Storia dell’editoria. Parte II.
Gli editori visti da vicino
di Paola Crovi
Alcune delle più importanti case editrici hanno il nome del loro fondatore: Angelo Rizzoli, Aldo Garzanti, Valentino Bompiani, Giulio Einaudi (oltre al già ricordato Arnoldo Mondadori).
Angelo Rizzoli (1889 – 1970).
A causa delle ristrettezze economiche in cui si trova la famiglia, studia presso i Martinit di Milano.
Di questa sua esperienza e della sua umile provenienza ne ha sempre fatto un vanto, identificandosi nello spirito del self made man.
Inizia la sua attività come semplice tipografo, fino alla fondazione, nel 1911, della A.Rizzoli & C., con pubblicazioni non solo di libri ma anche di periodici come Il secolo illustrato e Il cinema illustrato.
Nel 1949 ha la fortunatissima intuizione di creare la BUR (Biblioteca Universale Rizzoli). La collana di tascabili più venduta in assoluto.
Si impegna in vari settori imprenditoriali: società sportive, produzione e distribuzione cinematografica.
(Sulla vita di A. Rizzoli si può leggere N.Carraro, La vera storia di una grande famiglia italiana, Milano, Mondadori, 2015)
Aldo Garzanti (1883-1961).
Si tratta di un industriale del settore chimico.
La sua passione per la letteratura lo porta ad investire capitali nell’editoria.
Inizia comprando la casa editrice Treves e il suo primo successo è Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli, del 1940.
Valentino Bompiani (1898-1992).
Proviene dalla Mondadori e fonda la sua casa editrice a Milano nel 1929. Esordisce con la collana di narrativa, Letteraria.
Oltre a essere un valido imprenditore è anche un letterato e cerca il rapporto diretto con autori e intellettuali, che frequenta e attira a sé con varie iniziativa.
Tra questi: Anna Maria Ortese.
Nel 1972 cede la casa editrice al Gruppo editoriale Rizzoli.
Giulio Einaudi (1912-1999).
Fonda a Torino la casa editrice nel 1933.
Da subito si attira molti intellettuali: Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Gaime Pintor, Norberto Bobbio, Federico Chabot.
La sua attività conosce una decisiva espansione nel dopoguerra con la creazione di varie collane, tra le quali Problemi contemporanei dedicata alla politica e all’economia, diretta dal padre Luigi Einaudi (Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955).
Crea la collana I Saggi, con testi storici, filosofici ed economici.
Per la narrativa le collane Narratori Stranieri, Narratori contemporanei e I Gettoni, diretta da Elio Vittorini.
Con lui pubblicano Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Cesare Pavese.
(Relativamente alla storia della casa editrice Einaudi si può leggere: Luisa Mangoni, Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta, Torino, Bollati e Boringhieri, 1999).
Gli editori protagonisti sono imprenditori che progettano direttamente la linea editoriale delle loro aziende, seguendo la scelta degli autori, dei loro testi, fino ad arrivare alla pubblicazione e alla distribuzione nel mercato.
Sono molto sensibili nel comprendere i gusti dei lettori e a fidelizzarli con la creazione di COLLANE, ben definite per il genere e facilmente identificabili, grazie alla veste grafica, che ne fa delle vere e proprie icone del gusto letterario del pubblico.
Le collane sono costituite da una serie di opere, pubblicate da una casa editrice generalmente ad intervalli temporali regolari.
Le opere appartenenti alla stessa collana sono accomunate da alcuni tratti essenziali, che la rendono distinguibile dalle altre: veste grafica e genere.
Per la resa commerciale delle pubblicazioni, la collana è un ottimo trainer, perché la sua linea di contenuti e qualità ben identificabile, diventa un elemento rassicurante e fidelizzante per il lettore.
Per la casa editrice è un sistema economicamente vantaggioso, permette di programmare la produzione, con progetti divisi in filoni: letterario, narrativo, storico, filosofico, economico, scientifico.
Le case editrici più importanti cercano la completezza del loro catalogo.
Tra le COLLANE più conosciute del secondo dopoguerra: la citata BUR di Rizzoli (1949), I Gettoni di Einaudi (1951), La nuova Universale Economica di Feltrinelli (1954), gli Oscar Mondadori (1965).
I direttori delle collane: i letterati – editori
Le collane, fino agli anni settanta del novecento sono generalmente dirette da letterati, intellettuali, giustamente definiti LETTERATI EDITORI.
