La chiesa della solitudine di Grazia Deledda

recensione di Laura Sajia

 

chiesa solitudine

 

La chiesa della solitudine è un romanzo di Grazia Deledda pubblicato per la prima volta nel 1936 e poi ristampato in varie edizioni.

“Maria Concezione uscì dal piccolo ospedale del suo paese il sette dicembre, vigilia del suo onomastico. Aveva subita una grave operazione: le era stata asportata completamente la mammella
sinistra”

Di cosa tratta La chiesa della solitudine?

Maria Concezione è una giovane donna di paese che, a seguito di un tumore e della conseguente asportazione del seno sinistro, si convince di essere inadeguata al matrimonio o forse, come le fa intendere il medico appena dopo l’operazione, già vecchia e troppo malata per auspicare a qualunque tipo di amore o a un progetto di famiglia.

Un giorno incontra un tale Aroldo che comincia a incuriosirla.

Ma, nonostante ammetta che il pensiero di quest’uomo le giri molto frequentemente in testa, ad ogni ricordo di lui, lei stessa sostituisce la reminiscenza della malattia, da cui non smetterà mai di sentirsi ostaggio.

Il suo corpo deturpato la priva del piacere di potersi sentire guarita: Maria Concezione, nonostante la guarigione, è infatti convinta che resterà per sempre inferma, si sente inadeguata, persuasa com’è di essere troppo attempata, nonostante la sua giovane età, per pensare di prendere una nuova direzione.

Al pari di quanto la donna si senta inadeguata, anche Aroldo vive una costante discriminazione subita da chi è figlio illegittimo. I tormenti di una e dell’altro impediscono la nascita di una relazione.

Aroldo sogna di portarla con sè fuori dal paese, la aspetta per un un po’ di tempo sognando che cambi idea.
La relazione pero’ resta immaginaria, non fiorisce mai, i due personaggi non comunicano i propri sentimenti.

Aroldo a un tratto accetta un nuovo lavoro e parte, ovviamente da solo. Fa perdere le sue tracce e qui il romanzo da riflessivo e sentimentale si trasforma in un giallo, in cui si resta sospesi con la curiosità di sapere se l’uomo sia morto, si sia fatto una famiglia altrove, o se mai tornerà.

Grazia Deledda affronta l’argomento del cancro con grande consapevolezza poichè purtroppo lo vive, lo combatte e ne resta vittima. Tuttavia la parola cancro non viene rivelata.
La presenza della malattia è comunque costante durante tutto il romanzo, insistente, probabilmente come doveva essere la lotta senza fine che l’autrice stava vivendo durante la redazione.

Chi conosce l’autrice e il suo trascorso non perde tempo a capacitarsi del fatto che le angosce di Maria Concezione sono molto probabilmente quelle della scrittrice. Da qui si capisce la puntualità e l’accortezza della descrizione del personaggio principale.

Perchè leggere La chiesa della solitudine?

La forza del romanzo oscilla in un binomio; da un lato la figura femminile di un personaggio vittima più delle proprie convinzioni che della malattia stessa, dall’altro l’impotenza davanti alla malattia.

La triste nozione che anche se sconfitto, il cancro resta nei pensieri, nelle ansie e nelle paure per sempre, forgiando ogni momento della vita.
Nonostante la Deledda non fosse particolarmente religiosa, il richiamo alla religione è molto presente nella storia, e sembra che sia l’appiglio al quale, chiunque attraversi una situazione difficile, generalmente, finisce per aggrapparsi, senza eccezione per Maria Concezione.

Parallelamente, la figura della madre è anche piuttosto vigente. Senza sorpresa, sembra che Maria Concezione abbia bisogno di afferrare qualche certezza, ma torna sempre a fare di testa sua, andando verso la strada meno piacevole per lei, la rinuncia.

 

Nota: il termine recensione si riferisce a testi relativi a opere scritte da poco tempo. Consapevolmente, per maggiore fruibilità del sito, usiamo il lemma anche per la letteratura classica, trattandosi, ovviamente di analisi non di recensioni.

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Sinossi

La Chiesa della Solitudine è l’ultimo libro pubblicato quando Grazia Deledda era ancora in vita.

Questo breve romanzo, infatti, uscì nel 1936, lo stesso anno della sua morte.

La protagonista del romanzo è Maria Concezione, una donna che vive un duplice dramma: la malattia e l’amore negato.

La ragazza vive da sola con la madre in una casa adiacente a una chiesa.

Economicamente sta bene, pur conducendo una vita semplice. Lavora come sarta e fa un po’ di beneficenza, accudendo l’anziana madre e chi è più sfortunato di lei. Ha deciso di negarsi all’amore ma è tormentata da diversi spasimanti.

Li rifiuterà tutti e, sebbene con sacrificio, allontanerà anche l’unico uomo per cui provava un poco di sentimento, Aroldo, che la ama per come è e non per il suo denaro.

Maria Concezione è una donna che si eleva sopra tutti gli altri e che, in una società arcaica regolata da leggi ferree, dove una donna per sentirsi veramente completa deve sposarsi, va contro ogni logica locale.

Maria Concezione per l’epoca, il periodo fascista e una Sardegna rurale, è una donna rivoluzionaria, che da un lato affronta con realismo e rassegnazione la condanna che le pesa sul capo come un macigno; dall’altro, invece, si mostrerà agli occhi di tutti combattiva.

La chiesetta della solitudine, di fianco alla casa in cui abitano la protagonista del romanzo e sua madre, esiste davvero: a Nuoro, all’inizio della strada che sale verso il monte Ortobene, se ne può visitare la ricostruzione effettuata cinquant’anni fa: da allora, nel verde degli abeti, vi riposano le spoglie di Grazia Deledda.

Grazia Deledda nacque il 27 settembre 1871 a Nuoro, da una famiglia benestante, frequentò le scuole pubbliche fino alla quarta elementare e poi proseguì con un precettore, ma la formazione letteraria fu soprattutto da autodidatta.

Nel 1926 vinse il Premio Nobel per la letteratura, unica scrittrice italiana donna ad aver ricevuto questo premio. In tutto Deledda pubblicò 56 opere in circa 40 anni di carriera e fu apprezzata e tradotta anche all’estero. Morì per un tumore al seno, il 15 agosto 1936.

 

Titolo: La chiesa della solitudine

Autore: Grazia Deledda

Edizione: Independently published, 2020