Dorothy Eady e Omm Seti: una donna, due vite
Voce alle Indimenticabili
a cura di Patrizia Bove
Omm Seti: Il suo vero nome è Dorothy Louise Eady, ma lei sarà ricordata per sempre con questo nome.
La sua è considerata, ancora oggi,
“una delle storie di reincarnazione più intriganti e convincenti del mondo occidentale” (New York Times).
Vi siete mai interrogati su ciò che è reale e ciò che invece è solo una percezione della nostra mente?
Credete nella reincarnazione, nella trasmigrazione delle anime, nella vita dopo la morte?
Che la vostra risposta sia positiva o negativa non ha importanza perché la storia che sto per narrarvi può interessare lo scettico ed il possibilista, in quanto contiene una verità storica, facilmente verificabile, ed elementi straordinari che sembrano scritti per un film sul paranormale.
Chi sono o chi è Dorothy Eady e Omm Seti?
È la storia di una donna che nasce il 16 gennaio 1904 in un sobborgo londinese e muore in Egitto il 21 aprile 1981.
Tutto comincia così…
All’età di tre anni, Dorothy cade rovinosamente dalle scale rimanendo immobile sul pavimento.
La madre, sconvolta, la prende in braccio e chiama immediatamente un medico. Quest’ultimo non può far altro che constatare la morte della bambina, il cui corpo viene vegliato dai genitori, straziati per la perdita dell’unica figlia.
Quando il medico ritorna, un’ora dopo, con il certificato di morte già redatto, trova la bambina seduta sul letto a giocare con la madre.
Da quel giorno la bambina assume atteggiamenti strani e piange apparentemente senza motivo. Alle domande preoccupate dei genitori la bimba risponde “Voglio andare a casa” anche se, interrogata in merito, sostiene di non sapere dove sia la sua casa.
Un giorno, quando Dorothy aveva quattro anni, i genitori portano la piccola al British Museum dove devono recarsi con la zia della piccola, la sorella della madre.
Dorothy si trascina malvolentieri per le sale del Museo fino a quando non entrano nella sezione egizia. In quel posto, improvvisamente, la piccola lascia la mano alla mamma e si mette a correre come una pazza per le sale, baciando i piedi di tutte le statue che poteva raggiungere e accovacciandosi accanto al sarcofago dove giaceva una mummia.
Da quel luogo, Dorothy viene portata fuori a forza, scalciante e urlante, perché si rifiutava di andar via.
Qualche tempo dopo, il papà porta a casa l’Enciclopedia per bambini pensando di fare un regalo istruttivo a sua figlia. Sfogliando le pagine di quei libri Dorothy, che non sapeva ancora leggere, si soffermava con interesse su fotografie e immagini dell’antico Egitto, pregando chiunque avesse accanto di leggerle le cose che erano scritte.
La pagina che maggiormente l’attirava e che la bambina osservava minuziosamente con una lente di ingrandimento mostrava la fotografia della Stele di Rosetta (la famosa tavola di basalto nero, che si trova al British Museum, con l’iscrizione trilingue che aveva permesso di decifrare i geroglifici egiziani).
Dorothy sosteneva di conoscere la lingua dei geroglifici che al momento però aveva dimenticato.
In quel periodo Dorothy aveva un sogno ricorrente che le mostrava la sua casa, un edificio con colonne, un giardino profumato, alberi e fiori.
All’età di sette anni, le capitò di imbattersi in una fotografia con didascalia che mostrava il Tempio di Seti I ad Abido ed allora, eccitata, gridò:” Questa è la mia casa! È qui che io vivevo! Ma perché è tutto in rovina? E dov’è il giardino?” Poi. alla vista della mummia- ben conservata- di Seti Primo, faraone della diciannovesima dinastia, Dorothy giurò di conoscere veramente quell’uomo che era “bello e gentile”.
I genitori allora si dissero che la caduta che la bambina aveva avuto aveva influito in modo strano
sulla piccola e osservarono con maggior attenzione tutte le sue stranezze.
Al di là, però, della sua fissazione per l’Egitto, la piccola era una bambina normale, particolarmente vivace ma anche molto intelligente e dunque essi convivevano con quelle stranezze senza preoccuparsene tanto.
A dieci anni, la bambina marinava spesso la scuola per andare al British Museum ad esaminare geroglifici. Un giorno in quel posto incontrò un vecchio signore, che aveva notato più volte la ragazzina al museo. Lui le si avvicinò e le chiese come mai fosse in quel posto anziché a scuola.
Dorothy confessò la sua curiosità per i geroglifici che avrebbe voluto saper leggere e interpretare.
Quel vecchio signore era Sir Ernest Alfred Thompson Wallis Budge, il Conservatore delle Antichità
Egiziane e Assire al British Museum, un celebre egittologo i cui studi, agli inizi del Novecento, erano una pietra miliare per la conoscenza dell’antico Egitto.
