quando torna in Cornovaglia, Tristano è guarito e porta con se un capello biondo di Isotta.
Quando Re Marco lo vede, anche per porre fine alle pressioni dei sudditi che vogliono vedere il re sposato per avere assicurata la successione al trono, decide di sposare la donna a cui appartiene quel capello, appunto, Isotta.
Tristano riparte allora per l’Irlanda, come messaggero, e Isotta acconsente a sposare Re Marco per porre fine alla rivalità fra i due regni.
Brangania, balia di Isotta, le consegna, un filtro d’amore che, bevuto dopo le nozze con re Marco, li farà innamorare perdutamente l’uno dell’altra, garantendo così alla giovane un matrimonio felice e non solo d’interesse.
Accade però un imprevisto: a bere il filtro è, per errore, Tristano.
Lui e Isotta si innamorano follemente e la loro vita è rovinata perché il matrimonio non può certo essere annullato, e Tristano si trova nella terribile situazione di essere innamorato della sposa dello zio che tanto amorevolmente lo ha cresciuto, e verso cui è legato da un doppio vincolo: come parente e come suddito.
Arrivati in Cornovaglia Tristano e Isotta cominciano a vedersi di nascosto, ma un giorno Re Marco li scopre, così manda Tristano in esilio su un isola lontana e sperduta, e costringe Isotta a sposarlo.
In Bretagna Tristano conosce e sposa un’altra donna, che non ama e con la quale non avrà mai nessun tipo di rapporto: Isotta dalle Bianche Mani (il nome della sposa è identico a quello dell’amata abbandonata e si distingue per il diverso epiteto “dalle bianche mani”).
La nostalgia per Isotta è troppo grande in Tristano e il nostro eroe comincia allora una serie di viaggi verso la Cornovaglia. Si reca, travestito, alla corte di Re Marco per rivedere Isotta, ma suo cognato, Caerdino, il fratello di Isotta dalle Bianche Mani, offeso dall’oltraggio che Tristano sta facendo a sua sorella lo segue. Caerdino, dopo aver visto Isotta, la donna amata da Tristano, comprende finalmente l’amore che il cognato prova per quest’altra donna e lo perdona.
Isotta dalle Bianche Mani è a questo punto offesa sopra ogni limite. Approfitta allora di una disgrazia per vendicarsi: Tristano è stato ferito durante una spedizione ed è morente nel suo letto. Chiede che venga chiamata Isotta dalla Cornovaglia perché è convinto che solo la sua presenza, come era già successo, potrà guarirlo dal male.
Per sapere se la nave, di ritorno dalla Cornovaglia, porta con sé anche Isotta chiede che vengano issate delle vele bianche o nere a seconda della presenza o meno della donna sulla nave. In questo modo saprà, appena le vele faranno capolino all’orizzonte, se Isotta ha deciso di raggiungerlo o di abbandonarlo.
La moglie di Tristano decide di cambiare le carte in tavola e mente a Tristano: gli rivela infatti che la nave sta giungendo con le vele nere. Tristano decide allora di lasciarsi morire e quando arriva Isotta è troppo tardi: si uccide sul corpo di Tristano e i due, fatti tornare in Cornovaglia per volere di Isotta dalle Bianche mani, che si è pentita profondamente di quanto ha causato, vengono sepolti vicini.
Ascolto – R. Wagner “Tristano e Isotta” – Predulio e Amore e morte
Tristano e Isotta sono il sogno di un amore talmente idealizzato e trasfigurato da potersi realizzare, autenticamente, solo nella morte: un desiderio struggente di annientarsi l’uno nell’altra, un’ansia smaniosa di compenetrarsi pienamente spinge i due amanti al totale annullamento della propria soggettività nella morte vista come unica possibile fonte di serenità e completezza.
La semplice storia d’amore acquisisce una sempre maggiore complessità che deriva proprio dalla rielaborazione personale di alcuni concetti chiave della filosofia di Schopenhauer integrati con tematiche tipiche del romanticismo tedesco come l’aspirazione al sublime, la sehnsucht (desiderio), la predilezione per la notte come luogo delle verità in opposizione alla ragione ingannevole del giorno; questo quadro concettuale ha strutturato l’intera opera fino a renderla psicologicamente faticosa da sostenere, eppure estremamente fascinosa e ammaliante: un prelibato frutto proibito.
Non si stenta certo a credere che Wagner abbia riversato in questa musica tutta la passione per Mathilde Wesendonk e poi tutta la disperazione per l’abbandono: amore e morte, appunto.
Wagner aveva realizzato l’intreccio indissolubile fra l’atto vitale espresso dall’amore e l’estinzione della vita dovuta all’eccesso della passione.
In una lettera del 1854 a Liszt, mentre era impegnato nella composizione di Walkiria, Wagner scrisse:
“In tutta la mia vita non ho mai gustato la vera felicità dell’amore; perciò vorrei erigere a questo bellissimo, fra tutti i sogni, un monumento nel quale, dal principio alla fine, quest’amore avesse modo di saziarsi, per una volta appieno. Ho disegnato nella mia mente un Tristano e Isotta, una concezione musicale semplicissima e però quant’altra mai intensa e concreta”.