Isa Grassano:

intervista all’autrice di

Come un fiore sul quaderno

Voce alla Carta.

A cura di Cristina Casillo

isa grassano

 

Isa Grassano è giornalista professionista freelance, collabora con le principali testate nazionali scrivendo di turismo, attualità, moda, libri, personaggi e storie vere.

Ha ideato il blog di viaggi al femminile Amichesiparte in cui parla di storie da tutto il mondo. È co-fondatrice del Constructive Network, tiene corsi di formazione per l’Ordine dei Giornalisti, ed è tutor al Master in Giornalismo dell’Università di Bologna.

Ci siamo incontrate per Cultura al femminile in occasione della pubblicazione di Un giorno sì un altro no.

A due anni dall’esordio, sta riscuotendo grande successo il nuovo romanzo, sempre per Giraldi Editore, Come un fiore sul quaderno, da alcuni mesi in ristampa.

Ricordo l’emozione alla presentazione, lo scorso dicembre, presso l’Oratorio San Filippo Neri a Bologna. Una sala accogliente, gremita di gente incuriosita e lei, perfetta padrona di casa, pronta ad accogliere gli ospiti con un sorriso sempre più contagioso e tanta voglia di parlare di due sorelle: Speranza e Rosa.

 

 

 

Nel salotto virtuale di Cultura al Femminile saluto Isa Grassano e non perdo tempo.

Ho tanta voglia di chiacchierare e, perché no, sorridere di noi di come eravamo da ragazze, di quando bastava poco per divertirsi: un foglio, un righello per i più precisini e cose, nomi, città, colori e fiori con l’iniziale di una stessa lettera da annotare con la rapidità della fantasia di quegli anni.

C – Cara Isa, ti va di giocare?
I – A cosa?
C – Strega comanda color…color…Verde!
Le nostre mani si fiondano sulla copertina. Prevale il verde, come la speranza, Speranza, come il nome della protagonista.

Accarezzo il fiore raffigurato: ricorda l’esplosione di una peonia nel pieno della fioritura.
Petali ricavati dalle pagine di quaderni della quinta elementare. Una girandola di scritti e disegni con una calligrafia che sembra forgiarsi ma sempre fedele in stile e personalità.

C – Com’è nata l’idea di questa suggestiva copertina?

 

I – Volevo qualcosa che parlasse di quegli anni, che fosse testimonianza del tempo che rimane pur passando. Così ho scelto un po’ di pagine dai miei quaderni – li conservo tutti – e l’estro dell’artista Alessandra Montanari ha fatto il resto.

Si legge: mi chiamo Grassano Isabella, ho gli occhi castani e i capelli biondi; ancora 1 gennaio 82, ma anche i disegni che facevo allora. In realtà non ho mai saputo disegnare.

Una copertina che significa voglia di crederci, di sognare ma anche di mantenere quell’atteggiamento di bambina di chi ancora fa gli schizzi dei fiorellini su un foglio.

Una copertina che fa tanto anni Ottanta, un po’ la nostalgia per quel periodo bello. E poi come ha scritto Anna di Cagno, giornalista e scrittrice, nella sua delicata postfazione:

“Un libro che ci ricorda come il primo “lavoro” da compiere, nella vita, nella rielaborazione delle nostre esperienze e dei nostri vissuti sia comporre un collage in cui il tempo, le persone, le stesse illusioni che ci hanno guidato o a tratti scoraggiato si ricompongano in un’armonia”.

 

 

C – In molti si aspettavano un sequel di Un giorno sì un altro no.
Cosa ti ha ispirato a questo cambio di rotta?

 

I – Ho pensato a lungo a come impostare un sequel del romanzo che tanto è piaciuto, senza riuscirci. Forse perché Arabella e Ludo, i due protagonisti, in qualche modo hanno già trovato il loro spazio.

Non è escluso che un giorno possano tornare, ritrovarsi, ma ora era necessario dare voce ad altre storie e questa di Speranza me la portavo dietro da un po’.

In generale poi, sono una persona che ama spaziare, cambiare, altrimenti mi annoio.

Tra le voci della redazione di Cultura al Femminile, c’è la mia, quella dedicata alla carta e “Come un fiore sul quaderno” ha la particolarità di solleticare tutte le mie corde vocali, capitolo dopo capitolo.

