Donne travestite da uomo: storie di donne che finsero d’essere uomini.
Donne travestite da uomo, ossia storie di donne che finsero d’essere uomini per poter realizzare se stesse, per poter svolgere attività a loro interdette, per salvarsi la vita… sono tantissime le vicende che vedono protagoniste signore e signorine costrette a indossare panni maschili. Oggi vi raccontiamo alcune di queste storie.
Donne travestite da uomo: perché?
Ne “La dodicesima notte” Shakespeare ci racconta le avventure della bella Viola, che si traveste da uomo per proteggersi e vivere più sicura dopo un naufragio.
Ancora più antica è la fiaba italiana Fantaghirò, in cui una principessa si finge uomo per poter combattere al posto del padre anziano contro il re nemico.
Una donna in panni maschili la troviamo persino nel mondo classico: Epipole combatte i troiani sotto mentite spoglie, salvo poi essere lapidata una volta scoperta.
Le donne, da sempre, hanno attraversato la Storia in punta di piedi, limitate a ruoli di secondo piano. Spesso vittime e non artefici dei fatti più eclatanti, custodi di case e famiglie: a loro spesso è stato negato l’accesso all’istruzione, all’arte, alla cultura e a quei ruoli che la società ha ritenuto per lungo tempo inadatti al gentil sesso.
Il travestimento maschile di Viola nasce dal bisogno di salvaguardarsi in una situazione di pericolo e incertezza, quello di Fantaghirò dalla necessità di assumere un incarico a lei precluso.
Come lei, sono state tante le donne, che, nella realtà, sono state costrette ad assumere identità maschili, talvolta per combattere, altre per raggiungere la loro posizione della vita.
Il travestimento non è parte solo della cultura occidentale: resa celebre dal cartone Disney, Hua Mulan è una giovane donna le cui imprese nell’esercito cinese, in panni maschili, sono cantati in un antico poema.
Non solo e non sempre per rispondere alle esigenze di trovare – o ritrovare – la propria identità sessuale, ma in molti casi per andare oltre, per oltrepassare i limiti imposti dalla società, dalla natura, da se stesse.
Donne travestite da uomo – le Autrici e gli pseudonimi.
Lo pseudonimo è antico come il mondo: scrivere talvolta richiede l’anonimato, specie se a farlo è una donna. I pregiudizi in questo senso sono duri a morire: ancora oggi capita di incontrare lettori che affermano di considerare le scrittrici inferiori ai colleghi maschi.
Non solo per vincere questo pregiudizio, le autrici anche e soprattutto in passato hanno protetto il loro vero nome con identità maschile. Nell’800 una donna che si dedicava alle lettere non era ben vista, la giovane che mostrava di possedere “troppa cultura, troppa personalità” non era apprezzata e non riscuoteva successo nell’unico campo in cui le era chiesto di eccellere: quello matrimoniale.
Essere autrice non era impossibile, ma il prezzo da pagare, in termini di reputazione, poteva esser alto. Ecco perché Jane Austen rimase anonima e perché le sorelle Bronte, pur vivendo in una famiglia di letterati, usarono gli pseudonimi maschili Currer Bell, Ellis Bell e Acton Bell per arrivare alla pubblicazione. Anche una volta scoperta la loro identità, l’editore scelse di proseguire con i nomi maschili per le opere successive. Insieme a loro citiamo George Eliot, in realtà Mary Anne Evans, Amantine Aurore Lucile Dupin, conosciuta ai lettori George Sand.
Persino la Alcott, famosa autrice di Piccole Donne, pubblicò parte della sua vastissima e variegata produzione con nome maschile, A. M. Barnard.
In tempi più moderni, la scrittrice Harper Lee commise peccato d’omissione, eliminando il “Nell” nella firma del suo celebre romanzo.
Molte autrici di genere, soprattutto di fantascienza e giallo, hanno pensato di essere più credibili se ritenute uomini: è il caso di Katharine Burdekin e Nora Roberts.
Le donne guerriere
Il posto meno indicato per una donna? Le fila di un esercito. Eppure, come insegna la storia di Fantaghirò, le donne in qualche caso si sono rimboccate le maniche e hanno mostrato tutto il loro coraggio in battaglia.
