Cari amici lontani e vicini di Loredana Preda
Lettere al Femminile
A cura di Maria Cristina Sferra
Care amiche e cari amici di Cultura al Femminile, per la rubrica quindicinale Lettere al Femminile pubblichiamo oggi una missiva di Loredana Preda, una lettera sincera dedicata a un amico e a un’amica, i suoi cari amici lontani e vicini, entrambi partiti lasciando la terra natia per cercare il proprio posto nel mondo e trovare il senso della vita.
Non parlarmi dei tuoi progetti. Non parlarmi del domani. Tanto non vi è certezza alcuna.
Parlami, invece, del tuo oggi. Di quanti sorrisi hai donato al mondo. Di quante anime hai accarezzato stamattina. Di quanto altrui dolori ti sei fatto carico. Di come hai preso in spalla valigie e pesi non tuoi, per alleggerire il cammino di chi nemmeno conosci; di chi non ha un volto familiare, ma solo una tristezza opprimente che lo tiene inchiodato lì, come se i suoi piedi fossero sprofondati nel cemento fresco.
Parlami di come oggi sei stato vicino nella lontananza. Di come le tue parole hanno fatto germogliare fiori e di come, con le unghie, scavando dentro di te, hai trovato il Diamante dell’empatia. Di essere l’altro.
Parlami della poesia. Della bellezza del mondo, al di là del fango. Attraversa gli oceani in volo e descrivimi ciò che i tuoi occhi e il tuo cuore hanno visto. Poi dimmi, quante meraviglie sei riuscito a portarti dentro. A farle tue, cambiando, cambiandoti, mutando forma e assimilando essenza.
Se vuoi solo sputare veleno, invece, oggi stammi lontano. Ignorami. Cancellami. Recidi ogni legame possibile o impossibile. Se vuoi far uscire dalla tua bocca parole vuote, inutili, oggi non ti ascolterò. Perche quelle parole, quei sentimenti, amico mio, li stai creando con le tue mani! Sono ciò che hai raccolto nei tuoi ieri. Le hai plasmate a tua immagine e somiglianza.
Quindi se oggi non hai voglia di camminare in punta di piedi, di muoverti graziosamente nel mondo, corri. Corri lontano. Vai a cercare la tua pace; da qualche parte ci sarà e ti starà aspettando. Vai ad abbracciarla.
Ti auguro di poterla riconoscere e di farla tua. Ti auguro di non smarrirla mai.
Ti auguro, inoltre, di imparare a sentire la musica dell’anima. Di lasciarti attraversare dalle sue armonie.
Ti auguro di non permettere che ti usino al bisogno, che ti trattino come se fossi una suppellettile da stipare in una stanza da riempire!
E, un giorno, mi racconterai dei tuoi viaggi, ti cosa ti ha reso felice, di cosa o di chi ti è entrato dentro, della gioia che hai abbracciato, dell’eco delle tue risate, delle montagne che hai attraversato, delle acque che ti hanno dissetato e lavato i pensieri cupi, grigi come le tempeste e freddi come gli inverni.
Mi racconterai di come hai saputo dare vita a tante meraviglie, di quante persone hai contagiato con la tua allegria, con il tuo modo di essere – trasparente, sincero, incomodo, molte volte.
Mi racconterai di come hai saputo ridere di gusto, come un bambino, quando sei andato in ufficio con la camicia alla rovescio o senza stirarla.
E tu, amica mia, mi racconterai di come hai messo il rossetto fuori dal naturale contorno delle tue labbra. Di come hai dimenticato il pollo nel forno e lo hai trovato carbonizzato e, invece di arrabbiarti, hai sorriso e hai cenato con un pezzo di pane che stavi per buttare, perché duro, ammuffito. Di come non hai fatto capricci perché in profumeria non hai trovato il tuo profumo preferito e di come hai capito che l’odore della tua pelle è la migliore fragranza che la natura poteva donarti.
Mi parlerai di come hai imparato ad amarti, in tutti questi anni di lontananza. Di tutte le belle cose che ti sono capitate, che hai fatto. Dell’amore che ti circonda, finalmente.
Ma oggi, se oggi non hai nulla di tutto ciò da raccontarmi, resta in silenzio e inizia ad ascoltarti. Non mi parlare, non mi cercare. Resta con te.
Per partecipare alla rubrica quindicinale Lettere al Femminile sul sito Cultura al Femminile, inviate la vostra lettera allegata in formato Word a letterealfemminile@gmail.com