I santi d’argento di Giancarlo Piacci
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recensione di Gianna Ferro
I santi d’argento è un noir di Giancarlo Piacci edito da Salani nel 2022.
Di cosa tratta I santi d’argento?
Vincenzo vive a Bacoli da dieci anni, da quando, fuggito da Milano, ha trovato rifugio nel piccolo borgo sul mare, non lontano da Napoli, alla ricerca di se stesso.
La vita lo ha reso fragile, inerme, ma deve ricominciare a vivere pur col peso dei suoi segreti. Anche l’amore e l’odio per la sua Napoli, nascosti nel profondo della sua anima, sono pronti a saltare fuori in qualsiasi momento per ricordargli quello che lo ha spinto ad allontanarsi la lei, dai suoi affetti e dai suoi ricordi. Napoli, la coprotagonista di questa storia, una città che può dare tanto, ma che può anche togliere tutto.
“ […]Io resto solo a guardare quella ragnatela di case e vite tessute sotto il Vesuvio che in giornate senza foschia come questa sembrerebbe raggiungibile a nuoto. Napoli, scintilla da lontano, sempre tra i piedi e sempre altrove. Come una zingara dai denti d’oro.[…]”
Una mattina la sua serenità fittizia viene sconvolta dall’incontro con un uomo, che fa ripiombare Vincenzo nel suo tragico e sconvolgente passato. Ecco che tutto quello che si era lasciato alle spalle in un attimo ritorna prorompente, soprattutto un nome: Giovanni.
Forse è giunto il momento di saldare il conto.
Giovanni è l’uomo che lo ha aiutato e protetto quando, dopo la morte del padre, decise di trasferirsi a Milano, lasciando la madre a Napoli. Erano gli anni Ottanta, anni in cui la mala milanese faceva i suoi loschi affari e Vincenzo, per amore e per disperazione, era caduto nella loro rete.
Ora Giovanni, rinchiuso in carcere, ha bisogno del suo aiuto: suo figlio Raffaele si è suicidato, ma lui non crede a quello che raccontano gli inquirenti e i giornali. Vincenzo deve indagare, per lui, e scoprire la verità.
Non è facile tornare a Napoli dopo tanto tempo. La osserva come si guarda una donna invecchiata: i suoi vicoli, le sue voci, anche il mare sembra non esistere in certi angoli bui e nascosti. Una Napoli scalfita dal tempo, diventata una cartolina per i turisti che affollano le sue strade ogni giorno. Tornare nella sua casa, tra i libri che avrebbero dovuto cambiare la sua vita, o forse era solo il sogno del padre. Anche la madre lo accoglie con diffidenza o forse è solo paura.
“[…] Era il suo modo per consegnarmi il mondo diverso che tardava ad arrivare. Se l’ho tradito sfacciatamente scegliendo Milano, ho provato almeno a restargli fedele facendo miei quei libri.[…]”
È sempre più convinto che non doveva cedere ai suoi sensi di colpa. Che ci fa lì ad indagare su un uomo che non lascia un buon ricordo tra le persone che lo hanno conosciuto.Vincenzo diventa un involontario investigatore, con l’aiuto di Stefano, detto Burt, un piccolo criminale amico della vittima.
Scettico, ma costretto dalla situazione, inizia la sua lunga ricerca. Gli sembra di rivivere i tragici periodi milanesi, perchè Burt lo catapulterà nelle cosche della camorra. Giorno dopo giorno scoprirà intrighi ed organizzazioni e non si meraviglierà se anche persone insospettabili sono parte di un sistema così radicato.
Ma chi è veramente Raffaele Testa, il presunto suicida? Cosa è accaduto a Milano da legare così tanto Vincenzo a Giovanni? Che ruolo ha avuto sua madre in tutto questo?
“Quanno esceno ‘e sante ‘argiento, è fernuta ‘a prucessione”[…] I santi d’argento escono solo alla fine. E mamma lo sa che siamo ormai alla fine, perchè le sue parole fanno cedere le impalcature che tiene in piedi il cielo.[…]
Perchè leggere I santi d’argento?
Un noir atipico, positivamente secondo me, perchè è di una dolcezza, di una lirica malinconia tale che le parole che descrivono perfettamente le situazioni più dure diventano immagini delicate.
La scrittura di Giancarlo Piacci è coinvolgente, cattura il lettore in una sorta di incantevole linguaggio serafico. Le vicende, seppur costruite per il libro, sono vivide nei ricordi del passato malavitoso del nostro paese. Vincenzo è il protagonista della storia, ma fa da collante a tutti i personaggi straordinariamente descritti, che prendono vita in questo noir.
C’è la Napoli di oggi con la nostalgia di quello che era o non è mai stata, ma pur sempre bella e presentata in modo magistrale dallo scrittore, facendone percepire anche gli odori.
Poi ci sono i sentimenti: l’amore, l’amicizia, il rancore, la paura, la tristezza che si incarnano in Vincenzo e non solo. Ci sono momenti introspettivi che richiamano il lettore ad una attenta riflessione.
“[…]Alle volte mi capita di avere nostalgia per tutte le vite che non ho avuto modo di vivere e che non vivrò mai. Mi è stato precluso di appartenere alla schiera di quelli che guardano film in pigiama e poi vanno a dormire. Quelli che portano il bicchiere d’acqua sul comodino. Quelli che sprofondano in vite borghesi, vite banali, da divano e posacenere nel cesso. Vite che nascondono una disperazione latente, ma che hanno almeno qualcuno in cui rifugiarsi quando quella disperazione bussa e ti viene a cercare come la polizia alle cinque del mattino.[…]”
Un grande esordio per lo scrittore napoletano Giancarlo Piacci, un noir appassionante. Ne consiglio vivamente la lettura.
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Sinossi
Chi cerca di dimenticare il passato è condannato a riviverlo in eterno, e non c’è luogo dove si possa rifugiare. È il destino di Vincenzo, che da dieci anni si è nascosto in una casetta sul porticciolo di Bacoli, a trenta chilometri da Napoli, lontano da qualunque luogo o persona potesse ricordargli chi è stato e cosa ha fatto.
Ma incubi e allucinazioni non hanno smesso di tormentarlo; né l’amicizia di Antonio, un pescatore che se l’è preso a cuore come un figlio, basta a lenire il suo dolore. È pazzo, dicono di lui… e potrebbero pure avere ragione. Una mattina, mentre beve un caffè al bar, un uomo gli si avvicina. È un avvocato, spiega, e lo manda Giovanni Testa, amico di vecchia data, in carcere da anni, verso il quale Vincenzo ha un antico debito morale.
Il figlio di Giovanni è morto qualche giorno prima, si è lanciato dal tetto di una chiesa. La moglie lo aveva lasciato, si mormora in giro, ultimamente stava male, era depresso. Ma il padre non crede al suicidio e chiede a Vincenzo di tornare in città, di indagare per conto suo. E così, dopo aver cercato per tanto tempo di scappare dalla verità, sarà costretto a rincorrerla e a sbatterci contro.
Con un personaggio che porta un elemento di novità nel panorama del noir italiano, Giancarlo Piacci scava nell’anima di Napoli e delle sue esistenze sgualcite per raccontare non solo le contraddizioni invisibili ma soprattutto quelle che abbiamo sotto agli occhi e ci ostiniamo a ignorare.