La passione di Artemisia di Susan Vreeland

Voce al Sogno
Recensione di Tiziana Tixi

passione artemisia

La passione di Artemisia è un romanzo storico di Susan Vreeland scritto nel 2002 e riedito da Neri Pozza per BEAT nel 2022.

Di cosa tratta La passione di Artemisia?

L’incipit de La passione di Artemisia è inclemente; senza avvedersene, il lettore si trova in una fredda e buia aula di tribunale, seduto tra la platea accorsa per assistere a uno spettacolo crudele.
L’aria è satura dell’inquietudine di una giovane di diciotto anni che sta per essere torturata, ignara che il suo corpo rischia di restare offeso per sempre.

La giovane è Artemisia Gentileschi, figlia del pittore Orazio e pittrice lei stessa; ella affronta l’ennesima sessione del processo a carico di Agostino Tassi, collaboratore di Orazio. È lui l’imputato; è lui che dovrebbe difendersi dal reato che gli viene contestato dai Gentileschi: egli avrebbe deflorato Artemisia che, dopo aver opposto vana resistenza, ha dovuto cedere alla forza bruta.

Eppure è la vittima a subire i tormenti della sibilla che serve, secondo gli inquisitori, a far affiorare la verità alla bocca delle donne. È una corda stretta sempre più forte alla base delle dita; stringe, stringe fino a farle sanguinare; così, insieme al sangue, fluisce quella verità tanto cercata. Una sevizia ancora più atroce per mani abituate a usare il pennello che rischiano di non riuscire più nemmeno a reggerlo; è come strappare le ali a una farfalla.

La pittrice conferma l’accusa e ammette altresì che gli atti carnali si erano ripetuti. Subdolo e bugiardo, Tassi era riuscito a conquistare la fiducia di Artemisia con la lusinga di un matrimonio riparatore ed ella, ormai innamorata, aveva continuato a concedersi in piena volontà e consapevolezza. Scoperto l’inganno, era scattata la denuncia.

Tassi è un uomo e la sua parola pesa più di quella di una donna, per cui Artemisia deve dimostrare di aver tenuto una condotta irreprensibile che non abbia mai solleticato la concupiscenza di Agostino.

La sibilla ha straziato le dita della giovane ma ancora più dolorosa è la ferita inferta da Orazio che le ha taciuto il rischio che correva.

Per malafede? Per pietà? Pur sanguinante, Artemisia continua a dipingere; la pittura è la sua vita e, se non potesse più accarezzare la tela con il pennello, preferirebbe la morte.

Il processo si conclude con l’assoluzione di Agostino.

Egli ha restituito a Orazio un quadro che gli aveva sottratto ottenendo in cambio il ritiro della denuncia; inoltre i due artisti stanno lavorando insieme a un incarico prestigioso. Troppi i lacci che legano Gentileschi al carnefice della figlia.

Ancora una volta Artemisia si sente tradita dal padre, venduta per una tela, sacrificata per la pittura. A Roma ella è ormai additata come una donna di malaffare; nessun uomo onesto la vorrebbe come moglie, a meno che non sia forestiero.

La giovane viene data in sposa al pittore fiorentino Pietro Antonio Stiattesi, dietro una cospicua dote. I coniugi si stabiliscono a Firenze, la culla dell’arte. La vita sembra ripagare Artemisia delle sofferenze subite.

Pietro è un marito mite e premuroso che alterna slanci di affetto a lunghi silenzi; la moglie impara a rispettare questa mutevolezza e, in qualche modo, ad amarlo.

Il matrimonio non ha allontanato Artemisia dalla pittura; proprio quando si accorge di essere incinta decide di compiere il salto da cui dipende il destino della sua famiglia. Si presenta all’Accademia del Disegno con le tele finite, chiedendo di essere ammessa, ma non è ancora il suo momento.

Dopo la nascita di Palmira, Artemisia torna a combattere; ha dipinto abbastanza quadri e ha acquisito sufficiente sicurezza per presentarsi da Michelangelo Buonarroti il Giovane.

È la svolta; il maestro rimane folgorato dalla plasticità della Susanna. Egli è un uomo ma non è affetto dalla miopia degli accademici e riconosce il talento di Artemisia, una donna pari a Rubens, e profetizza che la sua personale interpretazione cambierà l’opinione che il mondo ha di soggetti ormai sfilacciati.

Il cursus honorum della pittrice inizia con l’allegoria dell’Inclinazione, commissionata dal Buonarroti; forte del successo ottenuto, Artemisia viene ammessa nell’Accademia ma Pietro non ne condivide l’entusiasmo.

Una sottile vena di invidia lo allontana dalla moglie, ormai proiettata verso l’empireo dell’arte. Richiesta dal granduca Cosimo, ella diventa pittrice presso la corte medicea, dove conosce Galileo, una figura elegiaca che consacra tutta la vita alla scienza dalla quale sarà divorato.

Artemisia e Galilei sono anime affini: la pittura e la scienza sono per ciascuno passione che consuma, dolorosa sorgente di felicità. La fioca luce di Pietro è offuscata dall’astro della moglie ed egli smarrisce la strada.

“Due erano le cose che più desideravo nella vita – la pittura e l’amore – e una aveva annientato ogni possibilità dell’altra.”