 

C – Le due sorelle Speranza e Rosa, protagoniste di Come un fiore su un quaderno, si scrivono lunghe lettere a mano.
Cosa rappresentano le lettere e la scrittura a mano per te?

 

I – Amo scrivere a mano, perché le mie parole scorrono alla lentezza di quella stesura. Anche i romanzi li scrivo a mano, in una grande confusione, e poi li ricopio.

Gli appunti raccontano il processo del pensiero, le strade imboccate e abbandonate, con le cancellature, il disordine, le frecce e i rimandi che fanno parte della costruzione del testo.

E da sempre amo scrivere lettere, bigliettini. Non al computer ma con la penna.

Una lettera è il regalo più bello che si possa ricevere. Aprire la cassetta delle lettere e trovare una busta con nome e indirizzo scritti a mano da una persona cara è impagabile. Ormai capita raramente ma quando capita è un’emozione.

Dopo questo libro, qualche amica mi ha scritto, commuovendomi.
Una sorpresa e una gioia trovarle nella buchetta, con tanto di francobollo.
Queste lettere mi ripagano dell’impegno che metto nelle cose che faccio.

 

 

C.

“Poi ho una curiosità, magari tu sai dirmi qualcosa di più. Lucia ha trovato nelle mutandine delle macchie rosse e ha un po’ male alla pancia. Sua madre le ha detto che è diventata signorina e giorno dopo giorno le sue forme diventano ancora più formose e ha pure un sacco di peli sulle gambe.

Io non ho ben capito cosa significa e non ho nulla. E non ho nemmeno dolore alla pancia, a parte quando me lo invento. Mamma dice che queste macchie sono cose che capitano una volta al mese ma non ha voluto spiegarmi molto di più, che poi capirò.

Ma a tutte? O solo a qualche prescelta? E soprattutto, secondo te, fino a che età si resta signorine? La maestra Maria ha 62 anni e dice che è ancora signorina”.

In queste poche righe, estrapolate da una missiva scritta da Speranza alla sorella Rosa, c’è tutto: l’assenza o mancanza che caratterizzano il romanzo, i dubbi, le riflessioni condite con frizzante ironia che solo una ragazzina può avere in un mondo dove crescere non è sempre semplice.

Negli anni ottanta non esisteva Google ma i cortili che fungevano da luoghi di aggregazione e ricerca. Erano fonti d’informazione sugli argomenti tabù che i più piccoli chiedevano ai più grandicelli, spesso male informati.

A quei tempi taboo non era solo un gioco di società ma una realtà. La presenza dei genitori, era spesso più fisica. Le abitazioni accoglienti e pulite, profumavano di bucato e ciambellone ma alla mamma non si chiedeva quasi mai nulla perché non avrebbe mai risposto e se l’avesse fatto, avrebbe farfugliato qualcosa ma non la verità.

Cosa ne pensi del modo di essere presenti e/o assenti dei genitori di ieri e di oggi e in particolar modo del ruolo di madre? Cosa è cambiato?

 

I – Ieri era una presenza/assenza, nel senso che sì i genitori c’erano sempre ma lasciavano che i figli agissero da soli, senza star loro “troppo addosso”.

Ricordo, ad esempio, che i compiti li ho sempre fatti senza alcun supporto e che mia madre mi ripeteva “che era mio dovere”. Certo ho sentito spesso la loro mancanza, avrei voluto giocassero di più con me.

Una volta mia madre alla richiesta di giocare insieme perché mi annoiavo da sola, mi rispose “gioca con il muro” e io ho iniziato a parlarci con il muro e a costruire storie fantasiose. Forse non tutti i mali vengono per nuocere.

Oggi si arriva a trent’anni e i genitori decidono per i figli, li accompagnano ovunque, specie le mamme sono “mamme chioccia” – io
non sono madre e queste sono riflessioni su ciò che vedo intorno – ma credo che questo faccia sì che i ragazzi non crescano fino in fondo.

 

 

C:

“Prima di iniziare a frequentarci, la vedevo sempre intenta a giocare con la Barbie, seduta sugli scalini di casa. E proprio questa bambola ci aveva unite. Le avevo ceduto la mia Barbie Beach – alla quale avevo rasato la chioma in stile punk e, pentita, non mi piaceva più – in cambio di settemila lire e dell’eterno fidanzato Ken-Ryan Gosling, dimostrando di avere nel DNA il fiuto da mercante egizio.

