Pomeriggio con Loredana Lipperini e il suo Il Senzacoda a Lugo di Romagna
Voce all’Irreale
A cura di Altea Alaryssa Gardini
Il 10 giugno 2022 ho partecipato, all’interno del festival ScrittuRa 2022, alla presentazione di un libro che ho amato: Il Senzacoda e ho passato un pomeriggio con Loredana Lipperini.
All’interno del Salone Estense del palazzo comunale di Lugo di Romagna, si è parlato di Libri e Storie.
Argomento principe è stata la Letteratura e, più nello specifico, la Letteratura per ragazzi. Si è parlato del libro e della sua genesi e di come approcciarsi allo scrivere un libro per bambini e degli autori che si sono cimentati in questo campo.
Si è discusso anche della letteratura fantastica che non è il Fantasy, perché quest’ultimo è parte della letteratura dell’Irreale e non la sua totalità. Gli autori che hanno reso grande la letteratura fantastica e quelli che ancora la rendono speciale.
Come ha introdotto Matteo Cavezzali, nei primi minuti della presentazione, siamo in un’epoca in cui si ha la tendenza all’auto-fiction e al realismo storico nella letteratura per ragazzi.
Ma dov’è la magia?
È anche attraverso l’irreale, oltre che a parlare di impegno civile ai più giovani, che certi messaggi passano.
Il sentimento della paura e il suo insegnamento è un argomento che sta a cuore a me e anche all’autrice.
Perché la paura è un sentimento necessario, ci ricorda che siamo vivi e che siamo mortali. Ci insegna che non siamo invincibili e che abbracciarla non ci rende più deboli di coloro che sono già coraggiosissimi ma ci rende forti e ad usare la paura come arma contro di lei.
Le parole dell’autrice durante l’incontro con i lettori:
“Perché non lasciare che la paura venga riconosciuta, amata e superata? Altrimenti facciamo tutti finta di essere coraggiosissimi ma quando poi cresciamo ed è la vita a farci paura andiamo in pezzi.”
Ho avuto il piacere e l’onore di chiacchierare con Loredana Lipperini dopo l’incontro.
Io, nella veste di inviata di Cultura al Femminile, ho trascritto per voi quello che si siamo dette. Non si tratta della classica intervista (ho inserito qualche piccolo riferimento tra parentesi per darvi i contesti e i soggetti delle nostre parole), perché abbiamo parlato a ruota libera come spesso si fa quando si trova qualcuno che ama le storie come le amiamo noi ed è stato un pomeriggio bellissimo.
Il Senzacoda è edito per Salani in questo 2022.
A.G: La Salani è anche la casa editrici che ha portato milioni di lettori tra le bracci di Harry Potter, la strepitosa saga di J.K. Rowling, ed è anche molto impegnata nel trasmettere, attraverso le sue pubblicazioni la magia e il fantastico alle generazioni di nuovi lettori che si affacciano al mondo e hanno bisogno di storie.
Anche Stephen King che si è sempre impegnato per la diffusione della letteratura horror si sta adoperando per i giovano e una politica letteraria che porti al non nascondere nulla di quello che può essere spaventoso ai ragazzi e ai bambini.
Come possiamo rapportarci alle nuove generazioni in questo senso e come dovremo comportarci?
L.L: Beh sai, i bambini. In realtà è un discorso lungo. I bambini non hanno mai parlato, sto parlando ovviamente dei secoli passati, come i gatti, sono un po’ un tramite tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
È da pochissimo che i bambini hanno preso parola nelle storie. A partire dall’ 800/900, perché prima non abbiamo traccia della loro voce. Secondo me legare i bambini alla letteratura fantastica che parli anche di paura è importante.
King stesso che lo dice in IT: “It si manifesta ai bambini perché hanno la Fede”.
Fede significa credere nelle storie, credere che una moneta d’argento possa uccidere un licantropo, credere che si calpesta una certa mattonella specifica ci si farà del male perché non si potrà non inciampare, è questa è la cosa più potente che uno scrittore possa fare. Per questo è meraviglioso scrivere per bambini.
A.G: Anche in Tolkien nell’introduzione del libro Albero e Foglia che ospita un saggio sulla fiaba ci parla di quanto sia importante che il bambino impari ad avere paura, perché il compito dei genitori è quello di esserci e fungere da rassicurazione, una sorta di scialuppa di salvataggio: un “andrà tutto bene” che serve alla crescita come la paura stessa.
L.L: Ne parlavamo anche durante la presentazione del libro (della politica di nascondere ai bambini tutto quello che è spaventoso). È una cosa che un po’ mi spaventa, ha iniziato a spaventarmi già quando erano piccoli i miei figli.
Non ho mai fatto mistero di aver raccontato loro tutte le storie di paura possibili. Sono cresciuti sulla serie di “Piccoli Brividi”, con Roald Dahl e Harry Potter naturalmente ma soprattutto con Piccoli Brividi.
Ricordo, che durante le vacanze estive, si mettevano in circolo con gli altri bambini e loro raccontavano le storie che avevano letto agli altri in un momento di condivisione tutto loro di queste storie.
A.G: Ricordo anche lo Zio Tibia…
L.L: Si infatti, anche lui.