 

Artemisia scopre il lato oscuro del marito, un sottobosco di amanti e, quando riceve la lettera di un ricco mercante genovese che ne richiede i servigi, compie un ultimo, disperato tentativo di salvare la famiglia: se Pietro fosse disposto a ricucire il matrimonio rinuncerebbe a quell’incarico.

Ma urta contro un muro; non c’è più nulla che la trattenga a Firenze e parte alla volta di Genova insieme a Palmira. Anche nella città ligure Artemisia è venerata come un nume e l’affetto dei committenti, i coniugi Gentile, le restituisce serenità, fino all’incontro fatale con Orazio.

La tensione tra padre e figlia sembra allentarsi, complice la presenza di Palmira ma, ancora una volta, l’uomo tradisce Artemisia: Agostino sta per raggiungerlo a Genova e alla donna non resta che fuggire. Dopo aver trascorso un anno a Venezia, Artemisia e Palmira tornano a Roma; il processo è un ricordo lontano ma al nome di Artemisia Gentileschi ogni volto gioviale si irrigidisce ed è difficile trovare commissioni in una città che dovrebbe essere madre ma si rivela nemica.

Napoli è molto più ospitale; il lavoro non manca, nessuno guarda con disprezzo la pittrice e Palmira, ormai donna, conosce l’amore e assapora la gioia del matrimonio. Artemisia riceve una missiva da Greenwich; Orazio, vecchio e malato, la chiama a sé e, soffocando il rancore, ella lo raggiunge.

Ancora screzi e incomprensioni; poi una parola, compassione, si fa strada nella mente della donna: il lungo viaggio per mare non avrebbe senso se non fosse completato da un altro, molto più arduo, ovvero
permettere a quella parola di inondare il cuore.

Gli affreschi di Orazio sulla volta della Queen’s House sorridono all’abbraccio di un padre e una figlia ritrovati. Il frutto è acerbo ma è nato; maturerà in seguito, dolce e amaro.

Perché leggere La passione di Artemisia?

La passione di Artemisia denuncia fin dalle prime pagine un’ingiustizia antica, quella verso le donne, la cui parola autentica, in tribunale, non vale quanto le false verità degli uomini.

Ma Artemisia trae da quel sopruso la forza per fare della propria vita un’epopea. Il suo pennello dipinge con dolore sopra il dolore per sublimarlo in arte.

Susanna, Giuditta, Lucrezia e le altre eroine sono i suoi ritratti interiori; ognuna di loro ne rappresenta un’esperienza, un coagulo di emozioni e tutte urlano, con l’assordante silenzio dei loro sguardi, la storia della pittrice.

Soffocata dall’ingiusta giustizia maschile, la voce di Artemisia si impone su quella degli uomini grazie alla potenza espressiva della sua arte; ella si discosta dalle consuetudini iconografiche stereotipate e privilegia l’invenzione.

La sua rivoluzionaria visione è talmente dirompente che le permette di espugnare una fortezza rigorosamente maschile: Artemisia Gentileschi è la prima donna ad entrare nell’Accademia del Disegno.

La passione di Artemisia traccia un percorso ascensionale dal buio alla luce, dal fango alla gloria ma, soprattutto, dal peso di un groviglio di nodi interiori alla libertà. Attraverso la pittura, Artemisia li scioglie uno per uno ma la catarsi è completa solo quando viene districato quello più doloroso, il senso di abbandono di una figlia che ha bisogno del calore paterno.

Per Artemisia la passione è vita e la vita è passione.

Ella vive di pittura e per la pittura; la quale è un’amante esigente che pretende un sacrificio, un rapporto esclusivo in cui non sono ammessi estranei.

Pretende anima e corpo; Artemisia dipinge con il sangue delle dita ferite perché la tela diventi parte della propria carne. Il termine passione si può intendere anche, secondo la radice del verbo pathior, come sofferenza, non solo durante il furor creativo ma nell’intero cammino esistenziale.

La vita di Artemisia assume una connotazione quasi cristologica di via crucis, in cui ogni città è una stazione del dolore, ogni tela una spina fino alla rinascita.
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Sinossi

È il 14 maggio 1612 quando mezza Roma accorre nelle sinistre aule dell’Inquisizione per l’atteso giorno del giudizio sulla denunzia che il padre di Artemisia Gentileschi, giovane e brillante artista, ha sporto presso il papa Paolo V.

Nell’umida e scura sala di Tor di Nona, le parole di Orazio Gentileschi rimbombano nella mente di ognuno:

«Agostino Tassi ha deflorato mia figlia Artemisia e l’ha forzata a ripetuti atti carnali, dannosi anche per me, Orazio Gentileschi, pittore e cittadino di Roma, povero querelante, tanto che non ho potuto ricavare il giusto guadagno dal suo talento di pittrice».

Ambientato negli splendidi scenari di Firenze, Roma e Napoli seicentesche, popolato di personaggi storici come Cosimo de’ Medici e Galileo, La passione di Artemisia narra della straordinaria avventura della prima pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell’arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell’amore e della vita.

 

Titolo: La passione di Artemisia
Autore: Susan Vreeland
Edizione: Neri Pozza, 2022