Sir Budge fu stupito dalla facilità con cui la ragazza imparò in fretta a scrivere centinaia di geroglifici e, negli anni successivi, Dorothy addirittura corresse le traslitterazioni di Budge, imparando metodi nuovi da altri studiosi.
Dal dottor Budge, Dorothy ebbe in consegna passi del Libro dei Morti che puntualmente la ragazza traducev suscitando lo stupore dello studioso. Dal 1914 al 1916 la ragazza passò molto tempo al British Museum che diventò la sua seconda casa, nonostante la guerra incombesse su Londra.
Quando il Museo fu chiuso per i bombardamenti tedeschi la famiglia decise di mandare la ragazza in campagna, a casa della nonna. Restò in quelposto fino alla fine della guerra e, nel 1918, ritornò a Londra.
Aveva quattordici anni e la sua vita da adolescente fu sconvolta da un sogno incredibile.
Mentre dormiva, sentì un peso sul petto. Si svegliò e vide un uomo chino su di lei che riconobbe come l’uomo della mummia, il faraone Seti Primo che le poggiava le mani sulle spalle. Lei raccontò:
“I suoi occhi sembravano quelli di qualcuno che sta nell’inferno e che ora ha trovato l’uscita”.
In seguito, la ragazza ebbe episodi di sonnambulismo e sogni ricorrenti.
Nel sogno lei era una giovane egizia che stava in un’enorme stanza dove, su una grande stuoia, c’erano molte altre donne e ragazze. Nel sogno la ragazza incontrava un uomo alto, dall’aspetto severo, vestito come un Gran Sacerdote, e altri uomini e donne che la guardavano con disapprovazione.
Poiché lei si rifiutava di rispondere alle domande che le rivolgevano, l’uomo cominciava a colpirla con un bastone. A quel punto Dorothy si svegliava gridando.
Questo sogno accompagnò tutta la sua adolescenza e in quegli anni chi la conosceva la considerava una ragazza un po’ stramba.
La famiglia, intanto, si trasferì da Londra a Plymouth, dove il padre aprì un cinematografo, costruendo, mattone su mattone, la sala di proiezione. Da umile sarto, l’uomo diventò un imprenditore di successo.
In quegli anni la giovane donna tentò di capire, senza successo, che cosa fossero quelle strane sensazioni che aveva e che la sconcertavano. Consultò anche esperti ma, non venendone a capo, smise di cercare e si lasciò andare alla sua passione per l’Egitto, raccogliendo oggetti e studiando testi.
A Londra, ventisettenne, conobbe Iman Abdel Meguid, uno studente egiziano che diventerà suo marito.
Coronò il suo sogno di “tornare a casa” nel 1933 ma il matrimonio, nonostante un figlio che chiamo Seti, durò poco, per le stranezze della donna.
A seguito del matrimonio, Dorothy assunse – secondo l’usanza egiziana- il nome di Omm Seti, cioè la madre di Seti. In Egitto, le “visioni” ed i fenomeni strani aumentarono ancora di più: Omm Seti aveva fenomeni di trance, scrittura automatica ed esperienze di uscita dal corpo, soprattutto dopo che uno spirito egizio Ho-Ra, in un sogno le raccontò la sua vita passata.
La prima vita di Omm Seti
Omm Seti sarebbe stata la reincarnazione di Bentreshyt (“Arpa della Gioia”), una giovane nata da un soldato e una venditrice di frutta. Fu abbandonata neonata dal padre sui gradini del Tempio di Seti I ad Abydo, dove il sacerdote Antef la raccolse e la crebbe come sacerdotessa di Iside.
Un giorno, mentre cantava nel giardino del santuario, la sua voce colpì il giovane faraone, che se ne innamorò perdutamente. Divennero amanti e Bentreshit diede al mondo un figlio, nonostante il voto di castità. Antef non riuscì ad estorcerle il nome del suo illustre compagno. Bentreshit per non tradire il suo amore si suicidò.
La sua seconda vita
Nel 1952 Omm Seti visitò per la prima volta Abydo e nel 1956 vi si trasferì definitivamente.
Prima donna ad avere un incarico come disegnatrice per il Dipartimento delle Antichità Egizie, condusse ricerche per l’American Research Center in Egypt e la sua fama raggiunse tutto il mondo.
Partecipò attivamente a diverse missioni archeologiche, collaborando con alcuni importanti egittologi locali che, nelle loro pubblicazioni scientifiche, la ringraziano per il contributo fattivo.
Pare che, grazie a lei, siano stati ritrovati i giardini del Tempio di Abydo e la galleria del santuario.
Non abbandonerà mai la sua “casa” ad Abydo dove morirà nel 1981. Chiunque l’abbia conosciuta,andando a visitare il Tempio, l’ha definita una donna straordinaria, vivace, divertente, intrepida edeccentrica. Grande conoscitrice della storia e dei luoghi.
Omm Seti è sepolta ai bordi del deserto e sulla sua lapide c’è un verso del Libro delle Piramidi che
recita così:
“Dorme in modo da potersi svegliare,
muore in modo da poter vivere”