Funeral Party di Guido Sgardoli
Voce all’Irreale
Recensione di Altea Alaryssa Gardini
Funeral party è scritto da Guido Sgardoli ed è edito per Piemme nel 2022.
Di cosa tratta Funeral Party?
Spero che l’autore non me ne vorrà se anche io inizio dalla fine, in fondo questo libro scende nella numerazione dei capitoli, l’inizio della progettazione del romanzo sta alla pari con l’idea di fine, Marley è ancora morto come il chiodo di una porta (Charles, ti prego perdonami, farò ammenda ancora a Natale: tu sai che amo il tuo libro), quindi anche io vi dirò che queste pagine sono iniziate dalla nota dell’autore in calce sul finire di questo banchetto.
Ma visto che dobbiamo di nuovo tornare all’inizio per arrivare alla fine, giriamo di nuovo la clessidra, vi va?
Conoscete i Funeral Party?
Sono iniziative molto carine in cui si celebra la vita e non la morte dell’ospite che tutti riunisce ma che è l’unico a non essere presente. Passa per un’usanza americana ma si trovano commemorazioni simili anche in giro per l’Europa.
Io lo trovo un buon modo per accompagnare la memoria della persona che ci ha lasciati ma…torniamo di nuovo all’inizio della storia. Non so perché continuo ad incespicare nella fine, forse perché quest’ultima è di nuovo il mio punto di partenza. Chiedo scusa.
Dovete sapere che il primo gennaio del 2000, il nostro ospite, Il Vecchio, è purtroppo deceduto con un soffio sulle labbra che cita qualcosa che sembra un nome o un oggetto, di sicuro è il contrario (o quasi) del suo vero nome.
Il signor Sgardoli ha trovato divertente invertire il sopra e il sotto o alfa e l’omega in continuazione quindi lo faccio anche io, perché non sembra ma è spassoso.
Se avessi una macchina da scrivere farei un gesto teatrale, sbatterei la mano (guardandovi da sopra gli occhiali) sulla barra del rullo di inchiostro e andrei a capo: fa tanto “Murder, she wrote”.
Quindi, in una giornata nevosa, Il Vecchio viene seppellito e un gruppo, piuttosto nutrito, di variopinti sconosciuti si accomoda in casa del defunto per attendere il notaio incaricato di leggere loro le ultime volontà di quello che tutti conoscevano come Il Vecchio (No, non era un nomignolo carino per un dolce anziano, questo dovete saperlo).
Smettete di interrompermi, qui sto giocando a Cluedo con attorno Alberto Sordi, Marley, i fantasmi dei tre Natali e Orson Wells. E vi stiamo parlando, non ci interrompete altrimenti chiamo la signora Agatha!
Gli invitati, come vi ho accennato, non si conoscono l’un l’altro e non lo farete nemmeno voi finché non si presenteranno, hanno tutti un atteggiamento sospettoso e un linguaggio del corpo che trasuda avidità.
Avete presente quei funerali in cui sono tutti convinti di essere in credito con il defunto? Ecco, ora ne avete un’idea piuttosto vaga.
In più, oltre al vile denaro, c’è un antico mistero legato ad un delitto e qualcuno è lì per risolverlo. Anche se, bisogna dirlo…
No, non è vero, non bisogna che io vi dica nulla perché stiamo giocando e non si può giocare con chi non conosce le informazioni e pretende di sapere già quale sia il finale.
Perché leggere Funeral Party?
La mia compagna di Cluedo, la signora Agatha, scrisse, qualche tempo fa invero, un libro: 10 piccoli indiani e vi dice che l’atmosfera del libro del signor Sgardoli è esattamente quella che ci vuole per rendere tutto come si conviene: un pizzico di funerale, due parti di mistero, una parte di sottile ironia canzonatoria e una spruzzata di pregiudizio: oplà! Il cocktail è pronto e, se guardate bene la copertina, lo troverete lì tra le mani del Vecchio.
La vita del protagonista è intrecciata, in maniera del tutto verosimile, con la Storia ed è talmente ricca di fenomeni statisticamente improbabili che non si può dubitare che sia vera. Che motivo ci sarebbe di inventarsela, vi pare?
Questa è una storia travolgente scritta in absentia del protagonista. In verità, io vi dico che è presente e attende l’epilogo da dietro le tende della memoria e se state attenti potete vederlo mentre gioca con la sua collezione preferita: le bambole acefale!
“Io, Sfortunato Forte, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, detto al notaio, dottor Ottaviano Odescalchi, da me nominato e la cui firma è apposta in calce a questo stesso documento, le mie ultime volontà nonché alcune brevi memorie di cui probabilmente nessuna delle persone riunite oggi è al corrente”.
Ancora quella faccia scandalizzata? Non vi ho spoilerato nulla, ho solo detto quello che sapete già: questo è un Funeral Party, Il Vecchio è morto e sono tutti lì per scoprire il suo testamento.
Ora viene il difficile? Quante cose questi gentili ospiti non conoscevano sul loro compianto?
Io direi tutto.
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Sinossi
Il 1° gennaio 2000 il cielo è bianco come un sudario e Sfortunato Forte, noto a tutti come “il Vecchio”, è morto.
Nato il 1° gennaio 1900, lascia in eredità svariati beni, tra cui la sua grandiosa dimora terrena, Villa Forte. Ma in questa gelida mattina che promette neve, il Vecchio lascia al mondo dei vivi qualcos’altro: il ricordo di una vita straordinaria, sconosciuta ai più, densa di eventi e incontri che hanno dell’incredibile.
Dalla drammatica battaglia di Caporetto al mitico Giro d’Italia del 1946, dalla campagna d’Africa al concerto dei Beatles a Milano, prigioniero in India e cameriere nel ritrovo dei mafiosi di New York, cowboy in Arizona e sensitivo in Tv… la vita di Sfortunato è una storia da scoprire e ricostruire pezzo per pezzo insieme a quella del secolo passato.
Ed è ciò che fanno gli invitati al suo funeral party. Intrappolati nella villa da una nevicata epocale, in attesa dell’arrivo del notaio, tra brindisi e accuse di omicidio, si trovano a rivivere la vita del vecchio burbero, che forse così burbero non era.
Età di lettura: da 11 anni.