Nel mare c’è la sete – di Erica Mou
recensione di Sara Cancellara
Nel mare c’è la sete è un romanzo di Erica Mou edito da Fandango nel 2020.
Questo libro è per chi ama mandolini e pianoforti e ascolta Fabrizio De André, per chi deve riempire un muro bianco con un quadro ma sa che ne cercherà uno che ancora non esiste, fatto di unicorni, draghi volanti e dinosauri.
Erica Mou più che una cantante è una poetessa e con le parole fa le magie, come quelle che si vedono al circo o dai giocolieri per strada.
“Penso ai nuotatori ogni giorno, qui, in questo stesso angolo di marciapiede mentre frugo nella borsa. Mi fermo sotto il portone e vorrei saper fumare.”
Un palloncino arancione ed una sedia bianca, di quelle che ricordano le cucine antiche dei nonni.
Allora si potrebbe immaginare che lì su quella sedia ci sia una ragazza di nome Maria -o Albicocca, sua madre la chiama così perché ogni volta che la va a trovarla la vede sempre pallida- che prende una chitarra e comincia a suonare una lunga storia d’amore.
Una lunga storia d’amore dove si mette pochissimo zucchero nel caffè, dove le sorelle portano nomi stravaganti come Estate, dove esiste un piccolo negozio che si chiama Portagioie.
Qui i clienti entrano e chiedono consigli a Maria.
Devo fare un regalo a mia moglie occasione anniversario, anni cinquantina.
Che tipo è sua moglie? Un barattolo di conchiglie o profumo da aeroporto?
E poi c’è Nicola, il fidanzato di Maria o Albicocca, come preferite.
Maria mi vuoi sposare?
Facciamo un figlio Maria?
Maria ma tu mi vuoi sposare?
Tra risotti bellissimi e mestoli di brodo, tra parole composte -non le ho contate ma nel libro sono tantissime- come frangiflutti e bagnoschiuma, decantare e pallavolo, sfavilla poesia.
Come una pellicola suggestiva e tecnicamente innovativa, con stop-motion ed effetti low budget, Nel mare c’è la sete si presta bene per uno di quei viaggi psichedelici con meno allucinazioni e distorsioni visive, dove i labirinti della mente diventano un luogo attraente assolutamente imperdibile.
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Sinossi
Maria e Nicola sono una coppia rodata, lui pilota di aerei, cuoco e genero perfetto (per quanto esprima la sua ansia in dolori notturni che gli stringono il corpo), lei un po’ meno perfetta, una di quelle donne che in borsa non trovano mai nulla e che, soprattutto, molti anni prima ha ucciso Estate, sua sorella.
La famiglia di origine si è strutturata intorno a questo lutto, il padre ha smesso di andare in ufficio, la madre si è sforzata di avere rapporti con lei, la figlia rimasta.
Dopo aver passato anni a vivacchiare senza uno scopo, dopo il classico periodo a Londra, Maria ha messo su un eccentrico negozio: i clienti vanno da lei perché pensi e compri per loro regali importanti per persone che lo sono altrettanto.
Il suo lavoro consiste nel confezionare l’amore e l’affetto con un bel fiocco, per chi non ha il tempo di farlo.
La vita di Maria però, sempre in bilico, un giorno si incrina definitivamente: in ventiquattro ore, il tempo di quattro pasti, ha un negozio che non vuole, un compagno che non riesce a lasciare, e una scoperta che la porterà a riconsiderare tutto ciò che la circonda.