Da allora non ci eravamo mai lasciate, tutti i giorni insieme a scuola, le facce assonnate, le risate trattenute al banco. Che più le trattenevamo e più ci veniva da ridere”.

Barbie è tra i giocattoli più venduti nella storia e sicuramente la bambola più celebre. Lucia e Speranza si erano unite proprio grazie alla Mattel, la più grande multinazionale dei giocattoli dopo la Lego. Si parla tanto del film uscito nelle sale lo scorso luglio, Barbie, nel quale la bambola più amata di tutti i tempi, affronterà insieme a Ken (Ryan Gosling) un viaggio nel mondo reale.

Cosa ne pensi del film? Come avrebbe reagito Speranza alla presenza di una Barbie in carne ed ossa?

 

I – Ho amato la Barbie e conservo ancora come una reliquia la mia Barbie Superstar con il suo abito di raso rosa e il boa di piume fucsia. Non ho visto il film, perché in genere non mi piacciono quei film di cui si legge tutto e il contrario di tutto, di cui si parla e si critica moltissimo.

Mi piace conservare l’immaginario che negli anni mi sono creata.

E sono certa che Speranza non avrebbe reagito bene a una Barbie in carne ed ossa, già è una bambina ragazzina con mille complessi, meno bella e meno tutto di Rosa, figuriamoci doversi confrontare con una “donna splendida stile Barbie”.

 

 

C – Ti muovi con agilità tra mille impegni e interessi non solo lavorativi.
In quale ti riconosci maggiormente? Ho visto molti allievi alla presentazione, tutti attenti, molto affettuosi. Ti va di parlarmi della tua esperienza di docente?

 

I – Sono poliedrica, mi piace spaziare, ma scrivere storie e dare voce agli altri resta sempre il mio lavoro preferito. La docente è un ruolo che mi fa restare giovane perché i ragazzi mi trasmettono energia ed io cerco di trasmettere a loro la mia di energia.

Al Master in Giornalismo di Bologna faccio la tutor, per due o tre pomeriggi a settimana aiuto a costruire InCronaca, il quotidiano. Mi piace condividere le mie esperienze, i miei inizi. Tengo anche lezioni sulla comunicazione per enti privati e sempre ne esco io più arricchita degli allievi.

 

C- Parlami di Amichesiparte. Sono molto curiosa.

 

I – Si tratta di un pink blog (www.amichesiparte.com) dedicato alle sole donne, ma non per donne sole, ideato insieme alla cara amica e collega Lucrezia Argentiero e nato dopo il successo della mia guida emozionale “In Viaggio con le amiche” (Newton Compton).

Tra le “pagine” virtuali, trovano spazio proposte di vario genere. Dalle mete ideali (e soprattutto sicure) per le donne agli eventi, ai consigli per festeggiare l’addio al nubilato, ai libri. Infine, c’è “Rosa Piccante”, una rubrica di racconti di viaggio al femminile in chiave erotica. Per dare un tocco piccante al rosa.

Credo che almeno due volte all’anno, ma anche tre o quattro, bisognerebbe staccare e organizzare una vacanza con le amiche. Basta un fine settimana e si torna più cariche e felici, si ama di più il proprio compagno, i figli sembrano buonissimi, e persino il tuo capo ti sembra la persona migliore del mondo.

Un blog pensato per le donne…ma anche i maschietti sono i benvenuti.

 

C- Ho letto che il tuo segreto è avere l’ottimismo dei folli e la tenacia dei muli. Progetti futuri? Cosa bolle in pentola?

 

I – Senza ottimismo e tenacia non si va da nessuna parte. E aggiungo senza sorriso.

Tra le cose che verranno, una raccolta “Disperato erotico Sud” di tutti scrittori lucani e io ho partecipato con una storia tra una donna e un ragazzo molto più giovane di lei, per sfatare un pregiudizio.

Sto iniziando a pensare a un nuovo romanzo che uscirà sempre con Giraldi editore – per me una casa editrice che con Rossella Bianco, la direttrice editoriale, ha anche un grande valore affettivo -, viaggi qua e là in giro per il mondo e poi chissà… vivo molto alla giornata e sono aperta ad ogni possibilità.