Non capisco perché i bambini debbano essere tenuti sotto una campana di vetro dal punto di vista emotivo, perché imparare a affrontare le loro emozioni, sapere che esistono gli adulti a cui rivolgersi quando la paura è troppo.
Gli adulti che a loro volta, come ho scritto nel finale de Il Senza coda, confessano che anche loro hanno paura.
A.G: Infatti la zia Adelina (la zia della protagonista del libro) mi ha ricordato un passaggio di Savin’ Mr Banks, film in cui si racconta la messa in scena del film Mary Poppins, Walt Disney tranquillizza Pamela Travers sul fatto che Alla Fine Mr. Banks, lo scettico padre dei bambini, è stato salvato.
L.L: Zia Adelina… ho pensato che ognuno di noi conosca un adulto così o, forse, dentro ognuno di noi c’è anche un adulto così che dice: “No, troppo rumore; Troppo casino” che si ribella a non si sa poi per cosa.
Zia Adelina poi, alla fine è semplicemente una persona molto sola. Non doveva andare così, il suo personaggio è saltato fuori come sempre i personaggi fanno e, alla fine, non me la sono sentita.
Mi sono detta dovevo fare qualcosa per darle una possibilità e allora ho trovato, anzi un gatto ha trovato lei.
A.G: In effetti la figura del Principe ha una volontà tutta sua. Come anche i personaggi dei fenicotteri rosa con il cilindro, alla fine risolvono la situazione dopo essere stati una sorta di intermezzo comico all’interno della storia.
Ricordo che Il Principe (che poi è Altair, il gatto maggiore di Loredana Lipperini) mi ha mandato una sua foto per dimostrarmi il suo apprezzamento per la recensione…
L.L: Chiunque abbia un gatto sa che sono loro a sceglierti e non il contrario.
Per me è andata così, sono stata scelta dai miei gatti. Altair era molto piccolo mentre il più piccolo: Lagna (Il Senzacoda che ha ispirato il titolo del libro, la di cui vera storia è in parte raccontata nel libro) era un gatto di 8 mesi, già sterilizzato, veniva da nessuno sa dove forse dai regni sovraumani di Lovecraft, si è insinuato nelle nostre vite sorpassando anche il dissenso del Principe e sugli indugi familiari in merito a prendere un altro gatto.
A.G: Quindi si è imposto. I gatti sono famosi anche nel regno di Costantine, fumetto reso celebre dall’interpretazione di Keanu Reeves, in cui i gatti sono guardiani di mondi, una delle scene celebri mostra l’attore che afferma: “Forti i gatti i gatti, sono sempre un po’ di qua e un po’ di là”…
(Abbiamo anceh parlato di “Love, Death and Robots” la serie Netflix di cui non vi dirò nulla perché parlando di gatti mi è stato confessato uno spoiler troppo grande per chi non ha ancora visto la terza stagione. Ma sappiate che, come poteva essere altrimenti, un gatto è protagonista è insegna agli umani con il sarcasmo, tipico dei gatti, che non ci si può mai dimenticare di loro che governano in segreto il nostro mondo.)
Lovecraft è colui che ci racconta dei gatti come guardiani di mondi.
Lo scrittore ha creato un mondo in cui antiche divinità vivono al di sopra degli umani, infatti Grappolo (uno dei mostri del libro Il Senzacoda) è il pronipote di uno di questi dei, e si lamenta di dover passare il suo tempo a dover far paura ad una bambina…
L.L: Sì, i mostri alla fine poi si addomesticano.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Lovecraft del nostro mondo, ha sempre avuto molta pietà per gli esseri umani. Ha sempre pensato che sapendo troppo, forse, ci saremmo smarriti e chissà se aveva ragione nell’affermarlo.
A.G: Le sue creature (di Lovecraft) non hanno forma, una delle più famose, Cthulu ha questo aspetto tentacolare, ma non è ben definita, forse proprio perché la paura non ha forma…
L.L: Esattamente, la paura non ha forma. Come in IT, la genialità di King è nel dargli l’aspetto delle paure dei bambini.
Non ha una forma fissa.
O meglio, alla fine ne ha una anche se non sappiamo se sia la definitiva. Appare in maniera diversa a coloro che lo incontrano: prende la forma delle paure di coloro che lo osservano.
Può essere un licantropo, un pagliaccio, un vampiro, una mummia. È mutaforma in grado di assumere l’aspetto più temuto…
A. G: Io mi rispecchio molto in Ari (La bambina protagonista de Il Senzacoda), da bambina avevo paura di tutto…
L.L: Guarda, quando sono agli incontri con i bambini, chiedo sempre loro di cosa hanno paura e loro dapprima rispondono: “di niente”. Dopodiché, invece, esce fuori di tutto.
Il buio è la paura più quotata, tutti siamo stati bambini paurosi e va benissimo.
Quindi vanno bene le bambine e i bambini coraggiosi ma vanno benissimo anche le bambine e i bambini che hanno paura come è normale che sia.
I bambini di IT sono spaventati, hanno una paura terribile, eppure unendosi lo sconfiggono non una, ma due volte. Da bambini prima e da adulti poi.
Ma la loro paura è lì, non la negano nemmeno.
Finisce qui la nostra chiacchierata ringraziamenti reciproci e promesse di rivederci in quella regione che la Lipperini ama e che mi ha vista crescere: Le Marche.