Essi sono scrittori, esperti in letteratura, o giornalisti, intellettuali, non solo letterati, ma anche scientifici.
Tra i più noti Vittorio Sereni, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia, Italo Calvino, Luciano Bianciardi, Giacomo Debenedetti, Cesare Zavattini.
Dagli anni ottanta del novecento i direttori di collana sono più orientati alla direzione manageriale, per ottenere il massimo dal punto di vista dell’investimento economico.
(Per approfondire l’argomento si può leggere Raffaele Crovi, L’immaginazione editoriale: personaggi e progetti dell’editoria italiana del secondo novecento, Torino, Aragno, 2001).
Un esempio significativo di Letterato editore è quello di Italo Calvino alla casa Einaudi.
Nel suo lavoro nella casa editrice egli ha ricoperto vari ruoli, quello di redattore, di addetto stampa, di traduttore e di direttore di collana.
Oggi si potrebbe identificare il suo ruolo con quello che svolge chi occupa di editing.
(Sull’attività di Calvino in Einaudi: Domenico Ribalti, Italo Calvino e l’Einaudi, Milano, Editore Stilo, 2009)
BUR: libri per tutti
La collana, ideata nel 1949 per Rizzoli da Leo Rusca e diretta da Paolo Lecaldano, è formata da volumetti, stampati a costi molto bassi, con una copertina di colore grigio-verde.
Motivo importantissimo del suo successo è il formato dei libri: dieci centimetri per quindici, cioè TASCABILE.
Si possono leggere ovunque: sul treno, sul tram, in vacanza. Sono stati gli antesignani dei moderni libri digitali, degli ebook.
Erano accessibili a tutte le tasche: i primi pubblicati costavano 60 lire per 100 pagine.
E questo ha fatto la differenza, perché nel dopoguerra il desiderio di lettura, di conoscenza, era trasversale ai diversi ceti sociali.
Tutti desideravano costituirsi una piccola biblioteca in casa, per sé o per i propri figli che intraprendevano, magari per primi in famiglia, gli studi superiori.
Per questo sono stati utilizzati da intere generazioni di studenti e oltre che di appassionati lettori.
La prima serie era dedicata agli scrittori classici, cioè liberi dai diritti d’autore (questo elemento ne abbassava il costo).
Il primo volume è stato I promessi sposi, che ha venduto 150.000 copie in pochissimo tempo.
Un numero enorme, considerando che i best seller raggiungevano le 20.000 copie annuali.
I BUR venivano pubblicati con scadenza settimanale.
In ogni volume si poteva leggere nel risvolto di copertina una presentazione della collana:
«La Biblioteca Universale Rizzoli, in una serie di accurati volumi, intende offrire a tutti, anche ai meno abbienti, l’opportunità di possedere integralmente i testi delle principali letterature di tutti i tempi e di amena lettura. I prezzi di vendita dei volumi della BUR sono tra i più bassi del mercato italiano e si aggirano su sessanta lire per ogni 100 pagine».
Casi editoriali eclatanti
Se questo è un uomo di Primo Levi
«Nel 1947 è casa Einaudi a rifiutare Se questo è un uomo dell’esordiente Primo Levi, nonostante un giudizio positivo della redattrice Natalia Ginzburg, non condiviso da Cesare Pavese (…). Viene pubblicato in 2500 copie dalla piccola casa editrice torinese De Silva di Franco Antonicelli, che ricava il titolo da una poesia di Levi. (…) Einaudi lo pubblicherà soltanto nel 1958 in 2000 copie, che saliranno a 6000 entro il 1961, avviandosi alle centinaia di migliaia nei decenni successivi, fino a superare un 1.400.000 copie nel 1997».
(Gian Carlo Ferretti, Siamo spiacenti, Milano, Bruno Mondadori, 2012.pp. 39-40).
Centomila gavette di ghiaccio. Di Giulio Bedeschi
Questo romanzo-cronaca della ritirata dalla Russia del nostro esercito durante la guerra:
«dal 1945 passa attraverso 15 rifiuti (di Garzanti, Rizzoli ed altri) per uscire da Mursia nel 1963, arrivando a vendere negli anni ottanta quasi 2.000.000 di copie in tutto il mondo. Una casa editrice, la milanese Mursia, in generale meno agguerrita ma in questo caso più avvertita delle altre».
(Gian Carlo Ferretti, Siamo spiacenti, Milano, Bruno Mondadori, 2012. p. 40).
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