Nota a tutti la stupefacente e drammatica vicenda di Giovanna d’Arco, che in panni maschili riunificò parte del territorio francese caduto in mano agli inglesi, ribaltando col suo intervento le sorti francesi nella Guerra dei Cent’anni; fu a capo delle armate francesi contro quelle inglesi, portandole alla vittoria. Catturata dai Borgognoni davanti a Compiègne, Giovanna fu venduta agli inglesi, dai quali fu sottoposta a un processo per eresia, al termine del quale, il 30 maggio 1431, fu condannata al rogo e arsa viva. Nel 1456 papa Callisto III, al termine di una seconda inchiesta, dichiarò la nullità di tale processo. Beatificata nel 1909 da Pio X e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV, Giovanna d’Arco fu proclamata patrona di Francia.
Nei primi decenni del 1300, Giovanna delle Fiandre difese i possedimenti del marito, il ducato delle Fiandre, combattendo a capo delle sue truppe in armatura da uomo e senza risparmiarsi in battaglia.
Onorata Rodiani, un secolo dopo, ebbe incarichi come pittrice nella zona di Cremona, ma dovendo sfuggire alle avances di uno sgradito pretendente assunse identità maschile e si dedicò all’attività di soldato mercenario.
Aal de Dragonder, nel 1700, rivelò la sua identità femminile solo dopo la morte: per tutta la vita combatté come uomo.
Affascinante anche la vita di Catalina de Erauso, che viaggiò per i Paesi Baschi , la Spagna e l’America spagnola, principalmente sotto identità maschili, nella prima metà del XVII secolo. Era nota anche come “il tenente suora perché”… aveva preso il velo in giovanissima età.
I secoli moderni e le donne vestite da uomo
Sarà perché più vicine a noi come tempo, sarà per il maggior numero di fonti, o forse per la crescente coscienza delle donne, ma sono i secoli 1700, 1800 e 1900 quelli in cui si moltiplicano interessanti signore vestite da uomo.
Non solo piccole donne!
La coraggiosa Deborah Sampson Gannett visse nel Massachusetts e si travestiva da uomo per servire nell’esercito continentale durante la guerra rivoluzionaria americana. È una delle poche donne con una documentazione comprovata dell’esperienza di combattimento militare in quella guerra. Prestò servizio per 17 mesi nell’esercito sotto il nome di “Robert Shirtliff” (o Shirtliffe e Shurtleff) di Uxbridge, nel Massachusetts, fu ferito nel 1782, e fu congedata con onore a Ovest Point, New York, nel 1783.
Anche nella guerra di secessione americana furono tante le donne che si travestirono ed entrarono nell’esercito.
Una storia tutta da romanzo quella di Sarah Emma Edmonds, che a quindici anni fuggì di casa, per sfuggire a un padre violento e a un matrimonio combinato, e travestita da uomo di arruolò nel 1861 nell’esercito dell’Unione, prestando servizio durante la guerra civile.
Frances Clayton, sposa e madre di tre figli, decise di seguire il marito in guerra e col nome di Jack Williams combatté fianco a fianco con lui.
I motivi per cui le donne si arruolavano erano molti, non solo il patriottismo. Spesso si trovavano in situazioni di pericolo e indigenza, che un posto nell’esercito garantiva di superare.
Donne in cerca di professione
Il travestimento venne utilizzato anche dalle donne che cercavano un riscatto professionale o l’accesso a studi non consentiti al sesso femminile. In particolare, la professione medica.
Un caso molto noto è quello di James Miranda Steuart Barry, che fu chirurgo nelll’esercito britannico. James visse l’intera vita (almeno quella conosciuta da contemporanei e posteri) come uomo, ma alla nascita gli venne imposto il nome Margaret Ann Bulkley e fu educato come una bambina fino alla giovinezza. In seguito, però, visse da uomo sia nella vita pubblica che in quella privata, almeno in parte per essere accettato come studente universitario e perseguire una carriera come chirurgo. Come nel caso di Aal, nessuno sospettò la sua vera identità fino alla morte: durante la sua onorata carriera medica e militare riuscì a evitare di mostrarsi senza abiti a chiunque e solo quando fu preparato per la sepoltura si scoprirono gli attributi femminili, anche se a tutt’oggi resta il dubbio che sia stato ermafrodita, o comunque intersessuale.
