Intervista a Barbara Bonomi Romagnoli,

autrice di “Bee happy”

di Emma Fenu

Bee happy

Bee happy. Storie di alveari, mieli e apiculture di Barbara Bonomi Romagnoli, introduce il lettore nella danza circolare delle api: circolare come la femminea Luna, come l’infinito universo, come l’anello al dito della Madre Terra.

Ma, attraverso il racconto della esistenza e dei comportamenti delle insette, l’autrice esprime le proprie idee femministe e etiche che non soltanto il mondo animale riguardano, diventando occasione di riflessione sulla nostra società e sul ruolo, oggi tanto discusso, della Donna e della Madre

Benvenuta cara Barbara, accompagnaci nel mondo dell’apicoltura odierna. Ci sono progressisti e conservatori? Tu che tipo sei?

Per dirla con le parole provocatrici di Alda Merini risponderei che sono una piccola ape furibonda, perché sono un po’ polemica di carattere e anche in apicultura porto le mie pratiche politiche cresciute nei femminismi, per cui ti puoi immaginare lo stupore in un mondo a prevalenza maschile e dall’approccio ahimè anche qui maschilista.

In questi anni mi sono ritrovata naturalmente nelle reti aperte in cui c’è condivisione di saperi e pratiche, penso al gruppo Apididattica di Ami o il movimento dell’apicultura urbana.

Nel racconto a più voci che faccio in Bee Happy mi premeva far emergere quanta diversità c’è nel mondo apistico, quante donne vi stanno entrando sempre più, dando risalto a quella che definisco “società civile” apistica perché ci sono tante colleghe e colleghi che condividono l’etica ambientalista e progressista anche in questo campo, e non è per nulla scontato.

Purtroppo c’è il “pezzo” più conservatore che riproduce dinamiche gerarchiche e di interessi particolari anche nell’apicoltura.

E ora parliamo delle api: le operaie non fanno sesso… ma si baciano! Cosa avviene in uno sciame dove tutte hanno un ruolo che lo rende tale e perfetto?

Sì le api operaie non fanno sesso, l’unica è la regina con i fuchi che si accoppiano con lei, ma anche nel suo caso è letteralmente una “toccata e fuga”, dopo il volo nuziale la regina si rintana in casa e depone circa 2mila uova al giorno.

Le operaie invece condividono tutto il resto del lavoro produttivo e di cura che serve per il buon andamento della comunità, a seconda dell’età svolgono compiti diversi e sono di volta in volta tutte a rotazione, api nutrici, spazzine, esploratrici, bottinatrici, guardiane, becchine etc.

Producono loro sia la pappa reale che la cera con cui poi costruiscono la loro casa. Insomma tutte fanno tutto per il buon andamento della comunità.

La sezione, a mio avviso, più affascinante della tua opera, Bee Happy, riguarda la maternità, definibile come “utero sociale”. Ed allora che le api sembrano avere comportamenti che sono all’ordine del giorno nei dibattiti nell’odierna bioetica umana. Raccontaci.

Sì credo che l’esperienza della “maternità” nelle api sia molto interessante per il dibattito umano.

Per ‘utero sociale’ si intende il fatto che le api tengono la covata – ossia il gruppo di nuove insette che stanno per nascere – in un ambiente protetto, difeso e caldo proprio come avviene nel corpo delle mammifere.

Ed essendo insette libere e nomadi, le api sono decisamente aperte al meticciato, dedite alla fecondazione eterologa e financo alla poliandria della regina, che si accoppia con più fuchi nel suo volo nuziale.

Questo mi sembra importante nel momento in cui nella comunità umana si arriva a parlare di reato per la Gpa.

Ecco le api ci insegnano più di altri animali che che le figlie/figli son soprattutto di chi li cresce (le api nutrici) e non di chi le fa.

Non solo, un altro aspetto molto affascinante è che le api si riproducono per collettività, gli sciami, non per singole individue.

La vita dell’alveare è un ciclo continuo che perpetua la propria specie senza nessun organo di controllo totale, poiché l’ape regina non ha nessun potere assoluto, emette un ormone che cerca di tenere  unita la sua colonia, ma il comportamento generale dell’alveare  deriva dalla cooperazione e competizione fra tutte le api.

Non solo, e qui forse risiede l’invidia dell’umano nello studiare la sessualità e riproduzione delle api che avviene attraverso la costituzione di una nuova intera ‘colonia figlia’.

Ecco, questo superorganismo è sempre lo stesso, ma in realtà diverso, in una sorta di potenziale immortalità.

“Dio, se esiste, è femmina. E vive nell’alveare”: ci spieghi questa tua citazione così pregna di scienza e teologia, così panteista e matriarcale, così romantica espressione della tua passione?

La battuta – che è la parafrasi del titolo del film “Dio esiste e vive a Bruxelles” di Van Dormael” – nasce dal fatto che nel libro evoco la mia storia familiare con la mia genealogia apistica e, prima di mio padre, le api le aveva uno zio Prete, di nome e di fatto, con cui parlavo di resurrezione e altre amenità ma ad un certo punto ho capito di non avere fede, resto tendenzialmente agnostica.

Non solo, mi sono riconosciuta come femminista e le api sono la migliore espressione della mia idea di spiritualità.

 Grazie Barbara per l’interessante chiacchierata. A presto e… Be(e) happy!

Grazie a te, Emma

Sinossi

“Dalla terra veniamo, alla terra torniamo, e in mezzo c’è un giardino”.

È sconosciuto l’autore di questo aforisma che si presta perfettamente a rendere l’idea di cosa sia il mondo delle api, affascinanti individue danzanti.

L’immagine circolare della copertina riflette il racconto di Barbara Bonomi Romagnoli per descrivere ciò che ruota attorno a questi preziosi insetti: la danza come linguaggio; la mente collettiva del super organismo come modalità per esistere individualmente e insieme; la cura che ricevono da apicoltrici e apicoltori; il loro ruolo imprescindibile per l’agricoltura e per l’esistenza degli esseri viventi sulla Terra; i saperi legati ai prodotti dell’alveare (cera, miele, polline, propoli, pappa reale); le culture espresse da una nuova generazione che in anni recenti ha scelto di dedicarsi alla cura delle api; le donne, in questo settore sempre più presenti; gli aromi dei mieli uniflorali e dei mieli millefiori, i colori del polline…

Per parlare di apicultura, dell’etica della sua produzione e dell’ambiente al quale è intrecciata, oggi occorre farlo lasciando parlare quella generazione che torna in campagna munita di un sapere urbano attento alle differenze, capace di guardare alla tradizione e di tradirla con nuove culture e nuove pratiche curanti della vita che le circondano.

Titolo: Bee happy
Autore: Barbara Bonomi Romagnoli
Edizione: Derive Approdi, 2016
Link d’acquisto:
https://www.amazon.it/happy-Storie-alveari-mieli-apiculture/dp/8865481617/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1488360352&sr=1-1&keywords=bee+happy