 

 

 

Ringrazio Isa Grassano per le chiacchiere, le riflessioni e i sorrisi dolci-amari un po’ sognanti e nostalgici che hanno fatto da cornice impreziosendo l’incontro.

Consiglio la lettura di Come un fiore sul quaderno. Un romanzo avvolgente come un abbraccio capace di coinvolgere non solo chi ha superato gli ‘anta.

La generazione y, i millennials, hanno la possibilità di scoprire un mondo nuovo che non è sempre facile da raccontare o interpretare, quello dei loro genitori che impazzivano per Luna di Gianni Togni e al contempo per Just Can’t Get Enough dei Depeche Mode.
Una penna leggera, mai superficiale, quella di Isa Grassano. Una carezza tra le pagine che si leggono una dopo l’altra.

Un buffetto sulla guancia che ci concediamo senza rendercene conto quando Speranza riflette sulle dinamiche relazionali familiari di ieri, per poi scoprirsi donna, adulta, consapevole ma sempre sognante oggi, tra un bilancio, un quaderno da sfogliare o una vecchia canzone da intonare: “E guardo il mondo da un oblò. Mi annoio un po’…Sembro uscito da un romanzo giallo ma cambierò, sì cambierò…Luna”.

Isa e Speranza hanno tante cose in comune tra cui il desiderio di cambiamento ma mai, avrebbero immaginato che nel 2022 sarebbe stato pubblicato Come un fiore sul quaderno, un romanzo che oltre a raccontare di loro, di giallo ha proprio tanto. Un mistero che tiene con il fiato sospeso con lettere, giochi, riflessioni e un colpo di scena, solo uno perché basta poco per cambiare la vita.

Dal mio editoriale di Isa Grassano, su news 48 mi hanno colpito poche parole semplici ed efficaci per chi come noi di Caf, scrive, vorrebbe scrivere e comunque sempre migliorarsi:

“Scrivere è un apprendistato continuo e il raccontare sta tutto nel tono della voce, nell’angolo di visuale. Un apprendistato che mi porto dentro da sempre”.

 

 

 

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/come-fiore-sul-quaderno-libro-isa-grassano/e/9788861559363?queryId=73ecdfc772e65a40982318a515d6613f

Sinossi

1982. Speranza, dieci anni, l’età del cambiamento. L’incontro/scontro di una bambina -dagli occhi cangianti -con un padre pessimista che la fa sentire sempre “non abbastanza”, in una terra “fuori da tutto”, la Basilicata.
2022. Speranza, cinquant’anni. l’età dei bilanci. La lanterna magica dei ricordi come in una giostra della memoria che va a comporre un nuovo presente sulla riviera Romagnola. Nel mezzo, Rosa, la sorella “più brava, più buona, più bella… più tutto”.
Una sorella mitologica e misteriosa che vive in Svizzera, sul lago di Lugano, e che segnerà la vita di Speranza.
Come in una fiaba, in un’alternanza di flashback e uno scambio di lettere scritte a mano, si racconta la quotidianità di una piccola famiglia del Sud in un luogo incantato. Una storia che esplora la faticosa complessità della pre-adolescenza, la sfida per diventare grandi, il volersi bene, l’accettazione di se stessi, il bisogno di tenerezza, il desiderio di sognare, la voglia di riscatto.
Ma laddove ci sono tutti gli ingredienti per la rabbia, Speranza seguirà una sua naturale destinazione alla bontà e saprà costruire, perdonando, una forte identità di donna.
Sullo sfondo, il sapore retrò dei favolosi anni Ottanta.
Una narrazione delicata e profonda, con un piglio ironico e un buon ritmo, una scrittura sfaccettata e generosa che setaccia racconti e pensieri, colpisce per la ricerca minuziosa delle sensazioni e per le riflessioni disseminate qua e là lungo la trama, ed è capace di farci affezionare ai personaggi pagina dopo pagina.
Un romanzo di formazione, tratto liberamente dall’esperienza dell’autrice, come un cortocircuito emotivo che spiazza nel finale in una sorprendente verità, capace di ‘iscrivere le esistenze e di cambiarle, ma allo stesso tempo porta a fare pace con le bambine che siamo state.
Titolo: Come un fiore sul quaderno
Autore: Isa Grassano
Edizione: Giraldi, 2022