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Inauguro questa nuova rubrica sulle leggende del nostro meraviglioso paese ponendo a voi, amiche e amici che ci leggete sempre con molto affetto e interesse, una domanda. È davvero così necessario andare all’estero in vacanza se non si conosce nemmeno a pieno il proprio paese? Ed è davvero necessario andare  a scovare bellezze estere, quando il nostro paese pullula per primo di meraviglie? Il bel paese vanta di almeno l’80% del patrimonio artistico mondiale, per non parlare delle meravigliose città e delle bellezze che le circondano. Il nostro stivale, vanta mari da cartolina, montagne da gite romantiche e colline per appassionati di natura e aria aperta. Nonostante questo, viene spesso sottovalutata. Senza ovviamente aprire dibattiti che sfociano in argomenti che no, con la letteratura, hanno poco a che fare.

Una delle cose che mi ha sempre affascinato delle località, dalle più conosciute alle più dimenticate, sono le storie folkloristiche del luogo, le storie che i nonni narrano ai nipotini su come erano gli scenari ai loro tempi, le leggende che caratterizzano un dato luogo rispetto ad un altro.

Dare il via a questa rubrica di condivisone parlando della Sardegna, per me è un onore. Due sono le motivazioni principali: 1. Per due stagioni consecutive è stata la mia casa. La regione che mi ha accolta, che mi ha nutrita, che mi ha dato da lavorare, che mi ha dato da pensare. Una terra di bellezza indicibile, poco chiacchierata e poco compresa. Quasi come se fosse relegata ad una posizione di nicchia, quando in realtà, “fa figo andare in Costa Smeralda”; 2. Quel mare, mi ha fatto tanto sognare. Quel mare mi ha cresciuta in un certo senso, quella sabbia ha levigato i miei piedi e ha preso la forma di una strada che ho costruito da sola, con la mia solitudine, con il mio diventare donna. Ecco perché ne sono onorata.

Certamente, per chi è sardo di nascita, sarà più semplice conoscere caratteristiche relative ai luoghi, sarà più semplice conoscere dinamiche interne legate alle leggende metropolitane che si tramandano di padre  in figlio, come un infinito telefono senza fili, così come sarà più nitida la conoscenza di calette dimenticate e spiagge dai mille colori, che cambiano a seconda dei raggi solari che battono sulla sabbia.

Sono tante le leggende sarde di cui ho letto, ma una in particolare ha rapito il mio cuore e la mia attenzione.

“Racconta la leggenda che il nuraghe Erra, nel territorio di Siurgus Donigala (Trexenta), un tempo fosse abitato da una gigantesca e mostruosa “musca macedda” (moscerino che attacca le coltivazioni erbacee). giorno la mosca, che era dotata di poteri malefici, si trasformò in un’avvenente giovane. Un contadino che passava da quelle parti con due buoi, la vide e rimase colpito dalla sua rara bellezza. La donna lo invitò ad entrare nella sua casa, e l’uomo non se lo fece ripetere due volte. Entrato nel nuraghe Erra, il contadino vide gioielli e altri beni preziosi, accatastati in grandi quantità: intuì che c’era qualcosa di strano in tutta la faccenda, ma cercò di non farlo capire alla donna, la quale disse all’uomo di scegliere uno dei tanti gioielli: era un regalo per lui, quale segno di ospitalità. Il contadino indicò due campane in bronzo, sicuramente gli oggetti di minor valore tra i tanti in bella mostra. La donna lo guardò stupita. L’uomo le chiese di attenderlo qualche minuto: il tempo di appendere le campanelle ai suoi buoi e sarebbe rientrato. La donna annuì. Ma il contadino, una volta fuori dal nuraghe, ostruì l’ingresso con un gigantesco masso e scappò verso il suo paese. Da allora, la “musca macedda” non si è più vista.”

Ho scovato questa leggenda, anche se vorrei fare un appello ai miei amici sardi, di elencarmi quante più leggende possibili sulla zona di Nuoro e San Teodoro. C’è poco su internet, e credo che invece nelle vostre menti, ci siano racconti dei vostri nonni, che potrebbero solo farmi apprezzare ancora di più quella terra che sento come casa mia.

Maria Chiara Chiti

(Fonte: http://love.sardegne.com )