Il taglio del bosco e altri racconti di Carlo Cassola
Voce all’Altrove
recensione di Cynthia Collu
Il taglio del bosco di Carlo Cassola: mi sono ricordata di aver letto – secoli fa -e che mi era piaciuto molto, ma non ne ricordavo il perché. Così l’ho voluto riprendere in mano,
È un periodo che non so che leggere: quegli strani, insofferenti periodi in cui tutto viene in uggia, e non si trova soddisfazione né tanto meno ristoro in pagina alcuna. Così, per tentare un risveglio dal letargo, mi sono rivolta alla libreria ereditata da mio padre.
Uno strano tipo, mio padre: aveva fatto solo le scuole di avviamento (per i suoi tempi, e poi in Sardegna, una cosa comunque da figlio di ricchi, lui che figlio di un semplice ferroviere era), ma leggeva, leggeva.
Dalla sua libreria a quattordici anni rubai il mio primo Dostojevski. Lo rubai nel senso che lo leggevo di notte quando lui non mi vedeva, alla luce di quattro lampioni che filtravano dalla tapparella semi alzata.
La mattina dopo dovevo alzarmi presto per andare al liceo, e invece stavo alzata a leggere al lume fioco proveniente dalla strada, con la paura che mio padre mi scoprisse, e si mettesse a urlare imbestialito.
Non era un tipo facile, mio padre, e questo è un eufemismo. Però leggeva, tanto.
Della sua libreria mi sono portata a casa tutto Dostoevskij, Gogol, poi Hemingway e Steinbeck, e tanti altri americani, e tutta una collana Medusa dell’editore Mondadori degli anni sessanta/settanta, quei libri con la copertina rigida verde che era un piacere solo a guardarli (e che, da perfetta idiota, ho regalato a destra e a manca, e ancora me ne pento); più gli italiani: Pasolini, Pratolini, Morante, Prampolini, Buzzati, Cassola…
Di cosa tratta Il taglio del bosco e altri racconti?
Siamo negli anni del fascismo, ma c’è solo un brevissimo accenno che inquadra il periodo; per il resto, siamo in un bosco.
In questo bosco uomini rudi, avvezzi alla fatica e alla sofferenza, senza nessuna velleità che non sia quella di guadagnare qualcosa e poter finalmente ritornare al paese, lavorano per mesi al taglio del legname, acquistato nell’Appennino toscano da Guglielmo, il protagonista, un uomo rimasto precocemente vedovo con due bambine piccole.
Sin da subito, dalla partenza di Guglielmo verso la valle dove ha acquistato il taglio, si capisce che c’è qualcosa che non va. Guglielmo è freddo con le due bambine. Inutilmente la sorella cerca di scuoterlo. L’uomo ha fretta, vuole partire.
Tutto il breve romanzo sembra all’inizio un racconto puramente esistenziale.
Scrive infatti Cassola:
“Ecco un magnifico tema per una narrazione negativa: mi permetteva infatti di raccontare qualcosa e, nello stesso tempo, di non raccontare nulla.
Nulla, intendo dire, che avesse un significato particolare. Il solo significato che avrebbe potuto avere una vicenda del genere era puramente esistenziale.
Ne avevo scritto una metà, quando un avvenimento che sconvolse la mia vita mise in crisi anche la mia letteratura.
Presi in odio il mio passato, la mia educazione estetica, tutto quello che avevo scritto fino ad allora; trovai mostruosa una poetica che isolava l’emozione esistenziale facendone l’unico oggetto dell’espressione letteraria.
Così, quando alcuni mesi dopo ripresi a scrivere Il taglio del bosco, conservai la vicenda esistenziale del taglio, ma ne feci il semplice sfondo di un sentimento particolare,”
La mancanza della moglie e il dolore acuto, che Guglielmo cerca di annullare con ogni accettata vibrata nel legno e che diverrà il tema sempre più dominante, sino a rendere il bosco (e il lavoro del taglio spiegati sin nei minimi dettagli – splendido il paragrafo del carbonaio – ) uno splendido sfondo dove la sofferenza degli uomini – e in particolare quella di Guglielmo – sono le vere protagoniste.
Sino allo splendido, elegiaco finale.
Consigliatissimo.
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Sinossi
Il taglio del bosco è una raccolta di nove “racconti lunghi e romanzi brevi” costruita attorno a quello eponimo, che Cassola stesso giudicava il proprio testo migliore.
Opera dalla genesi complessa, uscita da Einaudi nel 1959 e mai più ripubblicata, costituisce un momento di riflessione cruciale e di svolta nella produzione di Cassola.
È proprio il racconto Il taglio del bosco a fare da spartiacque tra la fase “subliminare” dei primi tre testi e quella più matura, realista, degli ultimi cinque, nella quale si avverte il respiro del grande romanziere, l’autore di Fausto e Anna e La ragazza di Bube.
La raccolta, nel suo insieme, appare quindi come una sorta di precipitato del passato e di anticipazione del futuro, un’opera nodale di dolente forza poetica che delinea al contempo uno spaccato della società italiana in un’epoca di forti cambiamenti letterari e civili.
E si legge come autobiografia artistica e spirituale di uno scrittore attento a cercare nei destini ordinari della vita il significato dell’esistenza e, nei fatti dei propri tempi, la verità della storia.