La povertà rende uomini veri
“[Miss Schwich] aveva fatto ogni sforzo per ottenere un lavoro come ragazza, ma aveva fallito, e nella disperazione di sostenere la madre affamata, che aveva una giovane famiglia, assunse l’abito di un ragazzo e riuscì a ottenere una situazione.”
Questo è un brano di giornale, apparve il 29 ottobre 1886 su Herts & Cambs Reporter e Royston Crow .
Nell’ottobre del 1886, presso il tribunale di polizia di Marlborough Street a Londra, una giovane donna vestita con abiti da ragazzo fu di furto dal suo datore di lavoro. Si chiamava Lois Schwich (a volte scritto Schwick), aveva ventuno anni e indossava abiti maschili dall’età di diciassette anni.
Dapprima la storia della ragazza commosse l’Inghilterra e in tanti si offrirono di aiutarla a superare il momento di indigenza, ma col tempo e le indagini si scoprì che la fanciulla era assai meno indigente e nobile di quanto avesse dichiarato, e che i furti in panni maschili… erano la sua attività lavorativa principale!
Donne travestite da uomo – eroine dimenticate
Come vere e proprie eroine dimenticate, le donne travestite da uomo attraversano la Storia, contribuendo a essa con il duplice coraggio di chi vuole lasciare il segno e di chi per farlo deve sfidare ogni regola.
Giuseppa Bolognara Calcagno è nota come Peppa a Cannunera, in siciliano La cannonaia.
Visse in tutte le condizioni peggiorni per una donna del periodo in cui visse, quello dell’800 italiano: nata a Catania, fu abbandonata alla nascita. La sua reputazione, già di poco conto, fu ulteriormente rovinata dalla sua scelta di intessere una relazione con un uomo più giovane. Insomma, Peppa non prometteva nulla di buono per nessuno.
Il 31 maggio del 1860, durante un’insurrezione anti borbonica, prese in mano la situazione e ribaltò le sorti della battaglia, prendendo possesso di un cannone e utilizzandolo contro le truppe borboniche.
Vestì in seguito panni maschili per unirsi ai rivoluzionari a Siracusa, dove grazia al suo valore si guadagnò la medaglia d’argento al valore militare.
Nel nostro Risorgimento e durante la Grande Guerra furono tante le eroiche donne che imbracciarono i fucili per la Patria.
La grande guerra e le donne travestite da uomo
Luigia Ciappi, fiorentina, riuscì a farsi arruolare e a farsi mandare al fronte, ma, al contrario delle signore di cui abbiamo parlato finora, fu ben presto scoperta dai commilitoni: fu fatta scendere dal treno e consegnata alle autorità, ma divenne un caso nazionale grazie ai giornali che ne raccontarono la storia. Fu d’ispirazione alla scrittrice Invernzio per un suo romanzo, la fidanzata del bersagliere.
Come una moderna Mulan, Zoya Smirnowa si arruolò nell’esercito russo per combattere nei Carpazi durante la prima guerra modiale. Lei e altre undici sue compagne di scuola, ragazze dai quattordici ai 18 anni, si travestirono da uomo. Una del gruppo morì durante un bombardamento, mentre Zoya fu scoperta soltanto tempo dopo, quando fu ferita.
Travestite da uomo per amore.
Ultima, per chiudere con una nota di romanticismo, la storia delle donne travestite da uomo per amore. Per cercare l’amato, per stare accanto nel bene e nel male al proprio compagno, alcune donne si sono travestite da uomo sfidando la sorte, come Concettina Lupariello, che per cercare il marito fra le truppe si finse soldato. Senza troppo successo: fu subito riconosciuta come donna e spedita a casa.
Le donne che hanno fatto la Storia
Per approfondire: Travestite – donne nella storia https://www.amazon.it/travestite-Donne-nella-storia/dp/8877968060/
https://thevision.com/cultura/artiste-pseudonimo-maschile/
https://bust.com/living/194539-lois-schwich-disguised-as-boy.html
https://letteredalconvento.wordpress.com/tag/francisca-la-calatina/