Il viaggio della strega bambina – di Celia Rees
Recensione di Loriana Lucciarini
Il viaggio della strega bambina, di Celia Rees è un libro affascinante, elegante, inquietante.
Affascinante, per la storia e le tematiche trattate. Ben scritto, con stile elegante e non artefatto.Inquietante, per il senso di costrizione e paura che permea in quasi ogni pagina.
Ben congeniata l’idea del ritrovamento di un diario, iniziato nel 1699, nascosto all’interno di una trapunta per preservarlo dal tempo e dall’inquisizione; con questo artificio la storia di Mary Newbury arriva ai giorni nostri, permettendo di scoprirla anche a noi lettori.
Mary è giovane e ha sogni, speranze, vive di emozioni.
Mary ha affetti, ricordi d’infanzia che si porta dietro, che le fanno da coperta nelle notti più buie.
Mary ha lo stigma cucito addosso, viene additata da coloro che hanno il cuore e la ragione obnubilata dalla follia religiosa.
Mary lotta per strapparsi dalla pelle il marchio dell’infamia. Tuttavia, nell’Inghilterra scossa dall’odio dell’intolleranza, chi lotta contro i pregiudizi spesso non vince, anzi, quasi sempre perde. E la sconfitta la paga con la vita.
Il peccato di Mary è essere nipote di una guaritrice.
Sua nonna era rispettata dalla gente poi, quando curare con le erbe diviene opera di fattucchiera e rivelatore di intenti esoterici, la donna viene messa alla gogna per stregoneria, condannata e uccisa dall’Inquisizione inglese. Quando i sospetti vengono indirizzati anche su di lei, la giovane Mary parte per l’America.
La sua è una fuga intrisa di speranza, nel tentativo di ricostruirsi una esistenza diversa e, quando raggiunge il Mondo Nuovo dopo un estenuante viaggio per mare, per lei sembrano davvero esserci le prospettive per una vita nuova.
Tuttavia, quelle ombre figlie del sospetto continueranno a tormentarla e Mary scoprirà che, spesso, il destino è già segnato e nulla si può fare per cambiarlo.
Anche nella piccola comunità appena costituitasi, infatti, l’integralismo religioso prenderà piede, portato da venti di restaurazione. Il pregiudizio sarà pressante, condizionante e ben presto negli animi di tutti serpeggerà la paura, la ragione sarà ottenebrata dalla superstizione.
Si scatenerà l’inferno di una nuova caccia alle streghe, contro chiunque possa apparire diverso.
E Mary, suo malgrado, sarà costretta a prendere una nuova decisione che le cambierà la vita, stavolta per sempre.
Nel mezzo di un’epoca che ha compiuto stragi nel nome di un bigottismo più assoluto, la storia di Mary Newbury ne Il viaggio della strega bambina è un monito contro l’intolleranza religiosa, che porta alla degenerazione morale in virtù di un credo.
Oltre ad essere forte accusa contro l’annebbiamento delle coscienze di cui si nutrono i preconcetti. Perché entrambe, come magistralmente dimostrato dall’architettura narrativa di Clelia Rees, se alimentate, trasformano gli esseri umani in mostri, rendendoli capaci di ogni più abietto crimine.
Bello e intenso. Lettura consigliata.
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Sinossi
“L’hanno rinchiusa in prigione per più di una settimana. Prima l’hanno fatta camminare a passo di marcia, su e giù, su e giù in mezzo a loro, per un giorno e una notte, finché non è più riuscita nemmeno a zoppicare, tanto aveva i piedi gonfi e sanguinanti. Non avrebbe confessato. Così hanno deciso di dimostrare che era una strega”.
Le pagine di un diario sono cucite dentro una trapunta. Una trapunta che giace indisturbata per oltre trecento anni, finché non viene aperta per essere pulita, e allora dalle sue pieghe cade una storia forte ed emozionante. La storia di Mary, nipote di una strega.
Quando la nonna di Mary viene condannata a morte per stregoneria, Mary scappa per sfuggire allo stesso destino, prima nella campagna inglese e poi su una nave per l’America, dove spera di trovare una nuova casa, un luogo dove essere una persona nuova.
Scopre però che non è facile fuggire e presto cade vittima di superstizioni e sospetti che potrebbero farle subire lo stesso fato di sua nonna. Mary è decisa a non farsi calpestare, torturare e uccidere per un crimine immaginario come la stregoneria.
Uno sguardo femminile sul mondo, una storia narrata con grande vividezza, come una ripresa cinematografica.